Si è conclusa ieri a Parma la due giorni Cibus Connect, l’evento smart e strategico complementare alla principale fiera dedicata al meglio del Food Made in Italy, Cibus.
In questa edizione dell’appuntamento imprescindibile per le aziende del comparto agroalimentare e per i buyer nazionali ed esteri, erano presenti 1000 marchi, oltre 700 espositori e 22.000 operatori commerciali, di cui 3.000 buyer esteri che hanno ritenuto funzionale il tasting dei nuovi prodotti nelle due grandi food court animate da cento cooking stations.
Il Presidente di Fiere di Parma Gian Domenico Auricchio durante la conferenza stampa di presentazione di Cibus Connect 2019 ha affermato: “Negli anni Cibus ha accompagnato le imprese italiane sullo scenario internazionale, configurandosi come un evento capace di creare identità per le eccellenze del nostro Paese e mostrare al mondo gli elementi distintivi del sistema agroalimentare italiano.”
Oltre ad essere un’occasione di incontro per gli operatori del comparto, Cibus Connect è anche la piattaforma ideale per approfondire le tematiche d’interesse e delineare le strategie commerciali future.
PwC Italia ha, infatti, presentato i trend del settore Food, il livello di fiducia dei CEO e un focus sull’internazionalizzazione dell’agro-alimentare italiano. Lo studio ha rivelato che il fatturato dell’industria alimentare è stato pari a €140 miliardi nel 2018 (+2%) e l’ export pari a €32,9 miliardi nel 2018 (+3%). Inoltre, il 49% dei CEO Retail&Consumer intervistati ha dichiarato di puntare sui piani di internazionalizzazione mentre a livello consumer si è riscontrata una crescente attenzione al trend etico-sostenibile con oltre 2/3 dei consumatori disposto a pagare di più per prodotti locali e a Km zero.
D’altra parte, il Direttore Generale di Ismea Raffaele Borriello ha commentato così uno studio sulle aziende agroalimentari del Mezzogiorno: “c’è una cosa che al Sud cresce più che al Nord: il fatturato delle industrie alimentari. Dal rapporto emerge che, sebbene solo il 23% delle aziende medio-grandi si collochi nel Mezzogiorno (dove prevale una presenza ancora massiccia di imprese medio-piccole), negli ultimi tre anni il fatturato dell’industria alimentare è cresciuto di più nelle imprese meridionali (+5,4%) che in quelle del Centro-Nord (+4,4%)”.
Infine, il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio è intervenuto sulle tematiche più attuali: “né i dazi USA né la Brexit sono il vero problema per l’industria alimentare italiana. In entrambi i casi riusciremo a trovare accordi convenienti per i Paesi coinvolti, la vera minaccia al Made in Italy, è l’etichettatura fronte pacco: una battaglia che il settore alimentare italiano nel suo complesso è pronta a combattere. Tale sistema di etichettatura, senza fondamenta scientifiche e basato solo su una politica di marketing, rischia di far passare il concetto che esistono cibi buoni e cibi cattivi e che sia sufficiente un bollino per definirli. Ma questa è una divisione che non sta in piedi: esistono solo diete equilibrate e non equilibrate, in cui nessun alimento dev’essere demonizzato”.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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