Nonostante le tensioni geopolitiche globali, le esportazioni italiane verso il gigante asiatico sono cresciute in modo significativo, attestandosi su livelli record. Questa crescita è stata accompagnata da importanti visite istituzionali che hanno ridefinito i termini della partnership strategica tra i due Paesi.
La visita di Stato del Presidente Mattarella in Cina segna un nuovo capitolo nelle relazioni italo-cinesi. Dopo l’uscita dall’accordo sulla Nuova Via della Seta, Italia e Cina si sono infatti impegnate a ridefinire i termini della loro partnership. L’obiettivo della visita, che segue quella dello scorso luglio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è quello di consolidare questo nuovo corso attraverso il rilancio del “partenariato strategico globale” varato venti anni fa, che va oltre gli scambi commerciali e tocca temi globali di rilevanza comune. La visita del Presidente italiano, fortemente voluta dalla parte cinese, conferma l’importanza strategica di questo rapporto.
Cina: un mercato in crescita per l’export italiano
Con un potenziale di crescita ancora inesplorato, la Cina rappresenta una destinazione strategica per le imprese italiane. Il Paese asiatico si posiziona tra le prime dieci destinazioni a livello globale per le nostre esportazioni, primeggiando in Asia e seguendo solo gli Stati Uniti tra i mercati extra-europei. L’Italia, inoltre, è al quarto posto tra i Paesi UE per volume di esportazioni verso la Cina, preceduta solo da Germania, Francia e Paesi Bassi.
Il 2023 ha visto un rafforzamento delle esportazioni italiane verso il gigante asiatico, con una crescita a doppia cifra del 16,8% che sia attesta sulla cifra di 19,2 miliardi di euro. A trainare la crescita sono stati soprattutto il settore farmaceutico (+192,1%), il comparto del tessile e l’abbigliamento (+14%), che hanno registrato performance particolarmente positive, e quello dei macchinari (+0,9%). I flessione, invece, il settore delle sostanze e prodotti chimici (-11,4%) e quello dei mezzi di trasporto (-26,5%). Questi risultati evidenziano le opportunità offerte dal mercato cinese e il crescente interesse delle imprese italiane per questo mercato.
D’altra parte, le importazioni italiane dalla Cina hanno registrato un forte calo nel 2023, attestandosi a 47,6 miliardi di euro, ovvero il 17,8% in meno rispetto all’anno precedente. Questa tendenza al ribasso, iniziata a dicembre 2022, ha interessato praticamente tutti i settori, in particolare quello dei computer, degli apparecchi elettronici e ottici (-16,5%), degli apparecchi elettrici (-6,9%), dei prodotti tessili (-23%), delle sostanze e dei prodotti chimici (-11,1%) e dei macchinari e apparecchiature (-20,1%), evidenziando una dipendenza sempre minore dell’Italia dalle importazioni cinesi in questi comparti.
Investimenti Italia-Cina: un rapporto asimmetrico
Rimane inalterato, però, lo squilibrio sul piano degli investimenti. Le imprese italiane, infatti, investono in Cina molto più di quanto le imprese cinesi investano in Italia: lo stock di IDE italiani in Cina al 2022 equivaleva a 15,5 miliardi di euro, mentre lo stock di IDE cinesi in Italia ammontava a 2,3 miliardi di euro. Questo significa che gli investimenti italiani in Cina erano più di sei volte superiori a quelli cinesi in Italia. Per le aziende italiane è prioritario ottenere condizioni di gioco eque e una solida tutela della proprietà intellettuale in Cina. In Italia, invece, vi è un ampio margine di crescita per gli investimenti cinesi, soprattutto nei settori strategici come la mobilità sostenibile.
La crescita delle esportazioni italiane e le nuove dinamiche politiche suggeriscono un futuro promettente per questa partnership. Tuttavia, per consolidare questi successi, è fondamentale affrontare le sfide esistenti e cogliere le nuove opportunità che si presentano.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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