La Rivoluzione Economica Argentina: Nuove Opportunità e Rischi per l’Export Italiano

La Rivoluzione Economica Argentina: Nuove Opportunità e Rischi per l’Export Italiano

18 Marzo 2024 Categoria: Focus Paese Paese:  Argentina

Le nuove misure economiche del governo argentino, volte a liberalizzare il commercio estero e facilitare l’accesso al mercato dei cambi, aprono nuove opportunità per le imprese, ma bisogna essere consapevoli anche dei rischi. Ecco cosa c’è da sapere.

Il nuovo governo argentino, guidato da Javier Milei, si è trovato a dover affrontare una situazione disastrosa dal punto di vista economico. Dalla precedente amministrazione, infatti, il neopresidente ha ereditato un’economia in stagnazione, poco aperta al commercio internazionale, indebitata e senza accesso al credito.

La “ricetta Milei” per ridurre il deficit fiscale e sanare l’economia del Paese sudamericano si basa su un pacchetto che include diverse misure di “emergenza”, al quale dovrebbero seguire poi riforme più strutturali.

La prima è stata la svalutazione del peso del 50% rispetto al dollaro, con la fissazione del tasso di cambio ufficiale a 800 pesos per dollaro, contro i precedenti 400 circa.

Altre misure includono tagli alla spesa pubblica, riduzione dei sussidi energetici e dei trasporti, aumento della pressione fiscale, e una vera e propria riforma della politica estera commerciale che dovrebbe consentire al Paese di adeguarsi agli standard internazionali in materia di commercio di beni e servizi nel rispetto, in particolare, delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

Quest’ultimo provvedimento è quello che riguarda più da vicino gli operatori economici che effettuano operazioni di import/export da e per l’Argentina, in quanto prevede una deroga della legge sull’approvvigionamento che assicura quote di beni al mercato interno e della legge sugli acquisti nazionali che impone allo Stato di privilegiare imprese locali per appalti e concessioni, eliminando di fatto molte barriere al commercio internazionale.

Per rendere operative queste misure il governo ha eliminato l’obbligo di registrazione al Sistema de Capacidad Económica Financiera (CEF), una procedura utilizzata per restringere e limitare le operazioni di commercio estero. Questa misura, comunicata attraverso la risoluzione generale congiunta 5478/2024 del Ministero del Commercio e dell‘AFIP (Administración Federal de Ingresos Públicos, che sarebbe l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate) mira a semplificare e fornire certezza agli importatori e ai produttori locali in modo che possano avere accesso ai loro input, garantendo loro maggiore libertà di importazione ed evitando ogni arbitrarietà da parte dello Stato nei processi di acquisto all’estero. Il sistema CEF costituiva un’enorme barriera all’importazione in quanto si basava sull’analisi di  un gran numero di variabili legate alla situazione finanziaria delle aziende che di fatto le penalizzava.

La decisione di eliminare il Sistema CEF si inserisce nel quadro più ampio dello smantellamento del vecchio sistema di importazione precedentemente in vigore (Sistema de Importaciones de la República Argentina - SIRA) e dell’eliminazione delle Licenze Non Automatiche.

Il SIRA si basava infatti sul potere discrezionale del burocrate di turno, che decideva quali prodotti potevano essere importati e quali no, rendendo incerto l’esito della pratica e alimentando continui episodi di corruzione. Rimuovendo questo elemento di discrezionalità le PMI potranno contare su un sistema più trasparente che renderà più prevedibili le loro operazioni e consentirà loro di risparmiare tempo e denaro, poiché avranno certezza di poter importare. La risoluzione congiunta 5466/23 del Ministero del Commercio e dell’AFIP, che abolisce questa pratica, stabilisce che chi intende importare debba compilare una dichiarazione giurata informativa sul sito dell’AFIP. L’AFIP analizzerà innanzitutto la situazione fiscale dell’importatore e la sua capacità economica e finanziaria per realizzare l’operazione, poi interverranno le analisi tecniche legate alla sicurezza e alla salubrità della merce provenienti da organizzazioni come Senasa e Anmat, che fanno parte del Regime Nazionale dello Sportello Unico per il Commercio Estero argentino (Vucea).

La stessa risoluzione istituisce il Sistema Estadístico de Importaciones (SEDI), la nuova piattaforma per l’analisi e il monitoraggio dei dati statistici sull’importazione di beni, promosso dal governo con l’obiettivo di normalizzare e razionalizzare il commercio estero, e che andrà a sostituire il SIRA.

A questa si aggiunge la delibera 1/2023 del Ministero del Commercio che abroga la delibera 523/2017 che istituiva le Licenze di Importazione Non Automatiche, applicate a circa 1500 linee tariffarie, che interessavano quasi il 26% delle esportazioni dell’UE verso l’Argentina.

Tra gli altri provvedimenti varati è particolarmente rilevante anche la modifica delle regole per l’accesso al mercato dei cambi per il pagamento di importazioni di beni e servizi.

Il ritardo cambiario e la conseguente mancanza di divise (e in particolare il limitato accesso ai dollari) hanno infatti determinato l’impossibilità, per gli importatori argentini, di poter saldare i loro debiti commerciali nei confronti dei fornitori esteri, portandoli ad accumulare un debito di circa 31 miliardi di dollari. Per sbloccare questa situazione, attraverso la Comunicazione A “7918″ del Banco Central de la República Argentina (BCRA), sono stati istituiti i Bonos para la Reconstrucción de una Argentina Libre (BOPREAL). Si tratta di bond, emessi dal BCRA, in dollari statunitensi, che gli importatori con obblighi di pagamento pendenti per importazioni di beni con registrazione doganale e/o servizi resi prima del 12 dicembre 2023 potranno sottoscrivere per avere accesso alla valuta estera e saldare così i propri debiti.

Per tutti i beni importati successivamente al 13 dicembre 2013, la Comunicazione “A” 7917 del 13/12/2023 del BCRA stabilisce invece un meccanismo a scaglioni con tempi di pagamento che possono arrivare fino a 180 giorni dalla registrazione dell’ingresso in dogana della merce, a seconda del tipo di prodotti importati, secondo il seguente schema:

  • dalla data di registrazione doganale: applicabile agli olii minerali o bituminosi, ai loro preparati e residui; gas di petrolio e altri idrocarburi gassosi; carbone bituminoso sfuso; e energia elettrica;
  • a partire da 30 giorni dalla registrazione doganale: applicabile ai prodotti farmaceutici e/o agli input utilizzati nella loro produzione locale; altri beni legati all’assistenza sanitaria o all’alimentazione umana; fertilizzanti e/o prodotti fitosanitari e/o input utilizzabili per la produzione locale;
  • a partire da 180 giorni dalla registrazione doganale: applicabile alle automobili finite.

Per i beni non compresi nei punti precedenti i pagamenti potranno essere effettuati in quattro rate:

  • 25% entro 30 giorni solari dallo sdoganamento;
  • 25% aggiuntivo entro 60 giorni;
  • ulteriori 25% entro 90 giorni;
  • il restante 25% entro 120 giorni.

Per il pagamento di nuove importazioni di beni con registrazione doganale pendente, è necessaria la previa autorizzazione del BCRA, ad eccezione di alcuni casi, come ad esempio quando il pagamento avviene con un finanziamento per l’importazione di beni concesso da un istituto finanziario locale a fronte di una linea di credito estera.

Per quanto riguarda invece l’importazione di servizi, sempre a partire dal 13 dicembre 2023, è previsto un trattamento differenziato per l’accesso al mercato dei cambi a seconda del tipo di servizio. Nello specifico, i pagamenti a soggetti non collegati per servizi resi a partire dal 13 dicembre 2023 (con alcune eccezioni) possono essere effettuati dopo un periodo di 30 giorni di calendario dalla data di prestazione o maturazione del servizio. I pagamenti a parti correlate per servizi resi a partire dal 13 dicembre 2023 (con alcune eccezioni) possono essere effettuati dopo un periodo di 180 giorni di calendario dalla data di prestazione o maturazione del servizio.

Le nuove misure adottate dal governo argentino per liberalizzare il commercio estero aprono nuove opportunità per le imprese italiane che intendono esportare i propri prodotti nel paese sudamericano. Tuttavia, bisogna essere consapevoli delle sfide che persistono nel contesto economico, come l’inflazione elevata e la volatilità del peso. Pertanto, è fondamentale informarsi adeguatamente sulle nuove normative e sulle condizioni del mercato prima di intraprendere qualsiasi attività di export.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli,redazione@exportiamo.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità
  • made in italy

Hai un progetto Export? Compila il Form

Pubblicità
  • Simest
  • made in italy