Opportunità di Business nell’India Post Covid

Opportunità di Business nell’India Post Covid

25 Ottobre 2021 Categoria: Focus Paese Paese:  India

L’India, più di altri Stati, ha sofferto la seconda ondata di contagi da Covid-19, tra aprile e giugno 2021. L’insufficiente dotazione di dispositivi medicali e una campagna vaccinale molto lenta hanno reso difficile un ritorno alla normalità. Ora, grazie a un’alta copertura vaccinale, la ripresa economica del Paese ha raggiunto quasi i livelli pre pandemici. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha comunicato che l’India, tra i Paesi G20, crescerà più di tutti, addirittura più della Repubblica Popolare Cinese, con una stima del 9%.

Economia indiana.

L’India rappresenta il secondo Stato con la maggiore popolazione al mondo, secondo solo alla Cina, di 1.3 miliardi di persone. Il PIL nel 2020 è calato dell’8,9%, ma seguendo le stime del FMI, già nel 2021 dovrebbe raggiungere una crescita del 9.5%. L’agricoltura rappresenta una parte molto importante dell’economia indiana che lo stesso governo mira ad incrementare nei prossimi anni. Tuttavia, la maggior parte della forza lavoro (il 57,4%) è impiegata nell’industria e nei servizi. A livello di connettività, l’India costituisce il secondo Paese al mondo per numero di utenti internet e si stima che il mercato dell’e-commerce nel 2026 raggiungerà i $200 miliardi, mentre nel 2017 registrava “solamente” $38.5 miliardi.

Il governo indiano, al fine di sostenere la crescita del PIL, sta attuando varie misure a sostegno dell’economia, dell’export e dell’attrazione di Investimenti Diretti Esteri, tra i quali:

  • Iniezione di liquidità pari al valore del 3,1% del PIL indiano;
  • Riduzione dei tassi di interesse;
  • Sviluppo delle banche industriali e rurali;
  • Innalzamento del limite degli IDE nei settori difesa e spazio (fino al 70%);
  • Nuova politica daziaria.

Il piano economico ha un volume pari al 10% del PIL indiano ed alcune aziende internazionali come Google hanno già pianificato di investire ingenti somme in India nei settori dei servizi e dell’alta tecnologia.

Come entrare nel mercato indiano?

Come in tutti i Paesi, si può decidere di entrare nel mercato indiano in modo indiretto o diretto. L’indiretto è più adatto per testare il mercato indiano: infatti, si può scegliere un contratto di distribuzione, di agenzia o un franchising. Il metodo diretto prevede, invece, più opzioni a seconda che ci si voglia affiliare con un’azienda indiana o si voglia aprire autonomamente. Nel primo caso si può scegliere tra un’impresa WOS, ossia una sussidiaria totalmente di proprietà, una società a responsabilità limitata con un partner indiano oppure una Joint Venture. La modalità diretta autonoma prevede invece l’apertura di un’agenzia, un ufficio di rappresentanza oppure un Project Office. I rischi per un’impresa straniera sono:

  • posizione sul mercato errata;
  • selezione di partner sbagliati;
  • non compliance con la legge e i regolamenti;
  • scarsa tutela della proprietà intellettuale e della tecnologia;
  • barriere culturali e burocratiche;
  • selezione superficiale delle risorse umane;
  • impazienza dei ritorni sugli investimenti.

È necessario, quindi, prima di approcciarsi concretamente al mercato indiano redigere un business plan accurato, fare una ricerca di mercato dettagliata e che identifichi partner o distributori affidabili, registrare il marchio e adottare tutte le misure di protezione della proprietà intellettuale.

Opportunità per il Made In Italy.

L’Italia, nel 2021, è diventata per l’India il 4° Paese fornitore tra gli Stati europei, mentre nel 2020 era al 5° posto. Al momento ci posizioniamo prima di Francia, Spagna e Paesi Bassi. Da un punto di vista più macro, l’Italia detiene una quota di mercato export in India di solo l’1%, nonostante abbia raggiunto i €2.01 miliardi con una crescita di più del 25%. Nonostante la tecnologia italiana sia una delle più apprezzate dagli indiani, il settore manifatturiero si aggiudica ancora la fetta più ampia dell’export italiano in India, attestandosi al 45%. Grazie alla posizione geografica strategica dell’India, la manifattura italiana può approcciare più agilmente i Paesi del sud est asiatico, sfruttando così un’ulteriore opportunità di business.

Tra il 2020 e il 2021 si è registrato un aumento significativo dell’export italiano verso l’India di macchinari per la trasformazione del cibo, acqua, pompe per l’acqua, e del settore chimico. Mentre, per il settore dell’elettronica si prevede che il mercato si espanderà maggiormente nei prossimi anni. I 2 settori ad alto potenziale strategico al momento sono rappresentati dal meccanico e l’ingegneristico: entrambi sono caratterizzati da un’elevata crescita della domanda, dovuta al maggior consumo da parte degli utenti di petrolio e gas, e soprattutto se ne stima un incremento ancora maggiore dal momento che la strategia politica governativa indiana ha previsto un investimento nelle infrastrutture di $1.5 trilioni nei prossimi 5 anni.

Una carenza – opportunità dell’India è rappresentata dalla catena del freddo, praticamente inesistente nel Paese, ma che presenta potenzialità di sviluppo estremamente elevate, grazie all’adeguamento, seppur rallentato, agli standard occidentali. Da non sottovalutare, è inoltre l’alta considerazione del mercato indiano per l’ecosostenibilità e la protezione ambientale, le quali non vengono più percepite dalle imprese e dai consumatori come un peso di costo.

Per rendere un esempio di partnership Italia – India riportiamo la fiera internazionale appena conclusasi, a cavallo tra settembre e ottobre: Propak India. Questa fiera è stata svolta in presenza; per quanto riguarda le aziende italiane di packaging, hanno potuto partecipare solamente gli agenti delle stesse imprese già presenti in India. Tutto il settore del food processing è stato organizzato da Italian Trade Agency e altri stakeholder tra i quali un enorme partner indiano del settore dello sviluppo.

Le opportunità per le imprese italiane risultano, quindi, essere molteplici come anche le modalità per approcciare il mercato indiano. Tuttavia, risulta essere ancora un mercato poco sviluppato e tutelato a livello IP, serve perciò che le imprese prendano tutte precauzioni necessarie prima di trasferire qualsiasi prodotto o tecnologia nel Paese e che rediga un business plan dettagliato, onde evitare spiacevoli inconvenienti!

Fonte: a cura di Exportiamo, di Ambra Quadri, redazione@exportiamo.it

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