Nonostante la Polonia sia un mercato spesso sottovalutato dalle imprese italiane, le opportunità in realtà non mancano, soprattutto nei settori dell’energia, in particolare quella rinnovabile, dell’automotive e dell’agroalimentare.
La Polonia appare agli italiani come un Paese ancora arretrato e grigio, dotato di tecnologia a basso livello e una popolazione così poco internazionalizzata da non consentire di far leva sulla sua domanda interna. Tuttavia, la Polonia presenta un quadro molto diverso da questo stereotipo: ha un territorio vasto e ricco di risorse naturali, una popolazione di 40 milioni di abitanti e una disoccupazione che nel mese di aprile 2021 ammontava al 3,1% ed era la più bassa di tutta l’UE.
Dopo la Brexit, la Polonia è diventata la quinta economia in Europa, con un PIL che è cresciuto in media dal 2009 al 2019 del 4%, senza registrare alcun periodo di recessione. Conseguentemente, anche il reddito pro capite è cresciuto ad un tasso medio del 5,3%, facendo sì che i polacchi siano facilmente inclini a cambiare lavoro all’aumentare, anche lieve, della proposta salariale. Il processo di arricchimento della popolazione polacca è dunque una realtà innegabile certificata dall’ingresso di un consistente numero di cittadini nella cosiddetta middle-class, che si traduce in un sempre maggiore interesse per i prodotti d’importazione (e quindi anche Made in Italy) fino a poco tempo fa considerati fuori budget.
Oltre ad essere altamente competitivo, SACE classifica la Polonia come Paese altamente sicuro, posizionandosi nell’Export Opportunity Index al secondo posto, pari merito con la Germania.
La Polonia ha una grande propensione al commercio estero sia in entrata che in uscita, anche se rimane molto dipendente dall’Europa, verso la quale si dirige l’80% dell’export totale. Il saldo della bilancia commerciale verso l’Europa risulta comunque essere in positivo, in quanto le importazioni europee ammontano al 59% del totale.
Nonostante la Polonia sia un Paese membro dell’Unione Europea e quindi beneficiario delle politiche commerciali di libero scambio, l’Italia ha registrato un export nei suoi confronti pari a 12,99 miliardi di euro nel 2020, una cifra molto vicina a quella delle nostre esportazioni verso la Cina, un Paese molto più complicato a livello burocratico e distante da noi. Ciò significa che c’è un grandissimo spazio di manovra per le nostre imprese, soprattutto per quelle che saranno in grado di sfruttare le opportunità offerte dalle politiche di sostegno post-Covid. Nell’ambito del Next Generation EU (Recovery Plan), la Polonia riceverà infatti 58,1 miliardi di euro di cui 23,9 miliardi in finanziamenti a fondo perduto e 34,2 miliardi sotto forma di prestito, da investire in:
- Energia verde e riduzione del consumo energetico - 6,3 miliardi
- Mobilità verde intelligente - 6,1 miliardi
- Efficienza, accessibilità e qualità del sistema sanitario - 4,3 miliardi
- Resilienza e competitività dell’economia - 4,1 miliardi
- Trasformazione digitale - 3 miliardi.
Ecco perché, come sottolinea la Camera di Commercio italiana in Polonia, i settori “focus” dove si garantisce un alto potenziale di sviluppo, e quindi eccellenti opportunità di business sono: l’energia, in particolare quella rinnovabile, l’automotive e l’agroalimentare.
Energia
La Polonia sta attraversando una fase di transizione energetica, in quanto la propria produzione di energia è ancora legata perlopiù al carbone e alla lignite, dalla cui estrazione dipendono molti posti di lavoro nell’entroterra dello Stato. Il governo polacco sta quindi cercando di attuare una politica che sostituisca il carbone come forma di energia, ma che allo stesso tempo garantisca un certo supporto per l’occupazione nelle zone estrattive. L’obiettivo da raggiungere è fissato al 2040, quando si prevede un utilizzo del carbone come energia per il 28% e un aumento dell’energia nucleare e centrali a gas. Ultimamente, soprattutto per le abitazioni private e i trasporti si sta registrando un boom di domanda per l’energia a idrogeno e il fotovoltaico. Quest’ultimo in particolare risulta essere essenziale per il nuovo piano “zero emissioni” che prevede un abbassamento della soglia limite di consumo energetico per la costruzione di nuovi edifici.
Le principali opportunità si individuano nei seguenti sub-settori:
- Vendita di componenti di impianti fotovoltaici
- Consegne di celle fotovoltaiche e dischi in silicio per i produttori di moduli polacchi
- Ampliamento e modernizzazione delle reti di distribuzione dell’energia
- Strutture per l’immagazzinamento dell’energia
- Protezione antincendio
- Vendita di know-how e servizi per la produzione di componenti e l’assemblaggio di impianti fotovoltaici
- Implementazione di modelli di business per cooperative, comunità e cluster energetici
Automotive
La Polonia ha attualmente una quota di circa il 4% del valore della produzione automobilistica dell’UE ed è uno dei più importanti centri di produzione di molti operatori del settore automobilistico. Attualmente in Polonia ci sono fabbriche di diversi produttori di veicoli a livello mondiale, tra i quali vi sono Volkswagen, FCA (Fiat), PSA (Opel), MAN. Inoltre, circa due terzi dei maggiori produttori mondiali di componenti per auto hanno stabilimenti di produzione in Polonia, tra cui: Michelin, Bridgestone, Brembo, Lear, ZF Friedrichshafen/TRW, Faurecia, Valeo , Denso.
Il settore dell’automotive, già dunque profondamente radicato in Polonia, necessita tuttavia di nuove tecnologie che seguano i trend di mercato attuali, quali veicoli elettrici o a idrogeno. Questo elemento ha il potenziale per sostituire i combustibili convenzionali, in particolare nel trasporto urbano (autobus), nel trasporto su strada (pesante e a lunga distanza), nel trasporto ferroviario (locomotive e veicoli di trazione dotati di celle a combustibile e batterie), nel trasporto marittimo e, a lungo termine, nell’aviazione, con nuovi combustibili sintetici ottenuti facendo reagire l’idrogeno con CO, CO2, Inoltre, la Polonia risulta carente nella produzione della componentistica green e nello smaltimento delle batterie, che risulta una grande opportunità di investimento.
Agroalimentare
Ultimo, ma non meno importante, è l’agroalimentare, che per l’Italia gioca un ruolo fondamentale, in quanto in Polonia la cucina italiana è al secondo posto tra le più favorite, preceduta solo da quella polacca. Sono dei grandi consumatori di vino, in particolare italiano, che seppur negli ultimi anni ha subito una lieve flessione, rappresenta ancora uno dei maggiori import dal settore F&B italiano.
Oltre alle piattaforme online classiche dove trovare dall’alimentare all’elettrico, come Amazon e Ebay, in Polonia risulta essere molto fornita la piattaforma “Allegro” e in secondo luogo “Olx”. Come luoghi fisici dove trovare prodotti italiani, ci sono ristoranti italiani certificati in tutta la Polonia con il marchio attribuito dalla Camera di Commercio italiana in Polonia “Ospitalità italiana” e i nuovi negozi Gourmet che forniscono delle eccellenze italiane e non solo, per una clientela benestante.
Anche la catena distributiva dei generi alimentari è cambiata a partire dal 2010: mentre prima il fornitore era unico per un negozio o ristorante, ora ci si affida maggiormente a fornitori specializzati, i quali si occupano di un settore specifico, garantendo una miglior qualità del prodotto. I prodotti italiani maggiormente acquistati dai polacchi sono quelli più sperimentati durante le sempre più frequenti vacanze in Italia nel periodo pre-pandemico (ed anche in quello successivo, si spera!): vino, olio extra vergine d’oliva, pasta, passata di pomodoro e formaggi.
Oltre al semplice export di prodotto, il governo polacco sta cercando di attrarre un maggior numero di investimenti stranieri, dal momento che la propensione all’imprenditoria privata è bassa. L’elevato potenziale, l’incoraggiamento agli investimenti e l’attrazione dei polacchi nei confronti del Made in Italy costruiscono dunque un’opportunità che le imprese italiane non dovrebbero assolutamente lasciarsi sfuggire.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Ambra Quadri, redazione@exportiamo.it
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