I motivi per investire in quello che a tutti gli effetti rappresenta un hub di primissimo ordine per operare nell’Europa dell’Est non mancano. Scopriamoli insieme!

La Bulgaria è un piccolo stato dell’Europa orientale che, nell’arco dell’ultimo trentennio, ha subito una trasformazione radicale, passando dall’essere un’economia altamente centralizzata e pianificata al rappresentare un’economia di mercato aperta agli scambi internazionali. In virtù della sua storia recente, il Paese, che è membro dell’OMC dal 1996, della NATO dal 2004 e dell’Unione Europea dal 2007, è quindi saldamente inserito nel quadro euro-atlantico, ma contemporaneamente vanta importanti legami economici e storico-culturali anche con la Federazione Russa e l’area CSI.

D’altronde, non potrebbe essere diversamente vista la sua posizione geografica strategica, tra Europa e Asia, che candida la Bulgaria a svolgere un ruolo importante nei settori dell’energia e dei trasporti: il Paese è attraversato da 5 corridoi Pan-europei, possiede 4 aeroporti internazionali (Sofia, Plovdiv, Burgas e Varna), nonché 2 dei più grandi porti sul Mar Nero (Varna e Burgas), 4 porti fluviali sul Danubio, 60 zone industriali (alcune in fase di sviluppo), autostrade e stazioni ferroviarie moderne.

L’appartenenza della Bulgaria all’Unione Europea garantisce uniformità del quadro giuridico di fondo e l’assenza di barriere doganali all’importazione/esportazione di merci, ferma restando la libera circolazione dei servizi.

Inoltre, la Bulgaria è destinataria di importanti fondi comunitari, anche a seguito della sottoscrizione dell’Accordo di Partenariato con la Ue nel 2014. Secondo i dati della Commissione europea, la Bulgaria, attraverso 10 diversi programmi nazionali, ha beneficiato per il Programma Quadro 2014/2020 di circa 9,88 miliardi di euro di fondi strutturali. A fronte di un contributo nazionale di 1,86 miliardi di euro, la Bulgaria ha potuto disporre di un bilancio totale di 11,73 miliardi di euro da investire in vari settori: dalla creazione di posti di lavoro alla crescita economica e sociale, dalla creazione di un ambiente imprenditoriale favorevole per le PMI all’innovazione, nonché dall’inclusione sociale alla protezione dell’ambiente. Recentemente è stato reso noto che la Bulgaria riceverà ulteriori 29 miliardi di euro di fondi europei entro il 2027.

Anche la stabilità del quadro macroeconomico costituisce un incentivo ad investire in Bulgaria: nel 2019, prima della pandemia, l’economia bulgara è cresciuta del 3,4% secondo il National Statistics Institute (NSI) del Paese, con un tasso di disoccupazione che si aggirava intorno al 4% contro una media di circa il 7% nei Paesi dell’Eurozona. Un altro dato molto interessante è quello relativo al debito pubblico che è abbastanza stabile e si attesta ad un livello molto basso (intorno al 30% del PIL).

Proprio grazie alla sua solidità economica il Paese ha tutto sommato reagito bene ai contraccolpi della recessione innescata dal coronavirus: l’economia bulgara dovrebbe contrarsi solo del 4,9% nel 2020. Ciò anche grazie alle politiche del governo che ha stanziato 250 milioni di euro da destinare ai Ministeri della Sanità, della Difesa e dell’Interno e altri 2,3 miliardi alle attività economiche del Paese e per salvaguardare l’occupazione. Nello specifico, sono stati previsti aiuti statali diretti per la tutela dei posti di lavoro nei settori economici maggiormente colpiti con misure quali la parziale compensazione dei costi salariali e dei contributi previdenziali, riduzioni dell’IVA, differimenti d’imposta e altri aiuti finanziari alle imprese in difficoltà. Inoltre, la Banca Centrale ha fornito più liquidità al settore bancario, ha predisposto l’opzione per una moratoria temporanea del debito e ha fornito ulteriori crediti e garanzie alle piccole e medie imprese.

La Commissione Europea prevede una ripresa del PIL del 2,7% nel 2021 e del 4,9% nel 2022. Tuttavia, la ripresa dipenderà in gran parte, come in tutto il resto del mondo, dall’impatto e dalla durata della pandemia.

Anche il quadro di politica monetaria della Bulgaria è solido, con un fermo impegno a favore del suo regime di currency board (il lev è ancorato all’euro dal 1997). Di conseguenza, la Banca Centrale Bulgara di solito segue le decisioni di politica monetaria prese dalla Banca Centrale Europea. Sebbene la Bulgaria sia entrata nel Meccanismo di cambio II dell’UE nel giugno 2020, un’adozione dell’euro sembra comunque piuttosto improbabile nel breve periodo.

Un altro vantaggio per chi decide di investire in Bulgaria è dato dal suo regime fiscale, che è uno dei più favorevoli in Europa. L’aliquota dell’imposta sul reddito delle società è del 10% (flat tax), la più bassa dell’UE. L’imposta sul reddito delle persone fisiche è sempre del 10%. Le industrie in aree ad alto tasso di disoccupazione beneficiano di importanti incentivi fiscali. Infine, esiste un’esenzione IVA di 2 anni per le importazioni di attrezzature per progetti di investimento superiori a 5 milioni di euro volte a creare almeno 50 posti di lavoro.

Il basso costo del lavoro e la qualità della manodopera sono altri fattori importanti da non sottovalutare: il costo della manodopera è il più competitivo a livello UE (nel 2017 approssimativamente 4,8 euro/h). La qualità della manodopera, specie nei settori costruzioni e metalmeccanico e dei servizi IT, è alta. Infatti, ogni anno oltre 60.000 studenti si laureano nelle 51 Università del Paese, di cui circa il 98% parla una seconda lingua (solitamente l’inglese) e oltre il 70% una terza lingua (le più frequenti sono tedesco, francese, spagnolo e russo).

Anche i costi per l’affitto di uffici e delle utenze sono bassi: basti pensare che il costo dell’elettricità è inferiore di circa il 30% rispetto alla media europea e la velocità di accesso alla rete internet è tra le prime in Europa.

L’unica nota dolente è l’instabilità del quadro politico interno che ha caratterizzato le ultime tre legislature, che si sono concluse prima della scadenza naturale. Le elezioni parlamentari anticipate svoltesi a marzo 2017 hanno visto riconfermata per la terza volta consecutiva la leadership di Boyko Borissov e del suo partito (GERB). Vista l’esigua maggioranza in parlamento (122 su 240 seggi), per poter formare un Governo, il GERB ha dovuto tuttavia comporre una coalizione con il blocco nazionalista ed euroscettico dei Patrioti Uniti.

L’incertezza politica è aumentata ulteriormente dal luglio 2020, a causa delle proteste di piazza e delle manifestazioni contro il governo innescate da una serie di scandali politici nella prima metà del 2020. I manifestanti chiedevano le dimissioni del premier Borissov e del procuratore generale Ivan Ghescev a causa della difficile situazione economica in cui versa il Paese per via della corruzione nella pubblica amministrazione, di una magistratura debole, della bassa produttività, della mancanza di trasparenza negli appalti pubblici, della presenza della criminalità organizzata e dei servizi segreti corrotti. La corruzione diffusa, in effetti, si configura come una vera e propria piaga in Bulgaria.

I bulgari, tuttavia, probabilmente esasperati anche dalla crisi indotta dalla pandemia, hanno manifestato chiaramente la volontà di cambiamento, nella direzione di una modernizzazione e piena integrazione europea, con un parlamento legittimo e un governo attivo, adeguato e funzionante. Ciò che ci si auspica è che le prossime elezioni parlamentari, che si svolgeranno il 4 aprile, possano effettivamente portare con sé la ventata di cambiamento che ormai da tanto tempo il popolo si aspetta.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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