Incastrato come un acino d’uva tra il pollice gigantesco del Brasile e l’indice lungo dell’Argentina, l’Uruguay è sempre stato considerato sfavorito per la sua dimensione contenuta. Eppure, dopo due secoli vissuti all’ombra dei vicini, il Paese più piccolo del Sud America sta finalmente ottenendo un meritato riconoscimento. Stabile, sicuro e sofisticato dal punto di vista culturale, l’Uruguay offre ai visitatori l’opportunità di vivere ogni giorno momenti “non fatti per i turisti”; si può’ restare intrappolati in un ingorgo di mucche e gauchi (cowboys), ritrovarsi su strade sterrate che non portano in nessun luogo o solo passeggiare con la gente del posto sul lungomare di Montevideo gustando un Mate. Impariamo a conoscere il nuovo volto di un Paese che si sta aprendo sempre di più al mercato internazionale!
PRINCIPALI CARATTERISTICHE
L’Uruguay, ufficialmente Repubblica Orientale dell’Uruguay, è un Paese sudamericano il cui territorio, bagnato dall’Oceano Atlantico, ha confini con il Brasile (a nord) e l’Argentina (a ovest). La nazione, insieme al Paraguay e all’Argentina, fa parte dell’America Platina, che è una suddivisione del Sud America.
La popolazione, di 3,52 milioni di abitanti, si concentra prevalentemente nella capitale Montevideo, una città vibrante e culturalmente molto ricca. La città indossa molte facce, dal suo porto industriale all’esclusivo sobborgo sulla spiaggia di Carrasco vicino all’aeroporto, mentre a sud-est i centri commerciali e i moderni grattacieli di comunità balneari come Punta Carretas e Pocitos assomigliano a quelli di Miami o Copacabana. La musica, il teatro e l’arte sono molto presenti grazie ai teatri, ai piccoli e accoglienti bar di tango fino alle moderne discoteche sulla spiaggia. C’è un forte sapore internazionale, grazie ai numerosi centri culturali stranieri e allo status di Montevideo come sede amministrativa per il Mercosur, il principale blocco commerciale dell’America del Sud.
GUARDANDO AL PASSATO
I portoghesi, durante il XVII secolo, cercarono di colonizzare l’Uruguay, tuttavia, furono espulsi dalle truppe spagnole. All’inizio del XIX secolo, il Portogallo e l’Argentina invasero per prime il Paese, e poi arrivarono le truppe brasiliane ad occuparlo. Nel 1821, il territorio uruguaiano fu annesso al Brasile sotto il nome di Provincia di Cisplatina. L’indipendenza nazionale fu proclamata nel 1825, ma fu riconosciuta solo nel 1828, attraverso la firma del Trattato di Montevideo.
L‘Uruguay ha una cultura diversificata, per via delle sue origini multiculturali. E’ nota per essere stata fortemente influenzata dalle conquiste coloniali, spagnola e portoghese. Dal 1857 al 1940, grandi ondate d’immigrati europei iniziarono ad arrivare in Uruguay, in maggioranza dall‘Italia. Gli abitanti dell’Uruguay prima della colonizzazione europea dell’area erano i Charrúa, una piccola tribù spinta a sud dai Guarani del Paraguay. Si stima che nel 1500, all’epoca in cui entrarono in contatto con gli europei, fossero circa 9.000 Charrúa e 6.000 Chaná e Guaraní.
ECONOMIA
Parte del Mercato Comune Meridionale (Mercosur), l’Uruguay ha un’economia emergente basata sull’agricoltura. La nazione è uno dei principali produttori di cereali, mais, grano, lana e carne, in possesso di mandrie di bestiame e pecore. Il settore industriale è in continua espansione, ponendo l’accento sui segmenti tessili e alimentari, oltre allo sviluppo dell’industria tecnologica.
Per quanto riguardo il turismo sono tante le attrazioni che questo Stato offre ai turisti, dalle rovine precolombiane alle bellissime cascate, dalle affascinanti foreste sino ai ghiacciai, ai deserti, alle spiagge e alle piccole città costiere che si trasformano in centri affollati e pieni di movida, affascinanti e dotati di spiagge da sogno. La città fiore all’occhiello dell’Uruguay è senza ombra di dubbio Punta del Este, un centro che si anima in particolare durante l’inverno europeo : è a gennaio infatti che si trasforma in un palcoscenico di celebrità internazionali che sono soliti godere di questo mese per recarsi in un posto magico.
APERTURA COMMERCIALE E INVESTIMENTI
In un’intervista alla BBC News Brasil, il ministro del turismo del governo Lacalle Pou, Germano Cardoso, ha affermato che l’Uruguay è ispirato dai Paesi dell’Unione europea (UE), in particolare dal Portogallo, ad aumentare la sua popolazione e “attivare” la sua economia, senza “danneggiare” l’integrità fiscale del Paese. “Non vogliamo capitale illecito, ma famiglie e investitori, che dimostrino le loro risorse, che vogliono vivere e prosperare nel nostro Paese“, afferma Cardoso.
Secondo lui, l’Uruguay può essere definito come “un’isola di prosperità e tranquillità” perché offre “scuole e Università di qualità“, “tassi di sicurezza pubblica superiori a quelli dei Paesi della regione” e “qualità della vita“. Il ministro afferma che il team economico della nuova amministrazione sta preparando una serie di progetti di legge che verranno inviati con “una richiesta di urgenza e considerazione” - per accelerarne l’elaborazione - al Congresso Nazionale.
Un residente straniero, spiega, dovrà ancora dimostrare di voler investire e stabilirsi nel Paese, ma senza l’obbligo di trascorrere sei mesi senza viaggiare all’estero. “Attualmente, il requisito fiscale è di circa $ 1,8 milioni. Pensiamo di poter ridurre questo livello ai livelli del Portogallo, ad esempio, che è di circa $ 500 mila, a seconda del caso“, afferma Cardoso.
L’economia uruguaiana dipende in modo significativo dai suoi vicini, dal Brasile e dall’Argentina. Pertanto, il tasso di crescita del Paese è stato debole nel 2019, allo 0,4%. Ciò è dovuto alla recessione in Argentina e al rallentamento dell’economia in Brasile, nonché ai mercati finanziari internazionali poco brillanti e alla situazione fiscale interna. Tuttavia, la crescita dovrebbe migliorare nel 2020 e nel 2021, trainata dai solidi consumi privati e dalla crescita degli investimenti fissi, e dovrebbe raggiungere rispettivamente il 2,3% e il 3%.
Nel 2019, l’inflazione è rimasta leggermente al di sopra dell’obiettivo del 7% - al 7,6%. Tale tasso dovrebbe rimanere pressoché invariato nel 2020 e nel 2021, al 7,2%. Il debito pubblico è pari al 64,1% del PIL e il disavanzo fiscale è diminuito, grazie al miglioramento dei risultati delle società pubbliche, sebbene rimanga su livelli elevati (4,3% del PIL). L’FMI prevede che il saldo delle amministrazioni pubbliche scenderà leggermente al -3,9% nel 2020 e al -3,7% nel 2021. (Fonte: infomercati esteri).
RAPPORTI CON L ITALIA
Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi risalgono addirittura a prima dell’unificazione italiana: nel 1834, infatti, il Regno di Sardegna aveva un proprio rappresentante diplomatico a Montevideo.
Per secoli l’Italia ha giocato un ruolo chiave nella storia dell’Uruguay: fu italiano il colonizzatore nell’odierna Montevideo, Giorgio Borghese. Migliaia di immigrati italiani giunsero in Uruguay tra la seconda metà del XIX e gli inizi del XX secolo. Al giorno d’oggi quasi 1 uruguaiano su 2 ha origini italiane.
La presenza di investitori e operatori italiani è in crescita negli ultimi anni, grazie anche alla complementarietà delle economie uruguaiana e italiana.
L’Uruguay è infatti un esportatore di materie prime verso il nostro Paese, soprattutto cellulosa, carne, soia e lana, mentre l’Italia esporta principalmente macchinari destinati alla produzione agro-industriale. I prodotti italiani in Uruguay si posizionano nella fascia medio-alta del mercato uruguaiano godendo di un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Per quanto riguarda le esportazioni italiane, la chimico-farmaceutica si è confermata anche nel 2019 il principale settore. La maggior parte dei prodotti e preparati farmaceutici esportati in Uruguay è costituita da medicamenti contenenti ormoni e steroidi, prevalentemente utilizzati negli allevamenti industriali di pollame e bovini. Allo stesso modo, circa il 30% dei prodotti chimici provenienti dall’Italia è composto da fertilizzanti, agrofarmaci, componenti per la lavorazione del cuoio, o comunque riconducibili al comparto agricolo, dell’allevamento o dei prodotti derivati dalla loro lavorazione.
Considerando le esportazioni italiane nel loro complesso, quindi, si può stimare che tra il 40% e il 45% dei nostri prodotti siano destinati al mercato dell’agriindustria - tanto l’allevamento, quanto l’agricoltura e la lavorazione del legno - che resta il principale motore dell’economia uruguaiana (Fonte: infomercati esteri).
IN QUALI SETTORE INVESTIRE
Esiste una significativa industria mineraria nel Paese, che ruota principalmente attorno a basalto, dolomite, calcare, quarzo, granito e marmo. Esiste solo una miniera che produce oro in Uruguay e il Paese è uno dei maggiori produttori di cemento e pietre semipreziose, in particolare agata e ametista.
Anche se solo il 10% circa del terreno è seminativo, l’agricoltura è il più grande settore di esportazione in Uruguay. Rappresenta il 5,6% del PIL e impiega l’8,6% della popolazione attiva. L’Uruguay ha una ricca terra agricola e quasi il 90% è dedicato all’allevamento di bestiame (bovini, ovini, cavalli e maiali).
Il riso è la coltura principale, seguita da grano, mais, canna da zucchero, soia e tabacco. L’orticoltura e la frutticoltura sono presenti in tutto il Paese, così come un’importante industria vinicola lungo la costa del Rio de la Plata. Il settore industriale contribuisce al 24,5% del PIL del Paese e impiega il 19,7% della popolazione attiva. L’agricoltura e la trasformazione degli alimenti per animali rappresentano la metà dell’attività industriale.
Altre attività manifatturiere includono bevande (in particolare vino), tessuti, materiali da costruzione, prodotti chimici, petrolio e carbone.
Inoltre, l’Uruguay ha recentemente investito molto nell’industria della carta, che si sta espandendo. Il settore dei servizi contribuisce al 61,2% del PIL e impiega il 71,7% della popolazione attiva, principalmente nella finanza e nel turismo. In particolare, la regione intorno a Punta del Este attira un gran numero di visitatori, che ha guidato la crescita degli edifici, portando a un boom edilizio nell’area negli ultimi anni.
Il 2020 sarà un anno di svolta per l’Uruguay che ha eletto un Presidente votato all’apertura dei mercati e accompagneremo da vicino le possibilitá di investimento per le aziende che vogliano internazionalizzarsi e credere in questo piccolo grande paese.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Anna Lopane, redazione@exportiamo.it
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