Russia, è il momento di investire

Russia, è il momento di investire

26 Agosto 2019 Categoria: Focus Paese Paese:  Russia

Nei ultimi anni la Federazione Russa ha dimostrato di essere capace di resistere agli shock esterni e di riuscire a crescere sviluppando sempre più il proprio settore industriale. Le politiche varate dal governo russo per incentivare l’afflusso di capitali stranieri e modernizzare il proprio apparato produttivo aprono grandi possibilità per le imprese straniere, ed in particolare quelle italiane, interessate ad investire a Mosca e dintorni. Scopriamole insieme!

L’economia russa sembra vivere un momento d’oro: inflazione ai minimi, tasso di cambio del rublo ormai svincolato dai prezzi del petrolio, progetti di sviluppo e incentivi per gli imprenditori, e surplus di bilancio al 2 per cento del prodotto interno lordo.

Tutto questo non è poco se consideriamo che negli ultimi anni la Russia si è trovata a dover fare i conti con una forte recessione economica causata dal crollo del prezzo del petrolio e, a cascata, del potere di acquisto del rublo, nonché dalle tensioni geopolitiche legate alla crisi ucraina e alle conseguenti sanzioni economiche imposte alla Russia dalla comunità internazionale.

E soprattutto se pensiamo che a livello politico il Paese è guidato da ormai quasi vent’anni dallo “zar” Putin che in questi quattro lustri al potere non si è fatto mancare nulla, a partire dalle ombre circa una serie di omicidi riguardanti vari giornalisti, passando per i continui interventi in Medio Oriente a fianco di Assad, i dazi imposti dalle Nazioni Unite e la guerra commerciale con l’Occidente, fino all’annessione della Crimea e un rapporto con l’Onu costantemente conflittuale. Ma nonostante tutto la popolazione russa lo sostiene attribuendogli diversi meriti tra cui: l’aver combattuto la corruzione presente nell’apparato burocratico statale, la capacità di aver saputo unire il tradizionale bellicismo zarista e il nazionalismo socialista di stampo sovietico con il beneplacito della Chiesa ortodossa, reggendo un impero multietnico, grande sessanta volte l’Italia e con una popolazione pari alla somma di quella della Germania e dell’Italia, e l’ascesa della Russia a nuova potenza economica mondiale.

La ripresa economica, infatti, timidamente riaffiorata a inizio 2017, è andata consolidandosi nel 2018 e dovrebbe continuare anche nell’immediato futuro dal momento che le stime del FMI e della WB per il 2019/2020 oscillano tra il +1,5% e il +1,8%.

Negli ultimi anni il Governo di Mosca ha varato una serie di incentivi e agevolazioni fiscali per fare business in Russia con l’obiettivo di attrarre capitali stranieri. Ha in particolare creato occasioni per gli investitori esteri nelle Zone Economiche Speciali (ZES), caratterizzate da una tassazione azzerata per dieci anni; ha introdotto il Contratto Speciale di Investimento e ha aumentato le sinergie tra l’azione federale e quella regionale per attrarre investimenti, sia nazionali che esteri. Grazie a queste politiche gli IDE alla fine del 2017 si sono attestati a 514 miliardi di dollari USA.

Il rilancio dell’economia è stato sostenuto anche da un ambizioso piano di Sostituzione delle Importazioni (Import Substitution Plan) con i prodotti locali diventato, dopo l’introduzione delle misure sanzionatorie occidentali, uno dei principali elementi della politica economica della Federazione per stimolare la nascita di una industria più efficiente e più competitiva.

La Russia infatti è il principale fornitore di prodotti energetici al mondo ma ha una base industriale e un settore primario ancora relativamente poco sviluppati. Ciò la rende particolarmente vulnerabile agli shock legati alle oscillazioni del prezzo del petrolio, e proprio per diversificare l’economia e renderla meno dipendente da queste dinamiche, la modernizzazione del sistema industriale è divenuta una delle principali priorità delle Autorità della Federazione.

I primi segnali di questo cambio di rotta si sono avuti nel 2015, con venti Decreti del Ministero del Commercio russo volti a individuare una serie di merci, prodotte al di fuori dell’Unione Doganale Eurasiatica, che entro il 2020 verranno sostituiti da prodotti made in Russia.

Al programma di Import Substitution possono partecipare anche le imprese straniere interessate a localizzare parte della loro produzione in Russia, generando così occupazione e trasferimento di tecnologia.

Questo nuovo programma, se da un lato rischia di mettere ulteriormente in crisi le esportazioni estere in Russia, che hanno già subito un drammatico calo a causa delle contro-sanzioni russe (che vietano l’importazione di determinati prodotti agricoli, materie prime e prodotti alimentari), dall’altro può aprire nuove e più interessanti opportunità per quelle imprese che decideranno di fare un passo oltre l’export nella via per l’internazionalizzazione. In che modo? Passando dal “Made in Italy” al “Made with Italy”, che in sostanza significa insediare o rafforzare la produzione in loco conservando elevati standard di eccellenza: il “fatto insieme”, appunto, piuttosto del “fatto in”.

Ad essere particolarmente interessati dal piano di Import Substitution russo sono i settori MEM (macchine, elettronica, metalli), generi alimentari, edilizia (e attività affini all’edilizia), automotive, IT, tecnologie medicali e chimico-farmaceutico. L’Italia può dare molto soprattutto nella tecnologia, la meccanica di precisione, la meccatronica e l’high tech, ma anche le infrastrutture, il cui adeguamento è indispensabile allo sviluppo del Paese.

Opportunità per le imprese italiane

La Federazione guarda con grande interesse a possibili investimenti italiani ed è ben disposta a favorirli attraverso facilitazioni sia a livello federale sia a livello regionale. L’attenzione delle Autorità russe è rivolta in particolare alle aziende italiane che, forti di riconosciuto know-how e capacità tecnologiche elevate, possono favorire la diversificazione dell’economia russa.

Il “Made in Italy” in Russia infatti è sinonimo di qualità, non solo nelle tradizionali “tre A” (“abbigliamento, alimentare, arredamento”), ma anche nei beni strumentali e per l’industria (macchinari e meccanica) e nell’alta tecnologia. Più in generale, esiste un capitale di simpatia da parte russa verso il nostro Paese, legato a questioni storiche e culturali, che può rappresentare un oggettivo vantaggio in termini di cooperazione economica e commerciale.

Inoltre, bisogna considerare che se la Russia dispone di enormi quantità di riserve naturali ma ha un sistema produttivo poco sviluppato ed arretrato, l’Italia, al contrario, non dispone di materie prime ma vanta un ampio e diversificato settore manifatturiero ed agro-alimentare. Si tratta di una complementarietà fra i due sistemi produttivi che rende i due Paesi naturali partner economici e commerciali.

L’Italia, nel 2018, è stata il quinto fornitore della Russia e il terzo partner commerciale tra gli europei. Negli ultimi dieci anni il nostro Paese ha mantenuto una quota di mercato relativamente stabile: poco sopra al 4% su scala globale e intorno al 10% sull’export dell’Unione Europea verso Mosca. Nonostante quindi le sanzioni, le “montagne russe” dell’import - che risente dell’andamento dei prezzi del petrolio - e le difficoltà operative, l’export italiano sta dimostrando una notevole resilienza.

La meccanica gioca un ruolo trainante per l’export, con un terzo dei ricavi. Moda e agroalimentare, invece, subiscono gli effetti sfavorevoli della congiuntura, che premia, invece, chimica e farmaceutica. Le esportazioni italiane dovrebbero mantenere una buona performance anche nel 2019 (+6,1%) e nel successivo triennio 2020-2022 (+4,5%), grazie alle dinamiche positive del Pil e alla spesa per investimenti per effetto di nuovi progetti nelle zone artiche e nelle infrastrutture in genere.

Senza dimenticare le opportunità di investimento in loco soprattutto nei settori:

- Agroindustria;

- Meccanica e alte tecnologie;

- Energia (forniture per l’upstream e il downstream di idrocarburi);

- Infrastrutture;

- Sanitario.

Oggi esiste dunque la concreta possibilità per l’Italia di diventare un importante partner strategico nel processo di industrializzazione della Federazione, un’occasione da non lasciarsi assolutamente scappare.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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