FederSalus è il principale referente per le organizzazioni istituzionali e commerciali operanti nel settore degli integratori alimentari. A vent’anni dalla sua nascita, l’associazione guarda oggi al futuro del settore partendo dalla comprensione delle attuali dinamiche del comparto, riflettendo da un lato sull’impatto dei nuovi canali di distribuzione, ed aprendosi dall’altro ai mercati esteri che con sempre più interesse guardano agli integratori Made in Italy. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Marco Farci, referente area internazionalizzazione di FederSalus.
Dott. Farci, il comparto degli integratori registra numeri in crescita sia sul lato dei consumi sia su quello della produzione, con un numero crescente di soggetti che affollano l’offerta. A cosa è dovuto questo trend positivo del settore?
Lo sviluppo del consumo di integratori alimentari è un processo di lungo corso: non è casuale che si sia intensificato dopo la crisi del 2008 perché ha uno stretto legame sia con il modello di consumo che si è andato imponendo, improntato a sobrietà e rigorosa selezione delle voci di spesa nei budget familiari, sia con la più alta attenzione e responsabilità individuale nella tutela della salute. Gli integratori alimentari non sono farmaci e, al contempo, non sono alimenti, ma sono protagonisti significativi e riconosciuti della propensione degli italiani a gestire la propria salute già in fase di prevenzione assumendo, in linea con le indicazioni mediche, comportamenti di utilizzo consapevoli. La connessione tra integratori alimentari e tutela della salute è sorretta da solide evidenze quantitative perché: - nel 2018 sono 26 milioni le prescrizioni mediche di integratori alimentari (erano 20,3 milioni nel 2016), il 95% del mercato si sviluppa in farmacia (86%) e parafarmacia (9%), il restante 5% nella grande distribuzione organizzata (GDO); - il 57,3% degli italiani ha ricevuto il consiglio di utilizzare integratori alimentari: più consigliati sono stati giovani (61,8%), laureati (63,5%) e donne (66,5%); - tra chi è stato consigliato, l’82,4% da un medico (Mmg o specialista) o un farmacista, il restante 17,6% da canali diversi quali familiari, amici, web, tv o riviste. Medico, e poi farmacista, sono i principali canali informativi degli italiani e giocano un ruolo essenziale nella scelta di utilizzare gli integratori alimentari.
Parlando di numeri, rapportati all’economia nazionale, di cosi si tratta nello specifico?
Il confronto tra dati di settore e dati relativi al totale economia fanno ben comprendere l’intensità della crescita degli integratori alimentari: - +126% la crescita in valore dei consumi di integratori alimentari nel 2008-2018, mentre il totale economia nello stesso periodo segna –0,8% dei consumi; - 3,3 miliardi il valore del mercato degli integratori alimentari che colloca l’Italia al primo posto nella Ue con una quota di mercato del 23%, precedendo Germania (13%), Francia (9%), Regno Unito (8%); - +43,9% la crescita degli occupati nel settore nel 2014-2017, mentre il totale economia segna +5,3%; - +48,5% la crescita delle esportazioni nel 2014-2017, +12% nello stesso periodo nel totale economia. Se l’economia italiana stenta a ripartire, il settore degli integratori alimentari decolla, e corre veloce in direzione di un ancora più forte sviluppo. E’ questo il segnale che proviene dai dati di settore: a differenza dell’intera economia o della maggior parte di altri settori che ancora oggi stentano a muovere verso l’alto per effetto delle drastiche cadute subite con la crisi economica, quello degli integratori alimentari si rivela chiaramente un outlier capace di performance economiche positive.
Nella vostra IV indagine di settore si parla di internazionalizzazione. Qual è il trend del settore?
Le aziende hanno una forte propensione a internazionalizzarsi con il 22% delle aziende che esporta oltre un quarto del fatturato. Restano ampi margini di miglioramento, considerando che per il 53% delle aziende l’incidenza del fatturato estero sul totale si conferma minore del 25% e che il 25% delle aziende non esporta.
Come Federsalus quali sono le azioni che avete attuato per sostenere le aziende nei loro processi di internazionalizzazione?
Federsalus ha attivato diverse iniziative, sviluppate anche in partnership con le istituzioni. Grazie al lavoro svolto con il Ministero dello Sviluppo Economico e Ice Agenzia abbiamo realizzato, per la prima volta nella storia del settore, un programma di iniziative a sostegno dell’internazionalizzazione che si svolgeranno in diversi paesi nel mondo. Nello specifico abbiamo partecipato insieme a ICE, con la realizzazione di Padiglioni Italia, alle principali manifestazioni fieristiche negli Stati Uniti a Tokyo, in Svizzera e siamo in partenza per Taiwan. Abbiamo riscontrato che le aziende hanno molto apprezzato la vicinanza dimostrata dalle istituzioni e dai rappresentanti diplomatici all’estero che hanno incontrato le nostre imprese nelle rispettive sedi diplomatiche. L’integratore alimentare italiano, in qualità di prodotto di eccellenza Made in Italy, contribuisce insieme ad altri settori industriali italiani, a promuovere l’Italia nel mondo.
L’e-commerce ha rivoluzionato i metodi di acquisto e le scelte del consumatori. Questo fenomeno ha degli effetti nel commercio internazionale degli integratori?
Assolutamente sì. Un ostacolo all’esportazione degli integratori alimentari sono le così dette barriere non tariffarie (regolatorie) che rendono difficile la registrazione e la messa in commercio degli integratori alimentari in alcuni Paesi. Le piattaforme di commercio digitali possono essere una grande opportunità per le nostre imprese. Come Federsalus abbiamo organizzato insieme ad Alibaba una giornata formativa per aiutare gli associati ad approfondire le opportunità offerte dall’e-commerce internazionale.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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