Marshmallow Games: quando l’educazione incontra la tecnologia

Marshmallow Games: quando l’educazione incontra la tecnologia

26 Giugno 2019 Categoria: Un'Italia da Export

Con Cristina Angelillo, cofounder di Marshmallow Games, abbiamo ripercorso la storia della startup innovativa barese che intende diventare un punto di riferimento nel settore dell’edtech su scala globale, creando app che mescolano contenuti editoriali e gioco.

Da dove nasce l’idea di Marshmallow Games?

Tutto è nato quando ero in attesa della mia prima bimba, nel 2014. In effetti è durante la gravidanza che mi sono chiesta davvero cosa volessi fare in futuro e ho deciso che mi sarei dovuta dedicare alle mie passioni: i bambini e l’insegnamento. Per questo ho abbandonato il percorso lavorativo di progettista hardware intrapreso dopo la laurea in ingegneria delle telecomunicazioni e mi sono dedicata, insieme a Massimo Michetti e Davide Angelillo, allo sviluppo di Marshmallow Games. L’idea dalla quale sono partita è semplice, realizzare applicazioni mobili interattive per bambini e ragazzi che fondono gioco ed apprendimento con un approccio innovativo e divertente. Per verificare che intercettasse esigenze reali di mercato abbiamo realizzato una prima app pilota e l’abbiamo rilasciata sugli store mobile. Le soddisfazioni non si sono fatte attendere perché la nostra prima applicazione, “Math Tales – The Farm”, è stata subito inserita da Apple fra le migliori nuove app su App Store Italia. Questo ci ha permesso raggiungere i primi clienti e di capire se il format che avevamo progettato rispecchiasse le nostre aspettative. Analizzando i dati di utilizzo abbiamo scoperto che il tasso di ritorno nella nostra app, dopo un mese, era superiore al 65% rispetto ad una media di mercato di circa il 13%. Grazie a questi risultati siamo riusciti a vincere numerose competizioni e premi e ad entrare nel 2015 nel percorso di accelerazione TIM #WCAP. Dopo un primo finanziamento ottenuto nel 2016, abbiamo di recente chiuso un round di investimento da 300.000 euro al quale hanno partecipato business angel e importanti imprenditori italiani del settore digital. Le nostre applicazioni hanno totalizzato oltre 900.000 download, sono tradotte in più di 6 lingue e sono state inserite da Apple fra le migliori app sugli App Store di tutto il mondo raggiungendo i primi posti delle classifiche in oltre 120 Paesi. Inoltre abbiamo avviato diverse collaborazioni con importanti aziende come TIM, Clementoni, DNA e Mukako, supportandole nella realizzazione di esperienze digitali interattive per ragazzi.

Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?

ll founding team di Marshmallow Games vanta oltre 30 anni di esperienza nel mondo digitale e precedenti esperienze imprenditoriali. Oltre me i soci fondatori sono Massimo Michetti (COO), ingegnere informatico con background da progettista software e con alle spalle una precedente esperienza imprenditoriale, e Davide Angelillo (CFO), laureato in Economia Aziendale con un master in “Pianificazione e Controllo”. Dopo la costituzione abbiamo deciso di allargare la compagine facendo entrare in società Marianna Pappalardi (Creative Director), laureata in Logopedia, che nel suo che percorso lavorativo precedente si era dedicata alla ricerca di nuovi strumenti riabilitativi e Francesco Capozzi (CTO), PhD in ingegneria dell’informazione, con alle spalle esperienze di ricerca in Italia e all’estero e precedenti esperienze imprenditoriali. Oggi il team di Marshmallow Games è composto da 14 professionisti provenienti da tutta Italia con competenze eterogenee: dallo sviluppo software all’illustrazione e animazione digitale passando per l’educational design. Caratteristica chiave di ciascun componente del nostro team è la capacità imparare cose nuove ed adattarsi rapidamente ai cambiamenti in corsa. Lavoriamo in un mercato dinamico e per poter giocare la nostra partita dobbiamo essere sempre sul pezzo.

Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?

L’Italia è un ecosistema più giovane rispetto ad altri e sta facendo passi da gigante. Il capitali investiti sono inferiori rispetto ad altri ecosistemi più maturi ma in molti casi il costo per poter assumere personale qualificato è inferiore. Un aspetto che forse rappresenta un limite è la bassa predisposizione degli imprenditori, soprattutto alla prima esperienza, a puntare in alto che li porta a non guardare con interesse verso i mercati internazionali. Inoltre a rallentare la crescita delle startup italiane e anche dei capitali investiti è l’esigua dimensione del mercato delle exit. Fortunatamente la qualità delle realtà italiane inizia ad essere apprezzata fuori dai confini nazionali e si stanno affacciando diversi attori esteri che stanno acquisendo società italiane.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?

Dal punto di vista della capacità di spesa media degli utenti i mercati più interessanti sono sicuramente quello americano seguito da quello inglese ma ci sono nazioni che stanno crescendo rapidamente come Russia, Turchia e ovviamente Cina. Quest’ultima nei prossimi anni giocherà un ruolo di primo piano in ambito tech e ciò è confermato dal fatto che numerose holding operanti nel mondo dell’edtech e dell’edutainment stanno portando avanti dei piani di investimento ed acquisizione importanti.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?

Credo che, soprattutto per gli imprenditori alle prime armi, la possibilità di rientrare in percorsi di incubazione e accelerazione possa essere un vantaggio enorme. La maggioranza di questi programmi sono guidati da ex-imprenditori che per primi hanno svolto l’intero percorso “dall’idea alla exit”. L’apporto in termini di competenze e network dato da questi soggetti è inestimabile e quasi sempre più alto di quello finanziario. Nel 2015 abbiamo preso parte al percorso di accelerazione di TIM WCAP, grazie al quale oltre alle competenze acquisite siamo riusciti instaurare rapporti di collaborazione con una realtà importante come Telecom Italia. Nel 2018, invece, attraverso BHeroes siamo entrati in contatto con una rete di oltre 100 imprenditori e manager di altissimo livello che si sono messi a completa disposizione dei giovani imprenditori, dedicando il loro prezioso tempo e le loro ancora più preziose competenze.

Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Il consiglio che mi sento di dare è di non porsi limiti, pensare in grande e cercare di cercare di avere quanto prima feedback sulla propria idea dal mercato e da imprenditori che prima di loro hanno mosso i propri passi in mercati simili.

Obiettivi per il futuro…

Negli ultimi mesi stiamo lavorando su due fronti: da un lato sui prodotti, preparandoci a lanciare a livello internazionale due importanti prodotti educativi entro la fine dell’anno, e dall’altro sulle partnership per la distribuzione, in modo da raggiungere in modo strutturato i mercati esteri. L’obiettivo è diventare un punto di riferimento in ambito edtech per bambini a livello mondiale.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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