Grecia, Tsipras lascia e riporta il Paese alle urne. Perché i mercati festeggiano?

Grecia, Tsipras lascia e riporta il Paese alle urne. Perché i mercati festeggiano?

03 Giugno 2019 Categoria: Focus Paese Paese:  Grecia

In Grecia i risultati delle recenti elezioni europee hanno provocato le dimissioni di Alexis Tsipras, leader di Syriza, e la conseguente decisione di convocare elezioni anticipate. L’economia di Atene, comunque, grazie ad enormi sacrifici e all’aiuto delle istituzioni comunitarie, sembra oggi “fuori pericolo” anche se rimangono tutte da scoprire le eventuali reazioni alle ricette “liberal” di Nea Dimokratia, vincitore quasi annunciato della imminente tornata elettorale che dovrebbe svolgersi fra fine giugno e inizio luglio.

Dunque è ufficiale: Alexis Tsipras ha deciso di staccare la spina all’esecutivo da lui guidato. Non proprio una mossa a sorpresa, visto che già prima delle elezioni europee diversi commentatori avevano fissato in 5 punti percentuali il distacco massimo che il leader di Syriza avrebbe “accettato” rispetto al suo principale competitor, Kyriakos Mītsotakīs, leader di Nea Dimokratia. Una decisione già delineata dalle prime dichiarazioni rilasciate a caldo da Tsipras, una volta appreso il risultato: “Siamo andati contro corrente, mantenendo la nostra integrità. Abbiamo portato il Paese fuori dai memorandum e siamo riusciti a impostare un piano per la ripresa dell’economia greca: non ci siamo nascosti, abbiamo detto la verità. Avevamo chiesto con coraggio la fiducia del popolo greco ma il risultato delle elezioni non è degno delle nostre aspettative. Non lo ignorerò”.

Troppo evidente – quindi – si è rivelato lo scarto in termini di consenso con il partito europeista di centro-destra Nea Dimokratia, capace di staccare Syriza (23,8%) di quasi 10 punti percentuali ottenendo il 33,1% delle preferenze degli elettori greci. La crisi di governo però, come di solito accade alle economie che versano in condizioni economiche precarie, non ha spaventato i mercati con lo spread fra titoli greci e titoli italiani che si è addirittura assottigliato fino ad appena 48 punti base, il minimo dal 2009.

Come si spiegano questo tipo di dinamiche?

In primo luogo bisogna considerare che le idee politiche portate avanti da Nea Dimokratia piacciono sia all’Europa che ai mercati, favorevoli al piano economico “liberal” di Mītsotakīs che ha come obiettivo primario quello di riuscire a tagliare la pressione fiscale sulle imprese greche. Un’impresa non facile visto che l’abbassamento delle imposte dovrebbe essere finanziato dalla realizzazione di una serie di privatizzazioni, operazioni sempre difficili da concretizzare. La Grecia infatti non ha la possibilità di incrementare la propria spesa pubblica senza individuare nuove fonti d’entrata dal momento che si è impegnata con l’Ue a produrre, da qui al 2060, un avanzo di bilancio pubblico (esclusi i rimborsi dei debiti) compreso fra il 2,2 ed il 3,5% del Pil. Dunque in mancanza di nuove consistenti fonti d’introito per il bilancio pubblico le imprese greche non riusciranno a “prendere fiato” da una pressione fiscale che è arrivata a erodere circa i ¾ degli utili aziendali (compresi i contributi previdenziali). Nuove fonti d’entrata pubblica potrebbero però arrivare anche da un maggiore sfruttamento delle risorse Oil&Gas di cui il Paese è discretamente dotato e che potrebbero presto trasformare la Grecia in un attore molto rilevante per tutta l’area euro mediterranea.

Nel complesso la situazione greca, sebbene sia molto migliorata rispetto a qualche tempo fa, rimane ancora critica e, anche la forza unanimemente accreditata come la principale favorita a vincere le prossime elezioni politiche, non sarà probabilmente in grado di approvare misure così incisive da riuscire ad aumentare il benessere dei cittadini greci.

Un primo tentativo in tale direzione è stato recentemente messo in campo proprio dal governo Tsipras, attraverso alcune tardive misure messe in campo solo nelle scorse settimane, fra cui la riduzione dell’Iva per i generi alimentari di base (dal 24 al 13%), la reintroduzione della tredicesima per i pensionati e l’estensione dei termini per il saldo delle cartelle esattoriali. Tali provvedimenti, uniti ad altre promesse fra cui la riduzione delle tasse sull’energia elettrica, non sono però riuscite a frenare l’emorragia di voti da Syriza specialmente perché, nonostante alcuni dati macroeconomici siano indubbiamente positivi, fra cui spicca la progressiva crescita del Pil (+1,4 nel 2017 e +1,9 nel 2018 – dati CIA) prevista in ulteriore rialzo dalla Commissione Europea nel 2019 (+2,2%), molte famiglie faticano ancora ad arrivare alla fine del mese. Anche il tasso di disoccupazione, calato dal 24,9% del 2015 fino al 19,3% dello scorso anno, rimane elevato ma dovrebbe lentamente proseguire il suo percorso di discesa fino al 16,8% nel 2020 (dati Commissione Europea). Inoltre il Pil greco rimane molto al di sotto (circa il 30%) i livelli pre-crisi e la disoccupazione continua a dilagare fra gli under 25 (oltre il 40%). Come se non bastasse sono in aumento cittadini senza fissa dimora, è cresciuto il numero di suicidi ed è diventato più complicato accedere ai servizi sanitari e all’istruzione. La batosta elettorale di Syriza ha quindi ragioni profonde che non sono state scalfite da pur positive misure pre-elettorali. Nel frattempo, mentre il popolo greco arranca, il paradosso è che chi ha scommesso sulla Grecia può festeggiare: i titoli di stato greci, dall’apice della crisi raggiunto nel 2012, hanno infatti visto aumentare il loro valore del 231% soprattutto grazie alla “copertura” dell’Ue (che ne detiene una parte cospicua) ottenuta in cambio di politiche d’austerity che hanno colpito proprio i cittadini.

Rapporti con l’Italia

I rapporti fra Italia e Grecia sono eccellenti con un interscambio commerciale di tutto rispetto, pari a circa 7,25 miliardi di euro nel 2018 (dati Istat), con un saldo largamente a favore del Belpaese (superiore ad 1,5 miliardi di euro). A giocare la parte del leone nell’export di Made in Italy verso Atene troviamo macchinari ed apparecchiature, prodotti agroalimentari e prodotti chimici seguiti da prodotti farmaceutici, articoli d’abbigliamento, prodotti della metallurgia ed articoli in gomma e materie plastiche. Secondo Sace, inoltre, il trend delle vendite di prodotti italiani verso la Grecia dovrebbe rimanere positivo negli anni a venire con una crescita annua superiore al 3% annuo da qui al 2021. Un dato inferiore a quello registrato nell’ultimo biennio (+5,3% nel 2017 e +7,3% nel 2018) che lascia assolutamente aperte eventuali revisioni al rialzo. Va poi sottolineata una significativa presenza imprenditoriale italiana in Grecia, agevolata dall’ottima predisposizione dei cittadini greci nei confronti del Belpaese: la moda ed il cibo italiani e sono infatti molto apprezzati dai consumatori greci. Anche per queste ragioni la penetrazione imprenditoriale italiana in Grecia è abbastanza agevole e l’interesse dei nostri operatori ad investire in Grecia si è recentemente ravvivato a causa del programma di privatizzazioni in corso (Ferrovie dello Stato ha già acquisito l’operatore ferroviario ellenico Trainose e la società di manutenzione Rosco) mentre altre nostre importanti aziende sono interessate ad opportunità nella gestione di infrastrutture e nel settore dell’energia. Dunque l’interesse delle imprese italiane nei confronti del Paese ellenico, pur avendo subito gli effetti della crisi, sembra vivere una fase di espansione che potrebbe ulteriormente consolidare le già ottime relazioni fra Roma ed Atene.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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