Dopo trent’anni sul Trono del Crisantemo, l’imperatore Akihito ha abdicato lo scorso 30 aprile in favore di suo figlio Naruhito. Si apre così una nuova era per il Giappone che, si spera, produrrà un ringiovanimento in una società in difficoltà ormai da tempo a causa del rapido invecchiamento della popolazione.
Poco più di una settimana fa, fra rituali antichi e moderne rivisitazioni, il mondo ha assistito ad una cerimonia unica e decisamente rara nella storia nipponica: il passaggio da un imperatore ad un altro per abdicazione, invece che per la scomparsa del sovrano regnante, primo caso nella storia moderna del Giappone.
Il primo dei cinque passaggi previsti per questo complesso rituale, della durata di appena dieci minuti, si è svolto nell’elegantissima Camera del pino all’interno del Palazzo imperiale di Tokyo, così chiamata per il legno con cui è realizzato il pavimento, ed ha visto il Tenno (ossia l’imperatore) uscente Akihito, salito al trono nel 1989 dopo la morte del padre Hirohito, consegnare al figlio Naruhito i sigilli e due dei tre “sacri tesori” – la spada, la gemma e lo specchio – simboli di valore, benevolenza e saggezza ereditati dalla dea madre Amaterasu, mitica progenitrice della stirpe imperiale.
Tuttavia, anche se Naruhito assumerà immediatamente le funzioni, formalmente la sua ascesa al trono avverrà il 22 ottobre, data in cui si terrà la seconda importante cerimonia, il “Sokui”, l’intronazione e non incoronazione, come verrebbe da pensare, con la quale l’imperatore viene dichiarato tale e presentato al Paese e all’estero come nuovo Tenno.
Il rituale più atteso è però il Daijosai, che si dovrebbe tenere tra il 14 e 15 novembre, nel quale il Tenno ha un contatto diretto con la sua antenata, la dea del sole Amaterasu-O-Mikami.
Sebbene si tratti di cerimonie codificate dal tempo, si sono intravisti dei tratti di modernità: per la prima volta nella storia, una donna, Satsuki Katayama, membro del governo giapponese, ha assistito alla cerimonia di consegna delle “eredità” al nuovo imperatore, una cerimonia segretissima, la più esoterica, alla quale le donne della famiglia imperiale non possono assistere.
Oltre all’imperatore emerito Akihito, il popolo giapponese ha dovuto salutare anche l’era Heisei (che significa “pace raggiunta”), per accogliere la nuova era Reiwa, che significa “bella armonia”.
A partire dalla restaurazione dell’Imperatore Meiji ogni era copre, infatti, l’intero regno di un Tenno, assumendo di volta in volta un “gengo” diverso, ovvero un nome costituito da due ideogrammi (kanji) di buon auspicio, scelto dal governo con il supporto di una commissione di studiosi.
I due caratteri scelti per questa nuova era, ordine e armonia, auspicano “la nascita di una civilizzazione in cui regna un’armonia tra gli esseri, una primavera che arriva dopo l’inverno severo e segna l’inizio di un periodo che straborda di speranza”, ha detto il premier Shinzo Abe facendo una chiara allusione alla situazione di incertezza in cui versa il Giappone, chiamato ad affrontare importanti sfide geopolitiche ed economiche, dalla crescente potenza cinese nella regione al declino demografico che rischia di intaccare il futuro economico dell’Arcipelago.
In effetti secondo una stima basata sui calcoli dell’Ufficio statistico giapponese, nel 2020 il 29% della popolazione avrà più di 65 anni e nel 2040 questo dato salirà al 36%. Si tratta di numeri preoccupanti, che rischiano d’intaccare la produttività del Paese, spesso incapace di trovare sufficiente forza lavoro.
Questo invecchiamento arriva in un momento in cui la collocazione internazionale del Giappone è in forse anche per l’azione protezionistica di Trump, che contesta a Tokyo il surplus nella bilancia commerciale. Inoltre, l’alleato americano ha dimostrato di essere avvezzo ad azioni unilaterali, per esempio rispetto alla questione della Corea del Nord dove il disgelo con Pyongyang avviato col summit di Singapore di giugno, ha visto il Giappone spettatore abbastanza marginale.
In questo contesto, il primo ministro Shinzo Abe si è impegnato in un rafforzamento del ruolo internazionale di Tokyo sul piano della difesa e della sicurezza, anche attraverso un allentamento dei vincoli costituzionali che rendono difficile l’utilizzo dell’apparato militare – le cosiddette Forze di autodifesa – e un’azione sul piano economico e commerciale che punta a dare maggiore centralità al Giappone negli accordi e nelle aree di libero scambio. La firma dell’Economic Partnership Agreement (EPA) con l’Unione europea e la decisione di andare comunque avanti con il Partenariato trans-Pacifico (TPP), dopo la defezione americana decisa da Trump, vanno in questa direzione.
In conclusione, l’era Heisei, iniziata nel 1989, quando il Giappone era ancora nella sua fase di crescita allora apparentemente inarrestabile, che faceva prevedere a molti osservatori la possibilità di un sorpasso rispetto agli Stati uniti, si è invece chiusa con più punti interrogativi che certezze. Spetterà, dunque, all’era Reiwa fornire risposte ai problemi economici e sociali di quella che rimane la terza più grande economia su scala globale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca Simonelli, redazione@exportiamo.it
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