Le recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento finlandese (Eduskunta) hanno sancito il fallimento delle politiche di rigore messe in campo dalla coalizione di centro-destra che ha governato il Paese fra il 2015 ed il 2019. Tuttavia dalle urne è emerso un quadro politico ingarbugliato che non da alcuna certezza su quale sarà la prossima coalizione di governo ma che ha premiato socialdemocratici e populisti.
6.813 voti: è davvero esiguo il numero dei consensi che potrebbe cambiare il prossimo futuro di Helsinki. Dunque meno di 7.000 i voti distanziano il partito Socialdemocratico Finlandese (17,7%) dal partito populista ed euroscettico dei Veri Finlandesi (17,5%) ritrovatisi a contendersi, sul filo di lana, la leadership di formazione più votata alle elezioni dello scorso 14 aprile. Uno scenario improbabile fino ad appena qualche mese fa, quando il partito populista sembrava molto indietro nei sondaggi attestandosi su percentuali di gradimento inferiori al 10 percento, che sono poi sensibilmente cresciute con l’irruzione nell’agenda politica nazionale del tema dell’immigrazione. In soccorso del partito nazionalista fondato nel 1995 è venuto anche un caso di cronaca che ha suscitato grande scalpore ed ha profondamente scosso l’opinione pubblica in quanto alcune ragazze minorenni sarebbero state violentate da un gruppo d’immigrati. Così i Veri Finlandesi sono stati abilissimi a cavalcare quest’ondata d’indignazione popolare promettendo regole più severe per la concessione del diritto d’asilo e una politica più dura nei confronti dell’immigrazione irregolare.
Non molti sanno infatti che la Finlandia rappresenta – con appena il 6,6% – il Paese con la più bassa percentuale di popolazione nata al di fuori dei propri confini di tutta l’Europa occidentale, dato che, tra l’altro, ha subito un sensibile aumento proprio negli ultimi anni se si considera che nel 2011 era pari ad appena il 2,7%. E quindi buona parte della popolazione finlandese serba il timore che un aumento dell’immigrazione possa provocare un ulteriore arretramento delle garanzie dello stato sociale finlandese, già fortemente ridimensionato dalle politiche di austerità messe in campo dal governo Sipilä (dimessosi a marzo 2019 in seguito al naufragio della riforma del sistema sanitario) formato da un’alleanza fra le tre forze politiche più votate nella tornata elettorale del 2015: Partito di Centro, Partito di Coalizione Nazionale e Veri Finlandesi.
Tuttavia dopo due anni di governo il leader dei Veri Finlandesi, Jussi Halla-aho, resosi conto dell’impossibilità di convivere con forze politiche di centro-destra tradizionali, ha deciso di abbandonare la coalizione di governo mettendosi all’opposizione. Questa decisione, però, ha provocaro una scissione nel partito dal momento che la maggior parte dei deputati eletti fra i Veri Finlandesi decisero di rimanere al governo fondando un nuovo gruppo parlamentare, Riforma Blu.
Il progetto politico del gruppo, poi trasformatosi in partito, si è rivelato un fallimento a tal punto che non è stato in grado neanche di entrare in Parlamento raccogliendo appena lo 0,97% delle preferenze. Gli elettori finlandesi non hanno infatti digerito i tagli nel settore dell’istruzione, della salute e dei sussidi per i disoccupati anche perché è proprio su questi pilastri che si è basato il generoso modello di welfare nazionale che ha portato la Finlandia ad essere uno dei Paesi più felici al mondo. Uno schema che, per anni, è riuscito a ridurre le diseguaglianze fornendo supporto alle fasce della popolazione più deboli ed in difficoltà ma che è entrato in crisi con la recessione economica e con l’accentuarsi di fenomeni come invecchiamento della popolazione e calo delle nascite.
E, guarda caso, è proprio su questi temi che i socialdemocratici hanno tenuto a marcare la differenza con il governo precedente promettendo di aumentare la spesa pubblica rinsaldando lo storico modello di welfare scandinavo attraverso l’implementazione di misure come l’aumento delle pensioni minime di 100 euro al mese da finanziarsi attraverso un aumento delle tasse.
Adesso però i socialdemocratici dovranno ingegnarsi per mettere a frutto la loro sofferta e agognata vittoria (non succedeva dal 2003) visto che i seggi conquistati dalle forze di sinistra non sono sufficienti a formare una maggioranza e, pertanto, è assai probabile che il partito guidato dall’ex sindacalista Annti Rinne dovrà scendere a compromessi con forze politiche di centro ed in particolare con il Partito di Coalizione Nazionale ed il Partito Popolare Svedese di Finlandia.
Dal canto loro i Veri Finlandesi sembrano voler rimanere fuori dai giochi di governo dopo la fallimentare esperienza della legislatura precedente nella convinzione che non ci siano, nel panorama politico finlandese, formazioni in grado di attuare il loro programma politico che mescola posizioni di sinistra da un punto di vista fiscale, conservatrici da un punto di vista sociale e nazionaliste in materia d’immigrazione.
Inoltre i Veri Finlandesi non sembrano trovare sponde nel loro progetto di uscire dall’Eurozona ma non dalla Ue costruendo “un meccanismo ordinato di uscita dall’Eurozona che oggi non esiste” al fine di assicurare il fatto che “future crisi, come il disastro greco, facciano meno danni”. Tuttavia il partito populista non vuole abbandonare l’Ue a tutti i costi perché è consapevole che molti cittadini finlandesi non sarebbero d’accordo e che, senza la creazione di tale meccanismo, l’uscita potrebbe provocare gravi danni all’economia del Paese nordico.
Rapporti con l’Italia
I rapporti fra Italia e Finlandia sono buoni anche se l’interscambio commerciale fra i due Paesi, di poco inferiore ai 3,3 miliardi di euro, rimane di portata abbastanza modesta anche in ragione della limitata numerosità della popolazione finlandese (5,5 milioni di abitanti). Tuttavia nel 2018 si è rilevato un incremento dell’export italiano in Finlandia pari al 7,4% con le categorie macchinari industriali e apparecchiature elettroniche, che mantengono – da sole – circa il 30% del valore complessivo del nostro export.
Si segnala poi un altro settore in cui la collaborazione fra Roma ed Helsinki dovrebbe crescere nei prossimi anni: il trasporto su rotaia. Il gruppo Mermec si è infatti aggiudicato – nel 2016 – un’importante gara per la fornitura di un servizio di misurazione e diagnostica degli oltre 6.000 km di linee ferroviarie finlandesi (per un valore compreso fra 40 e 80 milioni di euro) a partire dal primo gennaio 2019 sino al 31 dicembre 2028 e prorogabile per ulteriori 5 anni. Inoltre nel 2018 il Gruppo Almaviva ha vinto un bando di gara indetto dall’Agenzia nazionale dei Trasporti finlandese per la realizzazione del nuovo sistema di informazione al pubblico nelle oltre 200 stazioni ferroviarie sull’intero territorio nazionale.
Insomma le opportunità di collaborazione sull’asse Roma-Helsinki sembrano crescere come certificato anche da Sace che vede buone prospettive per l’export Made in Italy sul territorio finlandese con una crescita che, da qui al 2021, dovrebbe attestarsi su ritmi medi superiori al +3% annuo.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA