Paesi Bassi: il "paradiso fiscale" che predica rigore

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18 Marzo 2019 Categoria: Focus Paese Paese:  Paesi Bassi

Amsterdam, dall’alto di un andamento economico eccellente e con una situazione di bilancio pubblico invidiabile manifesta una crescente insofferenza nei confronti di quei Paesi che, come l’Italia, hanno più di una difficoltà a far quadrare i propri conti. Ma anche il “Paese dei tulipani” ha qualche scheletro nell’armadio.

I Paesi Bassi rappresentano, per molti versi, un modello economico cui aspirare grazie a un mix di ingredienti fra cui contenuto peso del fisco (corporate tax recentemente ridotta dal 20 al 19% per i redditi fino a 200mila euro), ottima qualità dei servizi pubblici, basso livello di disoccupazione e grande orientamento verso innovazione e green economy. Un altro mondo rispetto ad altri Paesi europei che, come l’Italia, faticano non poco ad efficientare il proprio sistema economico dovendo, ormai ogni anno, scendere a patti con le richieste d’austerity europee. Abbassamento del debito pubblico, stanziamento di una quota crescente di risorse per gli investimenti a scapito della spesa corrente e maggiori sforzi in tema di riforme sono ormai divenuti un mantra ripetuto agli esecutivi italiani di ogni colore politico da istituzioni comunitarie, organizzazioni internazionali e governi nazionali. E fra i più accesi sostenitori di una politica di bilancio rigorosa ci sono storicamente proprio i Paesi Bassi la cui rigidità, con il ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, sembra addirittura aumentata rispetto al recente passato.

Il 43enne infatti ritiene assai poco convincente il tanto sudato accordo trovato qualche mese fa fra Roma e la Commissione Europea e chiede a gran voce ulteriori sforzi e chiarimenti dal governo italiano in tema di deficit e debito pubblico. Una posizione che rispecchia in pieno le convinzioni di un Paese che ritiene non solo di aver fatto i “compiti a casa” ma anche di averli fatti da primo della classe esibendo un rapporto debito/Pil intorno al 55%, un tasso di disoccupazione sotto il 5% ed un reddito pro capite medio vicino ai 55mila dollari annui. Tutti elementi che rappresentano la forza di un’economia fortemente basata sul terziario (produce oltre il 70 percento del Pil) e che può contare su una domanda interna in salute anche grazie alla politica fiscale del governo che ha posto in essere un processo virtuoso di crescita dei salari.

Anche i Paesi Bassi però dovranno fare i conti, nei prossimi anni, con il rallentamento economico globale che minerà la crescita dell’export di prodotti Made in Nederlands, uno dei fattori trainanti della crescita olandese che – infatti – secondo il gabinetto macro-economico per il governo (CPB) dovrebbe frenare al +1,5% nel biennio 2019-2020, restando di poco sopra la media Ue.

L’esecutivo guidato da Mark Rutte, formatosi ad ottobre 2017 dopo ben 7 mesi di trattative e comprendente conservatori, progressisti e due partiti di centro, appare tuttavia in difficoltà sia nei numeri parlamentari (conservando un solo seggio di vantaggio in entrambe le camere di rappresentanza) sia nei sondaggi. E, in questo senso, il rinnovo del Senato che si terrà alla fine di maggio prossimo potrebbe rivelarsi un momento cruciale per i destini del terzo governo Rutte.

Rapporti con l’Italia

I rapporti economici fra Italia e Paesi Bassi sono molto significativi con un interscambio commerciale che, nel 2017, ha toccato i 33 miliardi di euro. Un ammontare rilevante soprattutto se si considera che stiamo parlando di un piccolo Paese di appena 17 milioni di abitanti. Va quindi evidenziato che i Paesi Bassi, oggi, rappresentano il decimo mercato di sbocco per l’export italiano e si stima che seguiranno un trend di crescita interessante (intorno al +3-4% annuo) da qui al 2021, come confermato dai dati parziali relativi allo scorso anno in cui si è registrata – nei primi 10 mesi dell’anno – una crescita delle vendite di prodotti italiani nel “Paese dei tulipani” pari al 13,4%. Fra i prodotti nostrani più apprezzati da Amsterdam occupano un peso di rilievo quelli della meccanica strumentale seguiti da prodotti chimici, abbigliamento e prodotti agroalimentari. La grande disponibilità dei consumatori “orange” ad acquistare i nostri beni di consumo può costituire un grande vantaggio per le nostre Pmi anche se, per rinsaldare ulteriormente le relazioni bilaterali, sarebbe sicuramente positivo che le istituzioni olandesi dimostrassero una maggiore “clemenza” nei confronti del Belpaese.

Soprattutto perché alcuni aspetti non esattamente lodevoli sono emersi dai dati diffusi da Oxfam che ha stimato in 35,1 miliardi di euro il danno annuo (a livello di mancato gettito) prodotto dall’elusione fiscale nel Vecchio Continente che, per l’80%, si sarebbe diretta verso Olanda, Lussemburgo ed Irlanda attraverso sofisticate operazioni di spostamento dei profitti. Secondo la confederazione internazionale di organizzazioni no profit “per l’Italia l’ammanco fiscale si attesta intorno a 6,5 miliardi di euro: una cifra che, se reinvestita nel bilancio sanitario, avrebbe potuto portare a una riduzione fino al 18% della spesa medica out-of-pocket delle famiglie italiane (al netto delle detrazioni)“. Come dire: è giusto fare il risanamento e spingere gli altri Paesi a fare del loro meglio ma chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Effettivamente i Paesi Bassi, come sottolineato dalla Commissione Ue, possiedono “regole fiscali utilizzate da multinazionali impegnate in strutture di pianificazione tributaria aggressiva” ed offrono agevolazioni fiscali vantaggiosissime ai grandi gruppi internazionali. Esibire un attivo di bilancio ed un debito sceso sotto alle soglie prevista da Maastricht quindi non può “assolvere” un Paese che, negli anni, ha sottratto agli altri stati Ue centinaia di miliardi di base fiscale. Una presa di coscienza di quanto un tale comportamento sia scorretto nei confronti delle altre economie europee costituirebbe quindi un elemento di novità che rasserenerebbe le relazioni fra Roma ed Amsterdam rappresentando la base di partenza per un ulteriore intensificazione della collaborazione economica fra i due Paesi.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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