Il piccolo stato posto situato al centro del Vecchio Continente rappresenta la nona meta più scelta dagli expat italiani nel 2018, come risulta dai dati relativi ai cittadini italiani iscritti all’Aire per solo espatrio contenuti nell’ultimo rapporto “Italiani nel Mondo”. Scopriamo insieme quali sono le opportunità offerte dal piccolo Paese multilingue.
3062. Questo è il numero ufficiale degli expat italiani che, nel 2018, si sono trasferiti in Belgio, piccolo Paese sede di alcune delle principali istituzioni comunitarie che conserva un certo fascino fra i nostri connazionali visto e considerato che lo scorso anno è stato preferito ad una serie di realtà come Australia, Canada, Irlanda, Austria, Portogallo e Paesi Bassi che, per ragioni diverse, hanno un certo ascendente sugli italiani pronti a lasciare il Belpaese. Inoltre, con 267.912 registrazioni all’Aire, il Belgio si posiziona al settimo posto fra i Paesi che, in assoluto, accolgono il maggior numero di italiani, risultato migliore di quello degli Stati Uniti che “inseguono” con 263.447 presenze certificate.
Chiaramente è bene ricordare che i numeri ufficiali possono differire, anche in misura non trascurabile, da quelli effettivi poiché prendono in considerazione solo i cittadini italiani che hanno intenzione di rimanere nel Paese estero per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi (solo in questi casi vige l’obbligo di iscrizione all’Aire). Senza dubbio tuttavia il Belgio offre un contesto economico ed occupazionale piuttosto interessante ed una posizione geografica privilegiata che permette di raggiungere importanti capitali europee come Londra, Parigi ed Amsterdam in tempi limitati.
Prima di prendere la decisione di trasferirsi in Belgio è bene raccogliere alcune informazioni preziose che potrebbero aiutare l’aspirante expat.
1) Rimanere sul territorio belga non è così facile
Pur facendo parte dell’Unione Europea ed essendo quindi estremamente semplice entrare sul territorio belga (è sufficiente portare con sé un documento d’identità valido), le autorità locali effettuano dei controlli abbastanza severi per coloro i quali vogliono rimanere all’interno dei confini nazionali a lungo termine. In primo luogo se si vuole rimanere in Belgio per un periodo di tempo superiore ai 3 mesi è necessario recarsi presso gli Uffici Stranieri del Comune in cui si è intenzionati a rimanere, muniti di documento d’identità e contratto d’affitto, dichiarando la ragione per quale ci si vuole trasferire in Belgio. Contestualmente avverrà il rilascio di un documento provvisorio (rijksregisternummer o numéro de Registre National), più o meno l’equivalente del codice fiscale italiano, essenziale per iniziare a lavorare. A distanza di pochi giorni la polizia locale provvederà ad effettuare un controllo che certifichi la validità dell’indirizzo di residenza comunicato. Tuttavia per ottenere il definitivo ok dalle autorità locali ed il rilascio di una carta d’identità elettronica belga, che equivale ad un permesso di soggiorno di durata pari a 5 anni, è necessario presentare altri documenti (in un nuovo appuntamento solitamente fissato a 3 mesi dal primo) e soprattutto un contratto di lavoro o, in alternativa, un documento che attesti la libera professione o lo status di studente. In particolare, per le autorità è importante che il richiedente sia in grado di dimostrare di poter provvedere al proprio sostentamento. Nel caso in cui in questo secondo appuntamento non si sia ancora riusciti a trovare un impiego si dovrà almeno fornire evidenza di star cercando attivamente un lavoro e starà poi alle autorità, vagliati i documenti forniti, decidere se concedere tre mesi di proroga o meno. In caso di diniego il richiedente dovrà lasciare il Paese ed eventualmente ricominciare la procedura dall’inizio.
2) Scegliere l’area del Paese in cui trasferirsi in base alle proprie competenze linguistiche
Nel Paese vi sono tre lingue ufficiali: il fiammingo, il francese ed il tedesco. Il fiammingo è parlato nelle Fiandre, il francese in Vallonia, mentre il tedesco è di gran lunga minoritario dal momento che è conosciuto solamente da meno dell’1% dei cittadini localizzati in particolar modo in alcuni paesi nella provincia di Liegi, al confine con la Germania. La lingua prevalente è comunque il fiammingo, una variante più “morbida” dell’olandese, parlata da circa il 60% della popolazione. Tuttavia nel principale centro urbano del Paese, Bruxelles, è il francese la lingua predominante e di gran lunga più utilizzata dai cittadini. Va poi detto che è possibile trasferirsi in Belgio anche conoscendo solo l’inglese dal momento che esistono diverse opportunità lavorative presso società multinazionali in cui non è richiesta la conoscenza del francese o del fiammingo.
3) Attenzione al lavoro nero
Lavorare senza regolare contratto in Belgio può essere molto rischioso perché nel Paese ci sono leggi che sanzionano pesantemente non solo il datore di lavoro ma anche il lavoratore considerato a tutti gli effetti come “complice” di un danno prodotto ai danni dello Stato. Per questo dal maggio 2016 tutti i lavoratori che si trovano consapevolmente in un rapporto di lavoro a nero non solo rischiano una multa che va dai 60 ai 600 euro ma saranno anche obbligati a versare le tasse non percepite dal fisco belga. Su un salario mensile di circa 1600 euro si parla di circa 200 euro al mese.
4) I settori più interessanti
Le opportunità occupazionali in Belgio variano molto a seconda del settore ma quel che è certo è che Bruxelles ed Anversa sono sedi di svariate compagnie che operano a livello internazionale. La maggior parte dei posti di lavoro disponibili sono per lavoratori altamente qualificati nei seguenti settori: servizi, finanza, istituzioni internazionali, real estate, istruzione e turismo. Inoltre, è importante sapere che, nonostante il tasso di disoccupazione rimanga intorno al 7%, il Paese soffre di una mancanza di informatici, ingegneri, tecnici, architetti, insegnanti, personale amministrativo, infermieri, ostetriche, elettricisti, idraulici e falegnami.
5) Facilità di fare impresa
Il Belgio costituisce una meta assai ambita anche per la classe imprenditoriale dal momento che esso si posiziona, secondo la Banca Mondiale, al 33esimo posto su 190 Paesi nella variabile “starting a business”. Creare un’impresa è semplice perché è possibile sbrigare tutte le procedure burocratiche in meno di una settimana. Infine si segnala che a fine 2017 è stata approvata una riduzione delle imposte sulle imprese dal 33,99% al 29,58%, con ulteriore riduzione al 25% nel 2020. In più, a determinate condizioni, le piccole imprese possono accedere ad un regime agevolato al 20,4% sui primi 100mila euro di reddito imponibile.
In conclusione non si può negare che il Belgio, ed in particolare Bruxelles, offrano a lavoratori ed imprenditori italiani intriganti opportunità in un ambiente internazionale e multiculturale ed il dato sulla presenza straniera, che si aggira attorno al 10% della popolazione, non fa altro che confermare l’elevato appeal del Paese al di fuori dei propri confini nazionali.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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