Con Nicola Tanzini, Ceo di intarget, abbiamo parlato della società di digital marketing che, con la recente apertura a Shanghai, si dimostra sempre più proiettata su un palcoscenico internazionale.
Se dovesse scegliere un aggettivo rappresentativo di intarget quale sceglierebbe e perché?
Probabilmente un singolo aggettivo potrebbe non bastare per descrivere intarget. Credo che quelli più corretti siano “entusiasta e intraprendente”. intarget è una realtà che nasce fin da subito con una forte energia unita ad una grande voglia di anticipare i tempi.
Quali sono gli elementi e le condizioni che ne hanno decretato il successo sul mercato attuale?
Internazionalizzazione e innovazione sono gli elementi che ci permettono di svolgere al meglio il nostro lavoro, ovvero accompagnare grandi aziende nazionali e internazionali verso il raggiungimento dei loro obiettivi. Il monitoraggio costante dei flussi digitali ci permette di intervenire in tempo reale nella gestione di tutte le campagne di comunicazione, un’osservazione costante possibile attraverso le più avanzate tecnologie al servizio del marketing. Se la tecnologia ha un ruolo centrale nella nostra attività, siamo convinti che a fare la differenza sia sempre il fattore umano. Da oltre 18 anni puntiamo, infatti, ad attrarre i migliori talenti del digitale. Solo quest’anno abbiamo inserito in azienda più di 40 collaboratori, arrivando a contare ben 130 professionisti, con un’età media di trentacinque anni, di cui il 60% è composto da donne. Inoltre molti dei nostri professionisti provengono da diversi Paesi del mondo e per questo in azienda si parlano fluentemente oltre 10 lingue fra cui il cinese, il russo e l’arabo. Questo aumenta esponenzialmente l’efficacia del nostro supporto ai brand che puntano ai mercati internazionali.
Quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?
A ogni cliente, dedichiamo un team nel quale creatività ed esperienza utente sono protagonisti: i nostri team hanno le competenze per analizzare le caratteristiche, i comportamenti e le preferenze del mercato e quale percorso faccia il potenziale cliente per entrare in relazione con i brand. Dall’analisi di queste informazioni nasce la creazione del piano strategico che coinvolge le varie leve del marketing digitale ma non è solo una questione di capacità tecniche o strumenti all’avanguardia perché crediamo che, per ottenere delle performance lavorative migliori, sia fondamentale riuscire a ritagliarsi momenti per riflettere, condividere idee e sviluppare la creatività all’interno di spazi in cui i rapporti umani siano facilitati. Aree di lavoro non convenzionali, zone di svago, sale riunioni all’avanguardia, momenti di team building interno, permettono non solo di incrementare la passione per il lavoro e le soddisfazioni ma di aumentare la creatività e quindi la soluzione dei problemi. Secondo noi produttività e benessere aziendale devono andare di pari passo.
Nel contesto attuale, in che modo sviluppare strategie di digital marketing può essere utile ad un’azienda per affacciarsi sui mercati esteri ?
Il report “European Programmatic Market Sizing”, ha evidenziato che il mercato pubblicitario display programmatic in Europa ha registrato un altro anno di crescita a doppia cifra salendo del 27,1% e raggiungendo un valore di 12 miliardi nel 2017. La capacità di gestire e analizzare i dati diventerà sempre più rilevante per le aziende e lo stesso report ricorda la necessità di una formazione adeguata per portare avanti in maniera efficiente le attività e le successive misurazioni delle metriche. Le strategie integrate che creiamo sono in continua espansione, con l’obiettivo di aprire nuovi canali e nuove vie di comunicazione tra il brand ed il suo pubblico, passando attraverso la strategia, le sponsorizzazioni, la creatività, l’analisi dei dati e l’utilizzo dei social. Per aprire nuovi canali esteri bisogna, però, conoscere il mercato su cui ci si affaccia, non solo attraverso numeri e statistiche di settore, ma anche approfondendone la cultura ed il contesto sociale, evitando così approcci stereotipati che possono minare la buona riuscita di un progetto di internazionalizzazione.
Nella sua esperienza qual è stato il mercato più problematico e quello con maggiori margini di successo?
Credo non esista un mercato problematico in senso assoluto: esistono soltanto scenari più complessi rispetto ad altri. Gestiamo il 75% del budget dei nostri clienti sui mercati internazionali, nel 2012 siamo partiti con la creazione di intarget Suisse, con sede a Lugano, in Svizzera, nata proprio per supportare i clienti dell’area D-A-CH (Germania, Austria, Svizzera) e abbiamo da poco aperto in Cina, a Shanghai, un’altra sede per permettere alle aziende nazionali e internazionali di entrare in un mercato vastissimo, ma completamente diverso dal nostro. Ogni mercato è diverso, ha delle peculiarità, ma forse quello che ci mette di fronte alla sfida più grande è proprio quello cinese: un mercato enorme, complesso ma non complicato, che necessita dei giusti strumenti e del mindset adeguato per un approccio efficace. Interfacciarsi con la loro cultura senza conoscerla è controproducente e rischioso. Ad esempio in Cina 753 milioni di persone utilizzano Internet via mobile e il 37% di queste fanno acquisti attraverso i propri smartphone su piattaforme digitali estremamente evolute. I clienti dei prodotti del lusso in Cina hanno 30 anni in meno rispetto al mercato occidentale e pertanto il modo in cui i clienti cinesi vengono a conoscenza di un prodotto e lo valutano, si differenziano completamente dal nostro. Anche la comunicazione deve essere diversa perché i negozi fisici servono per fare esperienza, ma l’acquisto, nella maggior parte dei casi avviene online. Capire questo tipo di meccanismi determina il successo o meno di una campagna di internazionalizzazione.
Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Prima di arrivare all’apertura della nuova sede di Shanghai siamo passati da un processo graduale, che ci ha consentito di conoscere il contesto cinese con il rispetto e l’attenzione che merita. Agli imprenditori che puntano ai mercati esteri consiglierei senza dubbio di circondarsi dei migliori professionisti con cui confrontarsi, di dedicare molto tempo allo studio del contesto socio-culturale a cui ci si affaccia, ponendosi le giuste domande.
Obiettivi per il futuro?
Il 2019 sarà un anno molto importante, perché lavoreremo, da una parte, per strutturare e consolidare la nostra presenza e la nostra proiezione internazionale, dall’altra, per supportare una fortissima crescita che prevediamo nell’area del martech, quindi, legata alle tecnologie per il marketing digitale. Miriamo a potenziare sempre di più il team legato alla rivendita delle tecnologie di Google, che personalmente considero le più efficaci e valide sul mercato per chi investe in advertising online. Si tratta di un’area di business molto interessante per noi, anche perché riflette una reale e impellente necessità per gli investitori pubblicitari, ossia quella di dotarsi di un’infrastruttura che consenta di mantenere alto il livello di competitività in un contesto di mercato sempre più difficile, dove la capacità non solo di gestire, ma di analizzare i propri dati è divenuta, ormai, imprescindibile.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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