Emilia Food Love, la qualità del cibo emiliano strizza l’occhio al Giappone

Emilia Food Love, la qualità del cibo emiliano strizza l’occhio al Giappone

21 Novembre 2018 Categoria: Un'Italia da Export

Con Rossella Perri, titolare dell’e-commerce che commercializza le eccellenze agroalimentari emiliane, abbiamo parlato dei futuri progetti d’espansione dell’azienda che, oltre a migliorare la propria offerta sul mercato a stelle e strisce, punta con decisione verso Tokyo.

Ci racconti brevemente la storia della sua azienda…

Nel 2011, durante il viaggio di nozze con mio marito, ci siamo ritrovati a “cercare casa lontano da casa”: tra gli scaffali di un supermercato sulla East Coast americana, tra i food truck, nelle botteghe e tra le mani di chi gustava il pranzo seduto a gambe incrociate sotto un albero di Central Park. Quel giorno, abbiamo capito che non ci sarebbe stato niente di più bello che riuscire a portare la nostra casa in tutte le case, su tutte le tavole, in tutte le strade, su tutte le panchine del mondo. Abbiamo dedicato ogni minuto libero alla ricerca di piccoli produttori che condividessero la nostra stessa passione. Incontrarli ed avere il privilegio di conoscerli è stato un passo deciso verso la nascita dell’azienda, fino al giorno in cui a quell’idea non è stato trovato un nome che racchiudesse in sé tutto l’amore e la dedizione che dal primo momento e senza bisogno di parole avevamo deciso di dedicargli. Così è nata Emilia Food Love: dal desiderio di trasformare un sogno in un mestiere da amare, per tutti coloro che cercano qualità e cura, selezione ed esclusività e non si accontentano di un’imitazione. La nostra mission è portare nelle case, 365 giorni l’anno, la qualità e l’eccellenza dei cibi tipici emiliani mettendo a disposizione passione e competenza.

Quale metodologia d’ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?

Ad oggi distribuiamo i nostri prodotti in Europa, principalmente in Regno Unito, Germania e Francia. Siamo partiti utilizzando la rete per far conoscere il nostro brand e raggiungere i clienti finali direttamente dal nostro e-commerce, rafforzando l’identità del nostro marchio mediante l’utilizzo dei social network (prevalentemente Facebook ed Instagram).
La rete è un mezzo potentissimo per abbattere i confini territoriali ed avvicinare il cliente finale all’esperienza d’acquisto che puntiamo a fargli vivere.
Di recente siamo sbarcati oltreoceano, attivando il nostro e-commerce destinato al mercato statunitense per una piccola parte dei nostri prodotti.
Abbiamo avviato, inoltre, una collaborazione con un noto leader del commercio online che ci ha permesso di ridurre i costi di logistica all’estero, di essere più celeri nella distribuzione e nell’esternalizzazione del customer service.

In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità?

È stata decisamente una scelta. Fin dalla nascita di Emilia Food Love, avevamo in mente di concentrare i nostri sforzi sul mercato estero. La qualità del Made in Italy, continua ad avere un certo appeal all’estero, ma oggi sconta una fortissima competizione di prodotti che richiamano all’italianità e che si limitano ad imitare le nostre eccellenze. Avevamo fin da subito in mente di poter rappresentare l’Italia all’estero e più specificatamente l’Emilia Romagna che, della gastronomia italiana, detiene il maggior numero di prodotti a Denominazione di Origine/Geografica protetta.

Nella sua esperienza qual è stato il mercato più problematico e quello con maggiori margini di successo?

Sicuramente esportare nei Paesi europei è molto più agevole rispetto ad altre geografiche, sia per questioni di prossimità territoriale che per la presenza di un mercato unico e di un quadro normativo abbastanza uniforme per quanto attiene agli obblighi di tipo sanitario che i prodotti agroalimentari devono rispettare. Il mercato statunitense, da questo punto di vista, rende questo processo più complesso ed articolato, anche alla luce delle variazioni normative degli ultimi anni, non per ultimi i costi d’esportazione della merce e della logistica decentrata. Proprio il tema logistico, risulta per noi particolarmente ostico in quanto alcuni prodotti hanno delle significative limitazioni all’importazione (es. insaccati) ed i prodotti freschi/stagionati, richiedono una rete distributiva celere e organizzata. Esso rimane però il mercato più promettente per la nostra azienda, in termini di volumi di vendita, clienti potenziali, richiesta del prodotto ed identità del brand.

Se non si conoscono le modalità per accedere ad un mercato estero è facile cadere in trappole da parte di operatori locali?

Assolutamente sì. Nell’ultimo anno siamo stati contattati da innumerevoli aziende che si proponevano per metterci in contatto con distributori/importatori sul mercato estero. È essenziale, da questo punto di vista, avvalersi di un’attenta analisi del mercato di destinazione per meglio comprendere le difficoltà che ci si troverà ad affrontare e quali potranno essere le “trappole” che eventuali operatori stranieri locali possano trarci. È altrettanto vero però, che non si può generalizzare, molto dipende dal grado di preparazione dell’azienda e dalla ricerca di un partner locale che, a volte, risulta imprescindibile.

Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

Anche in questo caso, l’Europa risulta un mercato più semplice.
Per l’esportazione verso gli Usa, sono necessari alcuni adempimenti doganali non previsti nell’area euro, come ad esempio un Fsvp (importatore registrato) e l’autorizzazione Fda per i prodotti alimentari. Anche dal punto di vista fiscale la eterogeneità normativa di ogni singolo stato americano, sia in termini di imposte dirette che di aliquote ed esenzioni per determinate categorie merceologiche, complica ulteriormente il rapporto con la burocrazia.

Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

Si, nei prossimi mesi prevediamo di allargare la disponibilità della nostra gamma prodotti al mercato USA e stiamo già lavorando per arrivare anche nel mercato giapponese.

Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Analizzare con molta attenzione la richiesta del prodotto/i da commercializzare, verificando la domanda, i competitor, i costi per l’esportazione ed eventuali dazi che possano incidere in maniera significativa sul prezzo al quale il prodotto verrà commercializzato.
Verificare preventivamente tutti gli obblighi documentali/fiscali da ottemperare per non trovarsi in difficoltà nel momento in cui il business sarà avviato.
Spesso, come inizialmente successo anche a noi, si rinuncia a determinati mercati per timore della complessità e del carico di lavoro ma con determinazione, perseveranza e conoscenza è possibile riuscire a superare gli ostacoli che si presentano.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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