Con Paolo Rota, Amministratore Delegato di 1Control, abbiamo parlato della startup bresciana che intende smaterializzare le credenziali di accesso ad abitazioni e uffici.
Da dove nasce l’idea di 1Control?
L’idea nasce dall’intuito di Francesco Sarasini, giovane ingegnere bresciano che, prendendo spunto dalla forte diffusione dello smartphone, oggetto che ormai ognuno di noi porta sempre con sé, ha pensato di virtualizzare il telecomando apri-cancello ideando una soluzione che permettesse di gestire le aperture automatizzate direttamente da questo dispositivo. Studiando ed ingegnerizzando così il primo prototipo – all’interno dell’incubatore Superpartes dove già lavorava – Francesco ha trovato le risorse e le competenze necessarie allo sviluppo della soluzione: ed ecco che è nata 1Control!
Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?
Il nostro team è composto da tutte le figure necessarie per lo sviluppo di una startup: infatti abbiamo sia persone con approfondite competenze tecniche elettroniche ed informatiche, sia persone con competenze manageriali ed imprenditoriali che vantano curricula che si distinguono in diversi settori, come quello delle vendite, della comunicazione e della gestione delle risorse umane.
Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?
La burocrazia e l’accesso al credito. Un’impresa giovane e snella troppo spesso si trova a dover gestire i rapporti con gli enti attraverso iter burocratici che rendono difficoltosa e complicata ogni iniziativa, facendone anche lievitare i costi. Inoltre le startup non sempre sono viste di buon occhio dal sistema creditizio tradizionale che si fonda su basi ormai vecchie e superate e che quindi non concede facilmente finanziamenti. Proprio per questa ragione le aziende più giovani, come la nostra, cercano soluzioni nuove, come l’equity crowdfunding. 1Control infatti ha da poco adottato questo strumento, con una campagna di raccolta capitali iniziata il 16 luglio.
Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?
Sicuramente il nostro target di riferimento sono gli Stati Uniti ed il Nord Europa, aree perfette per sviluppare le nostre attività. In questi mercati l’inserimento può essere facilitato principalmente da due fattori: la mentalità aperta degli attori su quei mercati, più orientati all’acquisto di soluzioni smart come quella che proponiamo noi, e la visione positiva nei confronti dell’investimento nelle imprese giovani e con alto potenziale.
Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?
Sì, purché gli incubatori e gli acceleratori siano gestiti da persone attente ed oculate che basino il loro lavoro sul potenziale successo della giovane iniziativa.
Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?
Li inviteremmo a focalizzarsi sulle soluzioni e sulle tecnologie ricordandosi però sempre di pensare al mercato potenziale ed a una strategia per raggiungerlo. È poi fondamentale assicurarsi che nel team ci siano tutte le competenze per portare sul mercato selezionato i prodotti sviluppati.
Obiettivi per il futuro…
Pensiamo sempre a nuove soluzioni, che possano implementare l’esperienza d’uso del cliente. Focalizziamo la nostra attenzione sullo smartphone, perché è lo strumento del futuro, essendo in grado di “smaterializzare” gli oggetti di uso quotidiano (come abbiamo già fatto con il telecomando). Nel nostro futuro vediamo nuovi oggetti smaterializzati come le chiavi e molto altro ancora…
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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