Guatemala, prospettive nebulose senza un cambio di passo

Guatemala, prospettive nebulose senza un cambio di passo

02 Luglio 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Guatemala

Il Paese centroamericano non sembra ancora in grado di cambiare il proprio destino attraverso l’implementazione di serie e radicali riforme assolutamente necessarie per rilanciare la crescita dell’economia nazionale.

Vi ho fatto ridere come comico, non vi farò piangere da presidente”. Fa una certa impressione rileggere questa frase dopo due e anni e mezzo dall’inizio del mandato presidenziale di Jimmy Morales, ex attore comico e produttore televisivo, riuscito a conquistarsi la fiducia degli elettori guatemaltechi soprattutto grazie alla sua capacità di apparire come una figura nuova rispetto ai politici tradizionali.

Con la sua presidenza però poco o nulla è realmente cambiato ed anzi il self-made man in salsa centroamericana (figlio di una venditrice ambulante) ha rapidamente perso molta della sua credibilità nei suoi primi 30 mesi di governo.

La situazione assume dei contorni ancora più paradossali se si considera la distanza siderale fra il motto della sua campagna “Né corrotto, né ladro” e la decisione presa dal parlamento del Guatemala a settembre 2017, ovvero concedere l’immunità al presidente per evitargli una pericolosa indagine in tema di presunti finanziamenti illegali.

Dal momento che il numero dei parlamentari potenzialmente implicati nell’indagine è molto elevato in parlamento si è formato un fronte compatto e trasversale a tutte le forze politiche per preservare l’immunità di Morales.

Così l’uomo dell’antipolitica (presentatosi alle urne con la maglietta della nazionale di calcio guatemalteca) una volta conquistato il potere sembra aver smarrito la sua capacità di parlare alla pancia del Paese come fatto in campagna elettorale attraverso il ricorso a semplificazioni marcatamente populistiche come “La povertà è colpa della corruzione” oppure “Non possiamo spendere milioni in campagna elettorale in un Paese dove i bambini muoiono di fame”.

Ma sono anche i dati economici ad inchiodare Morales incapace di incidere sui principali nodi irrisolti che attanagliano il Paese: corruzione, violenza e povertà. Oggi in Guatemala quasi il 60% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, il reddito pro capite è appena superiore agli 8000 dollari e la bilancia commerciale rimane fortemente in negativo.

Tuttavia, pur esibendo livelli di disuguaglianza sociale incredibilmente elevati, il Guatemala rimane la più grande economia dell’America Centrale ma, senza un consistente afflusso di capitali pubblici e privati, appare molto complicato conseguire ambiziosi risultati in termini di sviluppo.

Inoltre per supportare uno dei comparti più importanti dell’economia guatemalteca, quello turistico (che occupa circa 466mila persone, il 7,2% del totale), sarebbe molto importante un miglioramento delle generali condizioni di sicurezza mentre oggi nel Paese si ravvisa ancora un alto indice di violenza con criminalità diffusa (omicidi, rapine a mano armata e sequestri ai fini di estorsione), in particolare in alcuni quartieri della capitale e nelle principali città.

Un altro fattore che può frenare lo sviluppo del turismo locale è rappresentato dall’enorme esposizione del Paese al rischio di calamità naturali come dimostrato dalla recente eruzione del vulcano Fuego. Il ministro del turismo del Guatemala, Jorge Mario Chajón, sta cercando di limitare i danni economici sottolineando che le principali attrazioni turistiche – come Città del Guatemala e il suo centro storico, il parco nazionale di Tikal, il lago Atitlán, il monumento naturale Chichicastenango, Semuc Champey, Quetzaltenango, Izabal, Esquipulas, Guatemágica – sono lontane dall’eruzione vulcanica e quindi sicure.

Per il momento comunque la crescente pressione della pubblica opinione su Morales ed il suo esecutivo hanno prodotto “solamente” un rimpasto di governo all’inizio del 2018. In politica estera invece le posizioni del Guatemala sono molto influenzate dagli Stati Uniti come testimoniato dalla decisione di Morales di riconoscere l’apertura dell’Ambasciata israeliana a Gerusalemme insieme ad un ristrettissimo numero di altri Paesi. Washington è infatti molto interessata a mantenere la propria egemonia storica sul cosiddetto Triangolo del Nord del Centro America costituito da tre stati – Salvador, Honduras e Guatemala – e per riuscirci si sta avvalendo dello strumento dell’Alianza para la Prosperidad, un ampio programma di sviluppo che si propone di combattere corruzione, criminalità e narcotraffico ma che in realtà ha come obiettivo principe la riduzione del numero di migranti che da questi Paesi si spostano verso gli States in cerca di fortuna.

Rapporti con l’Italia

Nonostante al momento non siano ancora disponibili i dati sull’interscambio commerciale Guatemala-Italia relativi al 2017 vediamo come nel 2016 l’export di Made in Italy in Guatemala sia stato pari a € 113,2 milioni, in aumento del 9,7% sul valore del 2015, mentre le importazioni sono state pari a € 101,6 milioni, in calo del 3,8% sul 2015.

Fra le principali voci merceologiche del nostro export sono “Altre macchine per impieghi speciali n.c.a. (incluse parti e accessori)” per un importo di € 13,4 milioni (+139,2%), “Macchine tessili, macchine e impianti per il trattamento ausiliario dei tessili, macchine per cucire e per maglieria (incluse parti e accessori)” per € 7 milioni (+48,9%) e “Macchine per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (incluse parti e accessori)” per € 5,6 milioni (+80,6%).

Sul fronte investimenti invece va detto che la normativa sugli investimenti esteri vigente in Guatemala garantisce un’assoluta parità di trattamento tra operatori locali ed esteri. Inoltre gli imprenditori stranieri possono godere della più totale libertà di movimento di capitali ed hanno la possibilità di rimpatriare i dividendi.

Fra i principali incentivi agli investimenti è opportuno segnalare La Ley de incentivos para el Desarrollo de Proyectos de Energia Renovable che garantisce l’esenzione dell’imposta sul reddito per 10 anni, l’esenzione dal pagamento dei dazi doganali sulle importazioni, dell’Iva e di altri oneri sull’importazione di macchinari e strumentazione che devono però essere utilizzati solamente per la generazione di energia nell’area dove siano ubicati tali progetti.

Infine è bene ricordare che nonostante la posizione geografica del Paese sia davvero ottima senza un cambio di passo (a livello di riforme) l’ambizione di diventare un ponte strategico fra America del Nord ed America del Sud rimarrà solo una chimera.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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