Con Andrea Sozzi Sabatini – Fondatore e CEO di Agrorobotica – abbiamo parlato della startup innovativa che si occupa della progettazione, produzione e commercializzazione di droni e sistemi di monitoraggio in ambito agricolo.
Da dove nasce l’idea di Agrorobotica?
L’idea di Agrorobotica nasce per caso, ma non troppo…Dopo aver maturato una pluriennale esperienza lavorativa in finanza a Londra e successivamente a Zurigo ho deciso di investire in agricoltura e così, verso la fine del 2015, ho creato la società Olive Grove Partners con lo scopo di investire in oliveti di nuova generazione e colture sperimentali in Toscana. Quando nel 2017 ho deciso di dedicarmi totalmente alla mia azienda agricola, mi sono reso velocemente conto che, sebbene il monitoraggio dei parassiti e delle malattie costituisca un passo fondamentale nella gestione efficiente di una moderna azienda agricola, ben pochi progressi sono stati fatti negli ultimi 50 anni, soprattutto per quello che riguarda il monitoraggio degli insetti dannosi. Dopo aver individuato il problema ed aver appurato l’assenza di soluzioni all’avanguardia, ho selezionato ed ingaggiato un team multidisciplinare di specialisti creando, nel giugno del 2017, la società di Agrorobotica. Durante l’estate del 2017 la startup riesce a mettere in campo alcuni prototipi artigianali e grazie a questa preziosa esperienza durante l’inverno viene portato avanti lo sviluppo del primo prototipo pre-industriale di trappola robotica.
Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?
Agrorobotica è composta da un gruppo diversificato ed eterogeneo di professionisti con competenze che spaziano dall’economia, all’archeologia, dall’agraria all’ingegneria. La startup ha siglato negli ultimi 12 mesi contratti con Università, Centri di Ricerca e società specializzate nella codifica di Algoritmi, funzionali allo sviluppo della trappola robotica il cui brevetto è stato depositato nel febbraio del 2018.
Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?
Le difficoltà possono essere molteplici ma la principale resta quella di trovare difficoltà ad agire in un contesto stimolante dove poter beneficiare di una cross fertilization quotidiana con altre startup. Gli incubatori esistenti in Italia spesso non sono all’altezza delle aspettative mentre i canali di finanziamento rimangono limitati vista anche la bassa propensione al rischio degli investitori italiani. Prima di partire è fondamentale fare bene i conti dei costi che si devono affrontare durante le varie fasi di sviluppo aziendale se non si vuole correre il rischio di finire il carburante a metà strada.
Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?
Grazie al background internazionale di molti dei soci di Agrorobotica, riteniamo di essere in grado di poter accedere alle principali realtà nazionali ed internazionali quali ad esempio, Londra, New York, San Francisco, Hong Kong e Singapore. Una volta che il prototipo avrà superato tutte le fasi di test definite, Agrorobotica valuterà quali mercati saranno i più opportuni per attivare la fase di sviluppo successiva e che dovrà occuparsi della industrializzazione del prototipo.
Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?
In linea di principio i programmi di supporto e di tutoraggio sono sempre utili ma naturalmente dipende dalle capacità ed esperienza tanto dei soci della startup e quanto di quelle offerte dagli incubatori. Trovare un buon incubatore non è facile e spesso l’ubicazione della startup è il principale fattore limitante.
Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?
Il suggerimento che mi sento di dare è di non sottovalutare i patti parasociali e lo statuto della società. Spesso l’adrenalina che lo sviluppo dell’idea genera, tende a mettere in secondo piano i temi amministrativi facendo illudere che questi siano secondari. Non è mai così e, se non affrontati bene all’inizio, sono la prima causa di fallimento.
Obiettivi per il futuro…
Il nostro obiettivo è di portare Agrorobotica a produrre e vendere le proprie trappole a livello nazionale entro i prossimi 2 anni, in Europa entro 5 anni e di avviare uno sviluppo internazionale immediatamente dopo.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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