Slovenia, dove il vento del nazionalismo soffia forte

Slovenia, dove il vento del nazionalismo soffia forte

13 Giugno 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Slovenia

Il piccolo Paese dell’Europa centrale ha premiato la proposta nazionalista di Jansa allineandosi al trend “sovranista” dominante nell’Europa centrale. Scopriamo insieme caratteristiche ed opportunità di uno stato con un’economia molto aperta e dipendente dai mercati internazionali.

Lo scorso 4 giugno Janez Jansa è tornato ad essere protagonista nella politica slovena uscendo da grande vincitore dalle elezioni parlamentari che hanno sancito una inequivocabile debacle per il partito di centro-sinistra del premier uscente, Miro Cerar.

Il leader del partito democratico sloveno (Sds), che ha già guidato il Paese dal 2004 al 2008 e dal 2012 al 2013, è dunque premier incaricato per formare il nuovo esecutivo dal capo dello stato Borut Pahor. La formazione politica guidata da Jansa – che ha incentrato la campagna elettorale su temi spiccatamente anti-migranti ricalcando lo stile ed i contenuti del premier ungherese Viktor Orban (sembra che alcune fondazioni vicine allo stesso Orban abbiano addirittura finanziato la propaganda dell’Sds) – dovrà però fare accordi con altri partiti se intende governare, avendo ottenuto “solo” 25 dei 90 deputati che compongono il parlamento sloveno.

Da un lato dunque i toni aspri hanno premiato il Sds, riuscito a superare il 25% dei consensi, ma dall’altro hanno ampliato la distanza con gli altri partiti che oggi sembrano quasi tutti indisponibili a siglare alleanze con Jansa. Difficile prevedere cosa accadrà nelle prossime settimane anche se il presidente della repubblica Pahor si è spinto ad affermare che “non sarebbe la prima volta che il vincitore delle elezioni non riesce a dar vita ad un governo” aggiungendo che è necessario l’impegno di “tutti nella formazione di un esecutivo che sia inclusivo e che contribuisca al bene del Paese”.

L’esito di queste elezioni ha quindi certificato che in Europa centrorientale le sinistre continuano ad arrancare mentre emergono con sempre maggior forza quelle forze, cosiddette sovraniste, che puntano il dito contro gli sbarchi inneggiando ad una maggiore sicurezza e tutela dei propri cittadini in aperta contrapposizione con Bruxelles.

Un film già visto anche in Italia a tal punto che slogan come “mettere i cittadini al primo posto, per dare priorità alla sicurezza e al benessere del Paese” sembrano esattamente gli stessi utilizzati solo qualche mese fa da Matteo Salvini, per distacco il personaggio politico del momento nel Belpaese, e da Trump nel 2016 quando conquistò la Casa Bianca all’insegna dell’ormai celebre “America First”.

La Slovenia quindi si avvicina sensibilmente al “club di Visegrad” che riunisce quattro Paesi dell’Europa centrale – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, insieme quasi 65 milioni di cittadini – con economie che si distinguono per avere tassi di crescita superiori alla media Ue e che collaborano in diversi ambiti facendo squadra anche in tema di politiche migratorie.

E chissà che il club non possa accogliere in futuro anche la Slovenia la cui economia sta dimostrando, anche quest’anno, una solidità non indifferente dopo le ottime performance del 2017 (PIL +4%). Nei primi quattro mesi dell’anno in corso la produzione industriale è cresciuta del 7,8% trainata dal settore manifatturiero (+8,4) mentre l’export è addirittura aumentato dell’11,6% fra gennaio ed aprile 2018.

In particolare il dato relativo alle vendite all’estero non deve sorprendere dal momento che l’economia locale è molto dipendente dalle PMI e dalla loro capacità di essere competitive sui mercati internazionali, garantita da una manodopera qualificata e produttiva soprattutto in quelli che sono considerati i settori più importanti dell’industria slovena vale a dire chimica e farmaceutica, automotive, metallurgia e metalmeccanica, industria elettrica ed elettronica.

In più fra i punti di forza più importanti del Paese, oltre ad una corporate tax piuttosto contenuta (19%), vi è anche un sistema di incentivi dedicato agli imprenditori esteri che intendono investire in loco; in particolare vengono agevolati gli investimenti che:

• contribuiscono alla creazione di nuova occupazione;
• favoriscono il trasferimento di nuove tecnologie e know-how;
• generano opportunità di outsourcing;
• agevolano una proficua collaborazione tra aziende locali e straniere.

Rapporti con l’Italia

Le relazioni commerciali fra Roma e Lubiana sono ottime se si considera che quello sloveno è un mercato di dimensioni ridotte (meno di due milioni di abitanti) ma che nel 2017 ha comprato Made in Italy per oltre 4 miliardi euro, cifra in aumento del 12,3% rispetto all’anno precedente. Fra i prodotti italiani maggiormente apprezzati in Slovenia si segnalano prodotti della metallurgia, prodotti della meccanica, coke ad altri derivanti dalla raffinazione del petrolio e prodotti chimici.

I prodotti simbolo del Made in Italy all’estero appartenenti a settori come abbigliamento, agroalimentare ed arredamento sono molto richiesti dai consumatori sloveni anche se i numeri più importanti in termini d’esportazioni vengono fatti registrare dalle altre tipologie di prodotti precedentemente elencate.

Ciò su cui non si discute è che fra i due Paesi si possa facilmente approfondire una già proficua collaborazione agevolata dal fatto che Italia e Slovenia sono due stati confinanti. Tale vicinanza geografica dovrebbe però essere maggiormente sfruttata e non data “per scontata” perché tale atteggiamento può condurre a situazioni paradossali come l’attuale assenza di collegamenti aerei diretti dall’Italia con Lubiana, capitale del Paese.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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