L’Argentina non è certo uno dei Paesi più sviluppati a livello globale ma, da sempre, per ragioni storiche e culturali, esercita un indiscutibile fascino sui nostri connazionali che intendono lasciare il Belpaese alla ricerca di un futuro migliore.
Scorrendo i dati contenuti nel rapporto “Italiani nel Mondo 2017” elaborato dalla Fondazione della Conferenza episcopale italiana (Migrantes) si nota come fra le quindici principali mete degli italiani che decidono di trasferirsi all’estero figuri, all’ottavo posto, l’Argentina.
A dir la verità dai dati emerge anche come il flusso di italiani diretti a Buenos Aires e dintorni abbia registrato un sensibile calo rispetto al 2016 (-14,7%) sebbene la comunità italiana in Argentina rimanga, in assoluto, la più numerosa con ben 804.260 presenze registrate, seguita dalle comunità italiane in Germania (723.846 unità) ed in Svizzera (606.578 unità).
Nel 2017 i cittadini italiani che risultano essere iscritti all’AIRE per ragioni di espatrio verso l’Argentina sono stati complessivamente 4.425, con un sostanziale equilibrio fra uomini – 2.221 – e donne, 2.204.
Un paio d’anni fa, nel corso di un viaggio in Argentina, l’ex primo ministro Matteo Renzi affermò che “a Buenos Aires ci sono più italiani che a Bologna” e, nonostante sia spesso complicato censire con esattezza il numero degli italiani presenti all’estero, il Ministero degli Esteri confermò che la comunità italiana di Buenos Aires sfiorava (e sfiora) le 300mila unità: una cifra davvero enorme.
Non è quindi esagerato affermare che italiani ed argentini intrattengono un rapporto unico al mondo (tantissimi argentini hanno un parente o un antenato italiano) che ha acquisito nuova linfa in seguito all’elezione di Mauricio Macri, che ha spinto il Paese verso politiche di stampo liberista anche al fine di agevolare gli investimenti provenienti dall’estero.
Per questa ragione il Paese non deve essere considerato semplicemente una meta “per pensionati” che hanno intenzione di trascorrere un “buen retiro” pur disponendo di introiti modesti ma anche una terra sulla quale investire.
Le migliori opportunità a livello imprenditoriale in Argentina si rintracciano in cinque diversi settori fra cui citiamo l’agroindustria (l’Argentina è l’ottavo produttore di alimenti al mondo), le energie rinnovabili (comparto in crescita agevolato dalle eccellenti condizioni climatiche), il settore minerario (enormi risorse ancora poco sfruttate) e le infrastrutture (soprattutto ferroviarie ed autostradali).
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i fondamentali passi da compiere per trasferirsi in Argentina.
Visto turistico
In primo luogo bisogna specificare che per tutti i cittadini italiani che intendono recarsi in Argentina per un periodo di tempo inferiore ai 90 giorni non c’è bisogno di richiedere alcun tipo di visto ed è sufficiente dotarsi di un passaporto con almeno 6 mesi di validità dalla data di approdo sul territorio argentino. Chi invece vorrà chiedere una proroga per ulteriori 90 giorni da trascorrere nel Paese ha l’obbligo di richiedere un visto di tipo turistico recandosi presso una sede della Direzione Nazionale per l’immigrazione e pagando circa 20 euro.
Visto per ragioni di studio
Per tutti i cittadini italiani interessati a trascorrere un periodo di studio nello stato sudamericano si presentano due possibili opzioni, richiedere un visto per i cosiddetti estudios formales o uno per i c.d. estudios no formales. In parole povere ci si riferisce ai primi quando si parla di percorsi formativi “tradizionali” come scuole, licei ed università (in questo caso l’ente presso il quale si terranno gli studi sarà iscritto al Registro Nacional Único de Requirentes de Extranjeros) mentre ci si riferisce ad i secondi quando si parla di vacanze studio o scuole di lingue.
A prescindere dalle differenze fra questi due tipi di visti per richiederli è necessario munirsi di:
• Passaporto con almeno 6 mesi di validità dalla data d’ingresso;
• Due fotografie formato 4×4cm a colori con fondo bianco;
• Pagamento del dazio consolare;
• Certificazione di essere in possesso dei mezzi economici sufficienti per il sostentamento e per pagare gli studi durante la permanenza nel Paese;
• Certificato che comprovi l’assenza di precedenti penali (legalizzato e con apostilla) o una dichiarazione giurata in cui si afferma di non avere alcun precedente penale, firmata alla presenza del console;
Inoltre bisognerà sostenere un colloquio presso consolato argentino.
Visto per ragioni di lavoro
Per prima cosa i cittadini italiani che intendono recarsi in Argentina per ragioni di lavoro devono sapere che conoscere bene la lingua spagnola è un requisito molto importante. In molti in effetti, data la relativa somiglianza con l’italiano, credono che sia sufficiente sapere il significato di qualche parola ed utilizzare un po’ di fantasia per riuscire a stabilire una comunicazione efficace. Niente di più sbagliato perché lo spagnolo ha un vocabolario vasto, molti falsos amigos (parole semanticamente simili alle nostre ma con significati completamente differenti) e molti verbi irregolari. Inoltre anche la conoscenza anche dell’inglese può facilitare ulteriormente le cose.
Comunque per lavorare in Argentina bisogna:
- possedere un passaporto con 4 pagine libere consecutive;
- munirsi di quattro fotografie recenti su sfondo bianco;
- compilare il relativo modulo di richiesta;
- pagare il relativo dazio consolare;
- esibire il certificato penale/carichi pendenti e quello di nascita (entrambi legalizzati e tradotti in spagnolo);
– possedere un contratto già siglato da parte di un datore di lavoro argentino o una lettera firmata in cui il futuro datore di lavoro assicura la sua intenzione di procedere all’assunzione del richiedente.
Il visto va richiesto personalmente presso il Consolato Argentino di Roma o quello di Milano (presso il quale si svolgerà anche un colloquio individuale), in base alla propria residenza.
Visto per ragioni di business
La documentazione da produrre/requisiti da soddisfare per ottenere un visto per ragioni di business sono disponibili cliccando qui. Sostanzialmente, in aggiunta a quanto richiesto per la tipologia di visto precedente, bisogna produrre una prova dell’attività commerciale svolta nel Paese di origine ed esibire un invito ufficiale da parte di un soggetto argentino.
In conclusione la situazione economica del Paese sembra in lento miglioramento ed a confermarlo ci sono la crescita del PIL (+2,5%) e l’abbassamento del tasso di disoccupazione sceso dall’8,5 all’8,1% (dati 2017). In ogni caso anche se la strada da fare per raggiungere un benessere diffuso in tutto il Paese è ancora molto lunga sono tanti gli italiani che stanno pensando di trasferirsi in Argentina e soprattutto a Buenos Aires, capitale della nazione e sede del governo federale, nella cui area metropolitana è concentrato un terzo della popolazione complessiva dello stato latinoamericano.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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