Con Luca Quagliano, ideatore e co-fondatore di NIO Cocktails, abbiamo approfondito i dettagli di un progetto nato per stravolgere le abitudini di consumo degli alcolici rendendo, facilmente accessibili cocktail già pronti a cui è necessario aggiungere solo del… ghiaccio.
Da dove nasce l’idea di NIO?
Un giorno ragionavo su come sia cambiato il concetto di socialità negli ultimi anni:fino a qualche tempo fa la casa offriva davvero poco e per divertirsi con gli amici era necessario uscire alla ricerca di ristoranti e club. Adesso, grazie ad internet e al delivery, la casa offre qualsiasi tipo di svago con il vantaggio di essere al riparo dallo stress e dalla frenesia della città. Con un click si può vedere l’ultimo film appena uscito nelle sale, vedere un concerto live comodamente seduti sul divano, ricevere a casa qualsiasi tipo di food e addirittura avere a disposizione uno chef che cucina per noi. E come terminare una di queste fantastiche serate domestiche con il proprio partner, i propri parenti o i propri amici se non con un buon cocktail? Sarebbe fantastico, ma per bere un buon cocktail è necessario avere le giuste materie prime e la capacità di un mixologist. Oltretutto nessuno può arrivare con uno scooter a portarcene uno guidando ed allo stesso tempo tenendo una mano sopra il bicchiere per non rovesciarlo.
Ed ecco che nel bel mezzo di queste riflessioni, dovute anche alla mia vita da papà di due bambine piccole che ha necessariamente portato la mia socialità più all’interno delle mura domestiche, nasce la scintilla che porterà alla nascita di NIO (acronimo di Needs Ice Only), i primi cocktails ready to drink o, come preferisco definirli, cocktail pret a porter.
Questa startup, nata per stravolgere le abitudini di consumo dei cocktail, si pone l’ambiziosa e intrigante mission di rendere accessibile a tutti un cocktail perfetto che possa essere bevuto in ogni luogo e in ogni occasione. La proposta di NIO Cocktails si inserisce in un fenomeno di lifestyle molto attuale: il rituale della convivialità universalmente diffuso, dello stare insieme, tra amici, dall’aperitivo al dopo cena con una modalità di consumo degli alcolici inedita e innovativa. Oggi la scelta per una serata con gli amici offre scenari alternativi perché con NIO diventiamo tutti esperti bartender: si apre il packaging esterno strappando l’angolo pretagliato e si versa il contenuto in un bicchiere colmo di ghiaccio.
Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?
Il team è composto da un gruppo di amici con esperienze variegate che però, unite, sono la nostra forza. Qualcuno aveva importanti esperienze commerciali, qualcuno di marketing e comunicazione, qualcuno di mixology ed eccoci qua con l’ambiziosa sfida di provare a cambiare la cultura del bere social in tutto il mondo, creando nuove occasioni di consumo per i cocktails, fino ad oggi inimmaginabili senza avere a disposizione un barman e una struttura da bar. NIO si rivolge al mondo consumer da pioniere permettendo a tutti per la prima volta di “crearsi” il cocktail perfetto ovunque vogliano. Nata come la startup che voleva portare nelle case di tutti i migliori cocktails, NIO si è poi rivolta al mondo business in tutte quelle occasioni in cui avere un barman è difficile o molto costoso: hotel, ristoranti, catering, eventi, navi, aerei sono solo alcuni esempi che possono far capire le potenzialità di questo business.
Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?
Per noi la principale difficoltà è stata quella di riuscire ad ottenere la licenza per produrre e commercializzare i nostri cocktails dal momento che proponiamo un prodotto unico, innovativo e rivoluzionario. Farlo capire alle autorità competenti non è stato facile, anche a causa di vuoti legislativi.
Per le startup in generale credo che il problema maggiore sia reperire fondi, senza i quali è spesso difficile se non impossibile riuscire ad affermarsi nel mercato; noi siamo stati molto fortunati a trovare un imprenditore lungimirante che ha creduto da subito in noi mettendoci a disposizione importanti capitali, ma altrimenti avremmo cercato altre vie come contributi, fundrising, prestiti. Oggi che stiamo iniziando ad avere un po’ di visibilità sul mercato abbiamo molti imprenditori privati e fondi di investimento che si stanno facendo avanti, ma non abbiamo fretta e valuteremo ogni offerta in maniera ponderata.
Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?
Il consiglio che mi sento di dare a chi vuole fondare una startup è di non mollare alla prima difficoltà, ma di essere tenaci e testardi. Gli ostacoli da superare sono molti e spesso ci si sente tristi e scoraggiati e l’impulso può essere quello di lasciar perdere. Le soddisfazioni sono però tante ed è impagabile vedere ciò che poco prima era solo un’idea prendere lentamente forma.
Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?
In questa fase stiamo ricevendo grandi consensi non solo in Italia, ma anche all’estero. Il nostro prodotto è comunque un superalcolico e quindi ci sono molte leggi che vanno studiate e alle quali è poi necessario adeguarsi. Se si fosse trattato di un soft drink sarebbe stato tutto più semplice. Soprattutto all’estero abbiamo bisogno di interlocutori seri e strutturati ed abbiamo iniziato delle trattative serie su vari fronti. Speriamo di poter annunciare nel brevissimo l’apertura di qualche mercato, ma per adesso rimaniamo cauti per un po’ di sana scaramanzia.
Obiettivi per il futuro…
Gli obiettivi per il futuro sono davvero tanti, sia in Italia che all’estero: stiamo lavorando molto per rendere la produzione più importante ed ancora di più alto livello continuare a garantire una qualità ineccepibile dei nostri prodotti. A breve apriremo il nostro showroom in Via Tortona e daremo poi il via al progetto franchising. Per adesso non possiamo rivelare altre novità, ma c’è tanto che bolle in pentola.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA