Per chi opera nel settore dell’hospitality è spesso complicato riuscire a trovare il modo di “incastrare” tutti gli impegni e di offrire ai propri clienti un servizio che coniughi efficienza e qualità. Keesy nasce proprio per soddisfare questa esigenza e dare la possibilità agli host di usufruire del primo servizio di check-in e check-out automatizzato e disponibile h24. Con Patrizio Donnini, Fondatore di Keesy, abbiamo parlato del successo e degli obiettivi futuri dell’azienda.
Da dove nasce l’idea di Keesy?
Keesy nasce dalla mia personale esperienza di host, sono proprietario di alcuni appartamenti a Firenze e come tanti ho iniziato a fare home sharing. Gli appartamenti non sono, ovviamente, dotati di una reception. Per garantire flessibilità ai miei ospiti mi sono ritrovato spesso a dover stravolgere i miei impegni e, di conseguenza, quelli della mia famiglia oppure, come fanno in molti, a delegare a terzi il check-in o il check-out dei guest con una spesa notevole e risultati poco soddisfacenti. Ho iniziato a cercare soluzioni alternative ma in tutte mancava qualcosa. Chi si occupava della consegna delle chiavi non pensava però all’espletamento della parte burocratica (l’invio dei documenti in questura come richiesto dal TULPS e la riscossione dell’imposta di soggiorno) e viceversa. Nessuno aveva pensato ad un sistema automatizzato che risolvesse tutti i problemi. Devo ringraziare la mia insonnia e la mia testardaggine perché a forza di cercare e non trovare soluzioni verso le 5 di mattina è nato Keesy, il primo sistema di check-in e check-out completamente automatizzato. Ovviamente da quel momento non ho più dormito.
Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?
Keesy è cresciuta moltissimo rispetto ad ottobre 2016, siamo partiti in tre e adesso siamo un team di 9 persone e non escludo che a breve possa ampliarsi ulteriormente. Questo gruppo di lavoro è formato da diverse professionalità totalmente eterogenee fra loro e allo stesso tempo molto versatili. Qualità che ritengo fondamentale in una realtà appena nata. Spaziamo dalle competenze informatiche al marketing passando da quelle legali. Il settore dell’home sharing richiede una grande attenzione alle normative in continuo cambiamento. Ci sono persone che hanno un passato lavorativo importante all’estero e in multinazionali e chi è alla prima esperienza lavorativa. Ma, forse, l’aspetto imprescindibile è qualcosa che non si trova scritto nei curriculum ovvero riuscire a trovare persone che credono nel progetto e scommettono con te nella sua riuscita. In una start up, specie all’inizio, non ci sono bilanci da mostrare e garanzie di successo (vista la presenza del ping pong in ufficio, e di numerosi tornei interni, nei prossimi colloqui sarà sicuramente una competenza di cui dovrò tenere conto).
Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?
Il mercato italiano è difficile principalmente per una cosa: la diffidenza degli italiani verso qualcosa di nuovo specie se va a modificare le loro abitudini. Un sistema automatizzato non poteva che essere accolto con molte perplessità da parte di coloro che fanno home sharing da anni. Per questo ho voluto, da subito, chiarire che Keesy non vuole e non può sostituirsi al lato umano e caloroso che contraddistingue l’accoglienza made in Italy. C’è differenza tra accoglienza e check-in, non sono due momenti che devono necessariamente coincidere. L’obiettivo di Keesy è quello di rendere l’arrivo del guest piacevole e veloce e permettere agli host di scegliere un momento più opportuno per fare gli onori casa al proprio ospite. Per capire meglio l’impatto, lato ospite, del check-in automatizzato ho commissionato una ricerca a GFK Italia e su un campione di 1000 guest. Ben 700 hanno risposto che il check-in fisico non è necessario. Oltre a questo, dalle risposte, è emerso che la flessibilità sugli orari è uno fra gli elementi che condizionano maggiormente la scelta tra struttura alberghiera ed extra alberghiera.
Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?
Il mercato dell’home sharing ha avuto una crescita esponenziale ed è ormai presente in ogni angolo del mondo. Abbiamo gli occhi puntati su Barcellona, Parigi e Londra, ma sto valutando una rotta oltre-oceano su Miami. Keesy è una realtà tutta italiana ma non escludo ovviamente l’intervento di investitori. Sono sincero, al momento, le scelte di espansione non sono condizionate o orientate dalla ricerca di possibili finanziatori.
Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?
Vengo da altre esperienze imprenditoriali forse per questo in pochissimo tempo Keesy da startup è diventata una piccola realtà aziendale. Non ho, quindi, avuto un’esperienza diretta con incubatori ed acceleratori ma unicamente perché tra l’idea (ottobre 2016) e l’apertura del primo Keesy Point (maggio 2017) sono passati solo pochi mesi. Sono sincero mi dispiace, soprattutto per i ragazzi del mio team, non aver partecipato a programmi del genere perché ritengo che siano esperienze importanti sia per il bagaglio professionale sia per quello umano.
Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?
Occorre coraggio, perseveranza e intraprendenza. Ogni nuovo progetto contiene dei rischi e nessuno può garantirti che funzionerà. Sono convinto che credere fermamente in un’idea e provare a realizzarla, indipendentemente dagli esiti, costituisca un valore aggiunto nella vita di ciascuno. La vera differenza di un’idea sta nel metterla in pratica, su questo principio ho dato vita a Keesy. Non fermatevi al pensiero “tanto è già stato inventato tutto” e soprattutto non mettetevi nel coro dei lamenti sui malanni cronici di questo paese. Esistono innegabilmente ma, tante volte, sono una scusa per non fare un salto in avanti.
Obiettivi per il futuro?
Da maggio 2017 abbiamo aperto il Keesy Point a Firenze, Roma e Milano e sono al vaglio aperture in altre località italiane ed europee. Da maggio ad oggi Keesy ha ricevuto circa 60 richieste di apertura diretta o in partnership. Abbiamo realizzato un nuovo format il “Keesy Street” che sarà a breve sul mercato. Con questa formula, plasmata sul modello delle vending machine, l’obiettivo è rendere la nostra presenza territoriale ancora più capillare. Il Keesy Digital, lanciato qualche mese fa, invece risponde alle esigenze di chi ha optato per la domotica e non ha bisogno di scambiare fisicamente una chiave o per chi vuole solo usufruire dei nostri servizi (come la gestione delle pratiche burocratiche e i pagamenti, il tutto tramite check-in online) continuando a incontrare l’ospite personalmente prima di accoglierlo nella propria abitazione .
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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