Con Cristina Rigoni, export manager dell’azienda vicentina, abbiamo ripercorso le tappe che hanno segnato lo sviluppo societario e che hanno portato Rigoni di Asiago ad aprire due filiali, una negli States ed una in Francia.
Ci racconti brevemente la storia della sua azienda…
Rigoni di Asiago è un azienda familiare nata negli anni 20 come produttrice di miele grazie ad Annalisa che nel primo dopo guerra ha iniziato l’attività di apicoltrice per sfamare la famiglia che, all’epoca era molto numerosa. Oggi la Rigoni continua a vendere il miele e, dagli anni 90, siamo stati tra i primi in Europa a convertirci al Bio quindi vendiamo solamente mieli biologici ed italiani. Inoltre dagli anni 70 abbiamo iniziato la produzione di fior di frutta che è la nostra confettura di frutta, biologica, senza zuccheri aggiunti (dolcificata con il succo di mela) con la quale ancora oggi, dal 2006, siamo market leader in Italia nel segmento del confetture. Uno dei prodotti più recenti è nocciolata, la nostra crema di cacao e nocciole biologica, disponibile anche in una versione senza lattosio. Dunque oggi siamo un’azienda leader nel settore del biologico a livello nazionale ed europeo. Siamo in continua crescita anche sui mercati esteri nei quali abbiamo aperto due filiali, una negli Stati Uniti ed una in Francia. Negli altri Paesi invece distribuiamo attraverso i distributori locali.
Quali sono gli elementi e le condizioni che ne hanno decretato il successo sul mercato attuale?
Sicuramente la lungimiranza di Andrea Rigoni, che ha iniziato a fare biologico quando il termine biologico era ancora sconosciuto ai più. Offriamo ormai da tempo prodotti di altissima qualità e per questo il consumatore continua a riconoscer Rigoni di Asiago come un brand di qualità. Dunque non solo biologico ma anche di qualità.
In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità?
Fortunatamente per noi è stata una scelta anche perché noi ancora oggi stiamo crescendo sul mercato interno in tutti i nostri prodotti principali. È stata una scelta perché ovviamente l’obiettivo dell’azienda è quello di espandersi e chiaramente l’export rappresenta una enorme opportunità.
Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?
In realtà quando ci prepariamo ad “affrontare” un nuovo mercato estero ci prepariamo adeguatamente e quindi finora non abbiamo incontrato grandissime difficoltà , nel senso che ovviamente preparandoci prima sappiamo perfettamente anche quali sono i vari step da affrontare. Chiaramente ci sono dei Paesi dove la burocrazia è più leggera rispetto all’Italia ma ce ne sono altri dove la situazione è molto simile. Ad esempio abbiamo recentemente acquisito la certificazione biologica per la Cina (Bio China): è stato un processo molto lungo, più difficile di quello che ci eravamo aspettati.
Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?
Noi lavoriamo su dei piani a medio termine che sono quinquennali: da qua a 5 anni abbiamo già in mente quali saranno i nostri prossimi mercati e soprattutto abbiamo anche in mente come diventare player importanti nei mercati in cui stiamo già operando. La nostra strategia infatti è quella non solo di entrare in nuovi mercati ma diventarne protagonisti riconosciuti.
Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Sicuramente quello di avere ristruttura in grado di supportare le vendite all’estero perché spesso mi rendo conto viaggiando che ci sono molte aziende italiane che pur offrendo tanti prodotti interessanti per i mercati esteri non riescono a “sfondare”. Effettivamente ci sono tantissimi step da seguire e quindi strutturarsi anche a livello di risorse interne è assolutamente fondamentale.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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