Con il Direttore di ICE Kiev, Carlo Ferrari, abbiamo scoperto le caratteristiche del 32esimo mercato più popoloso al mondo, l’Ucraina.

Quali sono le principali caratteristiche del mercato ucraino?

Quando si parla di Ucraina è importante ricordare la sua importanza quale mercato di sbocco per le esportazioni italiane, sia per quanto riguarda i beni di consumo che per quanto riguarda beni strumentali e tecnologie collegate, tenendo altresì conto del potenziale del Paese rappresentato dalle sue dimensioni, dalle risorse, e dal gap che deve colmare rispetto all’Europa in molti comparti produttivi. L’Ucraina in termini di popolazione rappresenta il 32° Paese nel mondo ed il 7° in Europa, dopo Russia, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna.

Per quanto riguarda le esportazioni è il 51° mercato di destinazione dei prodotti Made in Italy, davanti a Paesi come Albania, Argentina, Malaysia, Vietnam, Kuwait, Indonesia, etc. Se osserviamo la situazione dalla prospettiva ucraina, comprendiamo ancora meglio l’importante ruolo che l’Italia svolge per Kiev: il Belpaese è infatti il 9° fornitore di merci sul mercato ucraino (subito dietro la Francia e prima della Turchia) con una quota del 3,2% sul totale dell’import nazionale, e rappresenta il 4° mercato di destinazione delle esportazioni ucraine.

I settori più promettenti per il futuro delle esportazioni italiane sono quelli dell’agro-industria, agroalimentare/HO.RE.CA, farmaceutica, infrastrutture di trasporto, energia (in particolare le rinnovabili), meccanica e mezzi di trasporto. Alcuni di questi settori sono anche al centro dell’azione di sostegno da parte delle Istituzioni pubbliche ucraine e delle principali istituzioni finanziarie sovranazionali quali IMF, BERS e WB. La struttura produttiva del Paese è caratterizzata da una molteplicità di piccole e medie imprese sorte negli ultimi anni e da grandi conglomerati industriali e logistici, residuo dell’epoca sovietica e dell’economia collettivistica.

Secondo i dati del Servizio di Statistica dell’Ucraina Ukrstat nel 2016 (ultimi dati disponibili), in Ucraina risultano attive oltre 300.000 imprese di cui il 99,87% sono medie e piccole (piccole: 4,84%; medie: 95,03%). Rispetto al 2015 il numero delle PMI è diminuito del 10,8% ed esse si concentrano nei settori dell’industria, commercio, agricoltura, trasporti. Lo Stato ucraino è presente, tramite partecipazioni societarie dirette (accompagnate dall’erogazione di sussidi a valere sul bilancio pubblico), nei settori dell’energia (estrazione di fonti energetiche, generazione e distribuzione di energia elettrica, petrolio e gas), delle “utilities” municipali, dei trasporti (ferrovie, autostrade, aeroporti) e nei comparti industriali ad elevato potenziale tecnologico (militare, spaziale, meccanico, chimico, dell’aviazione civile e delle telecomunicazioni).

Il sistema finanziario risulta oggi in parte concentrato nelle mani dell’autorità centrale, dopo il risanamento del sistema bancario portato avanti dalla Banca Centrale ucraina negli ultimi anni. Le autorità ucraine hanno recentemente varato un piano che prevede la privatizzazione di numerose aziende di proprietà dello Stato e, se tale programma di dismissioni avrà successo, l’intera struttura produttiva del Paese risulterà modificata.

Quali sono i rapporti commerciali che intercorrono tra Italia e Ucraina?

Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti ai primi dieci mesi del 2017, il Servizio di Statistica dell’Ucraina ha registrato, rispetto all’analogo periodo 2016, un incremento del valore degli scambi commerciali bilaterali del 25,8% (3.147 Milioni di euro nei primi 10 mesi del 2017 rispetto ai 2.501 dei primi 10 mesi del 2016), dovuto ad un consistente aumento delle esportazioni italiane verso l’Ucraina (+26,9% rispetto all’analogo dato del 2016) che hanno raggiunto la cifra di 1.135 milioni di euro e le importazioni in Italia di merce ucraina (+25,3% rispetto all’analogo dato del 2016) per un valore di 2.012 milioni di euro nei primi 10 mesi del 2017. Il saldo commerciale rimane comunque negativo per l’Italia per un valore pari a 878 milioni di euro per i primi 10 mesi del 2017.

I settori principali del nostro export in Ucraina sono articoli d’abbigliamento e calzature, prodotti della meccanica (macchinari per l’industria, utensili, attrezzature meccaniche, pompe e rubinetteria, macchine ed apparecchi di sollevamento, macchine per imballaggio, macchine per metallurgia e fonderia, caldaie e forni industriali, macchine ed apparecchi elettrici e materiale elettrico, macchine e attrezzature per l’agricoltura), prodotti d’arredamento, prodotti farmaceutici, materie plastiche e prodotti lavorati.

Quali sono i prodotti Italiani più apprezzati dai consumatori locali e quale è la percezione del Made in Italy nel paese?

L’Italia occupa una posizione di prestigio e leadership presso il grande pubblico nei settori dei beni di consumo in tre delle famose quattro A (Alimentare – vini; Abbigliamento - moda; Arredo - casa); basta andare in giro per le principali città del Paese, e spesso anche nei piccoli centri abitati, per vedere migliaia di insegne commerciali con prodotti italiani o con nomi che evocano prodotti italiani nei settori più disparati.Insomma, come mi disse una volta un negoziante a cui chiedevo come mai utilizzasse un’insegna commerciale con un nome italiano di fantasia per pubblicizzare il proprio negozio a Odessa, “Italy sales!”. Per quanto riguarda la quarta A, forse meno glamorous, ma altrettanto importante per il tessuto produttivo italiano (automazione – meccanica - gomma – plastica) si riscontra, da parte delle aziende manifatturiere locali, un diffuso riconoscimento della qualità delle produzioni italiane ed una frequente partecipazione alle principali fiere di settore che si svolgono in Italia: insomma, anche per questa tipologia di produzioni “Italy sales”.

Quali suggerimenti darebbe agli imprenditori italiani intenzionati a investire in Ucraina: quali sono i settori più redditizi e quelli in maggior espansione?

Sono molteplici le eccellenze industriali e le competenze italiane che potrebbero fornire il proprio contributo alla crescita del Paese soprattutto nel settore energetico ed ambientale ma non solo. In effetti l’industria italiana potrebbe dare il proprio contributo anche per quanto concerne lo sviluppo delle energie rinnovabili, la promozione di interventi di risparmio energetico e la modernizzazione nel processo di trattamento dei rifiuti urbani ed industriali. Inoltre anche agricoltura e comparto alimentare (in particolare meccanizzazione agricola e macchine per lavorazione prodotti alimentari e impacchettamento) rappresentano settori dalle grandi potenzialità, al pari di quello del rinnovamento delle infrastrutture, settore nel quale le grandi Istituzioni finanziarie sovranazionali giocano un ruolo fondamentale. Secondo i dati forniti da Reprint, nel 2015 (ultimo dato disponibile) erano presenti nel Paese circa 200 aziende italiane (con capitale interamente o in maggioranza italiano, uffici di rappresentanza, etc.) operanti soprattutto nei settori alimentare, tessile, legno, calzature, ceramica e prodotti per edilizia, finanziario e commerciale (vendita, import-export).

Può fornirci alcune informazioni sulle principali regole della business etiquette che è bene tenere in considerazione se si opera in Ucraina?

Il primo fattore che colpisce uno straniero, soprattutto se proviene dall’Italia, è il ruolo svolto dalle donne che nelle aziende e nelle istituzioni ucraine spesso coprono funzioni di vertice. Il dress code è molto formale: gli uomini, soprattutto d’inverno tendono a vestire con colori scuri, mentre le donne hanno una maggiore libertà pur mantenendo uno stile curato. Il “tono” dei meeting è di solito molto formale, soprattutto quando le parti si incontrano la prima volta ma un contatto visivo chiaro e diretto ed una “generosa” stretta di mano” sono molto apprezzati. Se le controparti si conoscono o comunque riescono ad instaurare un rapporto amichevole, il tono della riunione può farsi più disteso. In generale, la delegazione/controparte ucraina è guidata da un/a “leader” a cui ci si deve rivolgere direttamente, sarà poi egli/ella a chiedere un eventuale contributo ai propri collaboratori. Una volta individuato il/la leader, si consiglia di utilizzare il nome ed il patronimico in segno di rispetto e di “aknowledgement” dell’importanza della persona che abbiamo di fronte. Le generazioni più giovani, soprattutto nelle grandi città, sono generalmente “fluent” in inglese ma è bene verificare comunque se la controparte parla o gradisce un colloquio in inglese.

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Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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