Un anello attraverso cui interagire con smartphone, computer ed altri dispositivi. Questa è l’idea di Verso technologies, startup innovativa nata nel 2017 e specializzata nello sviluppo di sistemi interattivi di ultima generazione. Ne abbiamo parlato con Michele Franzese CEO della società che ha indicato il mercato americano come quello più interessante per la giovane impresa italiana.
Da dove nasce l’idea di Verso One?
Un’idea nasce quasi sempre o da un’esigenza o da un’incontro tra persone che si scambiano informazioni. Nel caso di Verso è nata dalla fusione di entrambe le cose. Un incontro, avvenuto durante il primo contest euro mediterraneo dedicato alle startup Heroes Meet in Maratea e da un’esigenza comune: creare un dispositivo wearable che fosse piccolo, funzionale e adattabile a più contesti. Lo scambio di opinioni tra Nicholas Caporusso e Michele Franzese ha generato l’idea e il suo successivo sviluppo.
Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?
Il nostro è un team vario, composto da diverse figure professionali, proprio per far fronte a quelle che sono le tante esigenze che un progetto come Verso richiede. Ingegneri progettisti, designer, copywriter, esperti di marketing ed informatici. Ognuno rappresenta un tassello importante del puzzle e soprattutto complementare all’altro. Crediamo fortemente che la strategia vincente stia proprio nella sinergia di tutte le figure professionali di cui è composto il nostro gruppo.
Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?
La prima è certamente l’eccessiva burocrazia seguita da un sistema di tassazione svantaggioso che spaventa e rischia di tagliare le gambe alle giovani imprese anziché sostenerle e promuoverle.
Dal punto di vista, per così dire, tecnico, l’unica difficoltà sta nel far comprendere a pieno il proprio progetto, creare entusiasmo, ma ci proviamo con tutti i mezzi a nostra disposizione. I primi a crederci dobbiamo essere noi, solo così un progetto ha buone possibilità di crescita.
Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?
Ci abbiamo pensato molto, sicuramente il mercato più interessante per il nostro business è quello americano. Sembrerà scontato ma è di fatto il territorio più fertile e ricettivo per quanto riguarda questo tipo di progetti. Abbiamo partecipato al Ces di Las Vegas e, pur avendo solo un piccolo spazio per noi, ci siamo sentiti parte di un grande evento che ci ha portato tanti contatti e nuovi spunti per migliorarci. Per quello che riguarda la ricerca di partner ed investitori abbiamo utilizzato il crowdfunding e la nostra ricerca continua con Kickstarter e con i contatti generti nelle varie partecipazioni a contest di settore sia in Europa che in America.
Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?
In parte abbiamo già risposto a questa domanda, e la risposta è ancora una volta sì. Un sì convinto perché il riscontro, dopo aver partecipato a contest di settore ed incubatori di impresa è stato non solo immediato ma tangibile e concreto. Ma ribadiamo che se non cambierà il sistema fiscale in Italia allora sarà difficile farsi strada ed ottenere risultati concreti. Risultati che non sarebbero solo dell’azienda ma dovrebbero costituire motivo di orgoglio e prestigio nazionale nel mondo.
Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?
E’ difficile dare consigli ad altre startup, soprattutto quando noi stessi siamo appena partiti però ci teniamo a dire, in base alla nostra esperienza, che credere nel proprio progetto è il miglior trampolino di lancio. Un’idea si nutre di coraggio, di fiducia in se stessi e di caparbietà. E’ il colostro per farla crescere. Successivamente va svezzata con la stesura del giusto progetto, con la partecipazione ad eventi e contest di settore e con i giusti contatti. Una volta terminato questo “svezzamento”, l’idea diventa progetto concreto, prototipo e infine prodotto pronto per il mercato. Questo non vuol dire che camminerà da solo, anche se adulto avrà bisogno sempre del supporto dei suoi “genitori” per continuare a crescere ed evolversi. Il parallelo con l’allevare un figlio ci sembra calzante per spiegare questo tipo di esperienza, la startup. Ma crediamo che renda l’idea. Alla fine un progetto va seguito più o meno con questa modalità. La cura che si avrà nell’allevare il proprio “figlio” può fare la differenza per il suo futuro.
Obiettivi per il futuro…
I progetti futuri sono sicuramente incentrati sull’evoluzione di Verso One. Cosa diventerà, come si evolverà e quali saranno i componenti aggiuntivi dell’anello. Prima ancora, però, ci stiamo concentrando sul futuro immediato, ossia sul posizionamento sul mercato del prodotto, come spingerlo e venderlo e quale sarà la risposta degli utenti che lo utilizzeranno. Stiamo già dando la possibilità agli utenti della nostra community di acquistare Verso in anteprima, ma con una modalità “insolita” di preordine.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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