Con Adriano Chiodi Cianfarani, Ambasciatore Italiano in Croazia, abbiamo analizzato le relazioni fra Roma e Zagabria ed approfondito le opportunità offerte dall’ultimo Paese ad essere entrato a far parte dell’Unione Europea (2013).
Quali sono le principali caratteristiche del mercato croato?
La Croazia, ultimo Stato Membro ad aver aderito all’Unione Europea, nel 2013, è impegnata per favorire una maggiore modernizzazione e diversificazione della propria economia, un processo che offre delle opportunità anche per le aziende straniere interessate ad entrare in questo mercato. Oltre ai comparti “tradizionali” del settore industriale croato quali tessile, calzaturiero, lavorazione del legno e meccanica, caratterizzati da un’alta intensità di manodopera, stanno emergendo anche nuove realtà produttive più orientate sul fattore “tecnologico”. Una dinamica simile si registra anche nel terziario, che concorre per oltre il 60% alla formazione del PIL. Al di là dei settori trainanti dell’intermediazione finanziaria e del turismo, si va sviluppando un tessuto di imprese impegnate nella tecnologia dell’informazione, nelle comunicazioni digitali e nei servizi applicati.
Come procedono i rapporti politici e commerciali fra Croazia e Italia?
I legami politici, economici e culturali tra Croazia e Italia, già tradizionalmente stretti, si stanno ulteriormente rafforzando. A livello bilaterale, sono indicativi di questa dinamica i numerosi incontri ad alto livello avvenuti nel corso del 2017, con ben due visite in Croazia del Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale On. Alfano. A livello multilaterale, i due Paesi condividono diverse priorità strategiche e sono accomunati dall’appartenenza all’UE, alla NATO ed a vari esercizi con focus sulla regione balcanica e adriatico-ionica.
Gli indicatori economici ci vedono da anni ai primi posti (insieme alla Germania) per scambi commerciali e investimenti. Rappresentiamo infatti il primo mercato di destinazione ed il secondo Paese fornitore. Il costante aumento dell’interscambio commerciale, attestatosi intorno ai 4 miliardi di euro, fa leva anche sulla solida presenza di aziende italiane in Croazia. L’Italia è al terzo posto nella graduatoria generale degli investitori stranieri con uno stock complessivo, dal 1993 al terzo trimestre 2017, di circa 3,3 miliardi di euro. Il settore principale di destinazione dei nostri investimenti è quello dell’intermediazione finanziaria, con una quota fondamentale attribuibile a Unicredit e Intesa Sanpaolo, con le rispettive controllate croate ZABA e PBZ. Altri settori di forte presenza italiana sono tessile, lavorazione del legno, meccanica e siderurgico. Nel settore energetico siamo già presenti con ENI e Edison, in partnership con la locale INA, nell’estrazione di gas nell’Adriatico. Ulteriori spazi potrebbero aprirsi nel settore della progettazione e realizzazione di infrastrutture e nelle nuove tecnologie.
Quali sono le prospettive economiche del Paese per i prossimi anni?
La ripresa economica va consolidandosi, anche se permangono delle incognite, legate tra l’altro alla crisi del grande gruppo croato, di rilevanza regionale, Agrokor. Nel terzo trimestre 2017, i dati preliminari diffusi dal Dipartimento di Statistica croato, indicano una crescita del 3,3%. Nel primo e nel secondo trimestre la crescita è stata rispettivamente del 2,6% e del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale favorevole andamento ha spinto la Commissione Europea a correggere al rialzo le previsioni di crescita del PIL nel 2017, portandole dal 2,9% (formulate nel maggio scorso) al 3,2%. Le prospettive di crescita permarrebbero positive, anche se caratterizzate da un minore slancio, nel 2018 e 2019, rispettivamente del 2,8% e del 2,7% secondo la Commissione Europea.
Nonostante la Croazia sia riuscita ad uscire dalla crisi, il Paese sta ancora affrontando delicate sfide sul piano socioeconomico, quali l’alta disoccupazione giovanile, che spinge molti under 30 ad emigrare verso altri Paesi europei e, nel contempo, un decremento demografico. Abbattere la disoccupazione giovanile, proseguire il percorso di risanamento delle finanze pubbliche, completare le riforme strutturali e il processo di privatizzazione, accelerare l’integrazione europea con l’adesione all’area Schengen e all’Eurozona sono tra le priorità dell’Esecutivo croato nel breve-medio periodo. Gli scenari economici della Croazia sono d’altra parte legati a quelli dell’Unione Europea in generale ed in particolare dei principali partner per interscambio commerciale e investimenti quali Germania, Italia, Slovenia e Austria.
Quali sono i prodotti più apprezzati dai consumatori locali e qual è la percezione del Made in Italy in Croazia?
Sono molto apprezzati diversi prodotti di punta del Made in Italy: tessuti, abbigliamento e calzature, nonché le eccellenze della nostra industria del mobile, dell’arredamento, dell’alimentare e diverse tipologie di macchine da lavoro. Le nostre aziende mantengono una posizione di assoluto rilievo in diversi settori e continuano ad investire con successo nel Paese, garantendo un impiego stabile ad oltre 15 mila lavoratori croati. Basti pensare, per citarne alcune, alla presenza nel mercato croato di importanti realtà imprenditoriali italiane quali Unicredit, Intesa Sanpaolo, Eni, Edison, Benetton, Calzedonia, Florian Legno, Same Deutz Fahr, Danieli, Ducati Energia, Sol e Cafimar. Vi sono inoltre numerosissime medie e piccole imprese, forse meno conosciute, ma altrettanto importanti in termine di valore aggiunto apportato all’economia croata.
Quali suggerimenti darebbe agli imprenditori italiani intenzionati a investire in Croazia: quali sono i settori più redditizi e gli incentivi più interessanti?
In Croazia c’è un notevole interesse ad accogliere investimenti esteri sul proprio territorio. La sua posizione geografica, l’assenza di vincoli doganali e l’esistenza di manodopera qualificata rendono la Croazia un mercato favorevole per le imprese italiane, che possono anche avere diverse opportunità per esternalizzare le proprie attività. Le prospettive più interessanti si riscontrano al momento nei settori turistico, infrastrutturale, ingegneria e impiantistica, energetico, agroalimentare.
Il turismo fornisce un apporto determinante all’economia del Paese, contribuendo per circa il 20% alla formazione del PIL. Rilevanti sono gli investimenti previsti nei prossimi anni per la realizzazione di numerosi progetti, finalizzati alla costruzione e ristrutturazione di alberghi e resort, piccoli alberghi familiari e pensioni private, nonché di porti del turismo nautico e di nuove strutture turistiche quali campi da golf, centri congressi e parchi tematici.
Per quanto concerne il settore dell’energia la Croazia, con l’ingresso nell’UE, ha assunto gli obblighi legati al miglioramento dell’efficienza energetica, all’incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili rispetto a quelle tradizionali di provenienza fossile e alla diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra. La strategia di sviluppo energetico nazionale prevede pertanto massici investimenti nel settore.
Opportunità d’investimento scaturiscono inoltre dai numerosi progetti infrastrutturali per l’ammodernamento di porti, aeroporti e ferrovie e per la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Anche il settore delle biotecnologie va assumendo importanza crescente, in particolare per la soluzione di problemi ambientali (controllo dell’inquinamento, eliminazione di rifiuti tossici, recupero dei metalli dalle scorie minerarie, ecc.) e nei processi d’interesse industriale. Nel settore delle costruzioni, le maggiori opportunità derivano da progetti di edilizia pubblica.
Per quanto riguarda gli incentivi e le agevolazioni agli investimenti la legge quadro applicabile resta quella in vigore dal 2012, che prevede a livello nazionale incentivi fiscali alle imprese variabili secondo una serie di fattori (capitale investito, nuovi posti di lavoro creati, innovazione tecnologica, alta intensità di manodopera). Vi sono inoltre agevolazioni concesse dalle Amministrazioni locali, soprattutto in alcune aree del Paese con alta disoccupazione e tessuto economico meno sviluppato. La gestione di questo sistema di incentivi e agevolazioni è stata demandata a due enti dedicati con focus sulle nuove iniziative imprenditoriali: AIK (Agenzia per gli Investimenti e la competitività) per gli investimenti di grandi dimensioni e HAMAG Invest per progetti medio-piccoli.
Può fornirci alcune informazioni sulla business etiquette che è bene tenere in considerazione se si opera a Zagabria e dintorni?
Direi che è necessario rispettare le norme generalmente accettate e adottate nel mondo degli affari, a partire dalla chiarezza esplicativa e dal rispetto della correttezza, secondo l’impostazione che guida le più evolute business communities. Al di là dell’etichetta è comunque importante adottare sempre una adeguata dose di cautela informativa. E’ importante consultare quindi le istituzioni presenti sul territorio (Ambasciata e Agenzia ICE) e professionisti qualificati quali avvocati e commercialisti in grado di fornire indicazioni utili. Approfitto per segnalare che è qui attiva l’Associazione degli Imprenditori Italiani in Croazia – AIIC, riconosciuta dall’ordinamento croato come ente giuridico senza scopo di lucro, che ha tra i suoi scopi principali lo sviluppo e il miglioramento dei rapporti tra imprenditori italiani e croati.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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