Exportiamo.it ha avuto il piacere di incontrare Davide Destino, Direttore Generale Organizzazione Grimaldi Spa, società proprietaria e distributrice del marchio Cannella, brand creato nel 1993 e che si rivolge ad una donna sobria ed elegante, che vuole vestire con stile. Cannella rappresenta una realtà consolidata che si affaccia con successo anche sui mercati esteri grazie ad un prodotto interamente made in Italy, posizionato in una fascia di mercato medio-alta, che si caratterizza per un elevato standard qualitativo e prezzi competitivi.
Se dovesse scegliere un aggettivo rappresentativo di Cannella quale sceglierebbe e perché?
Direi sicuramente “italiana”, perchè la nostra è una storia imprenditoriale italiana, perché le nostre collezioni donna sono tutte Made in Italy e perché anche il payoff che ci accompagna da sempre è “Italiana come me”.
Su quali mercati opera principalmente l’azienda e con quali modalità?
Abbiamo prima consolidato il brand a livello nazionale, con punti vendita monomarca ed una rete selezionata di store plurimarca. Da qualche anno ci siamo concentrati anche sullo sviluppo internazionale, partecipando ad importanti fiere del settore estere come ad esempio International Curvy Fashion Fair di Berlino, Baltic Fashion&Textile in Lettonia, Supreme di Dusselforf e Supreme di Monaco in Germania, la CPM di Mosca, Who’s Next a Parigi, la Central Asia Fashion di Almaty in Kazakistan, Italian Fashion di Bucarest in Romania.
In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità?
In una economia globale e nell’era della digital economy i mercati internazionali sono né una scelta né una necessità, direi piuttosto una realtà.
Nella sua esperienza qual è stato il mercato più problematico e quello con maggiori margini di successo?
Il mercato russo è forse quello che ha presentato più difficoltà ma più per un discorso di elevato turn over della clientela. Quello più profittevole il Medio Oriente in quanto tutto ciò che porta con se il marchio Made in Italy è apprezzato e ricercato.
Se non si conoscono le modalità per accedere ad un mercato estero è facile cadere in trappole da parte di operatori locali?
Si certo si può cadere in trappola. Noi abbiamo avuto una esperienza negativa con il Messico ad esempio, ma per fortuna l’ICE ci ha messo in guardia in tempo debito.
Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero?
In realtà non c’è una regola che vale in assoluto, dipende da paese a paese per alcuni fortunatamente la burocrazia è più snella e fare business è più agevole, per altri no. Anche in questo il supporto dell’ICE per le PMI italiane è utilissimo.
Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?
In questo ultimo anno ci siamo concentrati prevalentemente sull’e-commerce, abbiamo intenzione di aprire la piattaforma di shop online a tutto il mondo, viste anche le tante richieste che ci arrivano in paesi in cui ancora non effettuiamo spedizioni.
Ritiene che l’internazionalizzazione di cui oggi si parla tanto sia un’esigenza imprescindibile per tutte le imprese italiane?
Dipende, sono necessari organizzazione, know how e ovviamente il prodotto giusto.
Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Di ascoltare sempre il mercato di riferimento direttamente, solo così non si corre il rischio di sbagliare.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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