Gianpaolo Bruno, Direttore ICE di Dubai, analizza su Exportiamo.it i rapporti fra Roma e Dubai sottolineando che, nonostante le numerose chance commerciali offerte dal mercato emiratino, il Paese del Golfo non costituisca tuttavia un paradiso di opportunità senza limiti.
Come si sono sviluppate nel tempo le relazioni economiche e commerciali fra Italia e Emirati Arabi?
Negli ultimi anni, le relazioni economico-commerciali degli Emirati Arabi con l’Italia hanno sperimentato una fortissima espansione. Basti pensare che le vendite italiane sul mercato, negli ultimi venti anni sono aumentate di oltre quattro volte, passando da 1,3 miliardi di euro nel 1997 a 5,4 miliardi di euro nel 2016. Il surplus commerciale è passato, nello stesso periodo, da 1,2 miliardi del 1997 a 4,5 miliardi nel 2016, rappresentando il sesto in ordine di importanza dopo Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Svizzera e Hong Kong, circostanza alquanto eccezionale per un Paese di poco meno di 10 milioni di abitanti. Rilevante appare altresì la dimensione degli stock di investimenti italiani sul mercato locale, lo stock di investimenti emiratini in Italia e la dimensione dei flussi turistici bilaterali. Di conseguenza, si può affermare che gli Emirati Arabi rappresentino un partner di prioritaria importanza per il nostro sistema imprenditoriale.
Gli Emirati Arabi rappresentano il primo mercato di destinazione dell’export italiano fra i Paesi del Golfo: quali sono i prodotti italiani che esercitano il maggior fascino sui consumatori locali?
Ovviamente i prodotti che suscitano maggiore ascendente sono le cosiddette “4 F” del modello di specializzazione del made in Italy di qualità ossia Food, Fashion, Furniture e… Ferrari, dal momento si tratta di uno dei mercati a maggiore ricchezza pro capite al mondo, oltre che meta di rilevanti flussi turistici internazionali. Meno carismatici ma con fortissimi valori esportati sono anche i settori della tecnologia per il settore petrolifero in cui il nostro paese esprime vantaggi comparati e specializzazioni rilevanti, i macchinari per il sollevamento e la movimentazione merci, per il packaging e la lavorazione dei prodotti alimentari e, in generale, le tecnologie per il settore delle costruzioni che rappresentano uno dei principali pilastri dell’economia del Paese.
I dati sull’export relativi al 2016 segnano un calo degli acquisti di prodotti italiani (-12%) da parte degli Emirati Arabi: secondo lei è una tendenza che si ripeterà negli anni a venire?
Il 2016 è stato una sorta di annus horribilis che ha visto l’economia degli Emirati soffrire a causa del netto calo dei prezzi del petrolio che ha influenzato sensibilmente la dinamica della domanda interna. Peraltro il dato è influenzato anche dal fatto che l’Italia aveva raggiunto il massimo storico del valore delle proprie esportazioni sul mercato, pari a 5,4 miliardi di euro, e del proprio avanzo bilaterale (4,5 miliardi). I dati aggiornati ai primi nove mesi del 2017, indicano un aumento delle vendite italiane
sul mercato degli EAU del 2,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono quindi ampiamente ottimista che le tendenze di lungo periodo possano continuare a manifestarsi nei prossimi anni.
Quali sono i consigli che darebbe ad una PMI che deve interfacciarsi con una controparte emiratina in ambito imprenditoriale?
Purtroppo il mercato viene spesso presentato dai media italiani ed internazionali come un paradiso di opportunità senza limiti. La realtà, purtroppo, è ben diversa e presenta alcune complessità che devono essere attentamente analizzate soprattutto da imprese di piccole dimensioni altrimenti rischiano di nutrire aspettative eccessive ed andare incontro a rischi di insuccesso se non ben preparate. In particolare, occorre predisporre una strategia di approccio al mercato ben strutturata con piani di marketing coerenti e precise modalità di internazionalizzazione, date anche le peculiari normative esistenti che inducono le imprese straniere a dotarsi di una presenza diretta nel Paese, a volte con partner locali, per poter operare. Altro consiglio è l’individuazione e la selezione di interlocutori economici locali adeguati, aspetto che deve essere oggetto di attenta analisi e dedizione in quanto, date le rigidità regolamentari vigenti, potrebbe essere foriero di errori che possono pregiudicare il successo sul mercato.
Ad oggi esistono degli specifici programmi/incentivi che ritiene possano essere particolarmente interessanti per gli investitori stranieri?
In particolare l’emirato di Dubai, negli ultimi anni ha varato una strategia di diversificazione economica che dovrà affrancarlo dalla tradizionale dipendenza dal settore petrolifero, puntando decisamente sull’innovazione quale chiave di volta per il processo di cambiamento strutturale del proprio sistema economico. Sono stati individuati sette settori prioritari sui quali andranno a concentrarsi le risorse governative e le politiche di attrazione degli investimenti diretti esteri: energie alternative, alta tecnologia, scienze spaziali, logistica, istruzione, sanità e risorse idriche. Sono quindi in atto numerosi programmi di sviluppo per la realizzazione degli obiettivi che la strategia si pone e, di conseguenza, sussiste un ampio e diversificato schema di incentivi disponibili per le imprese straniere desiderose di contribuire al processo di diversificazione economica in atto.
Come si sta preparando il Paese ad un evento di portata globale come Expo 2020?
Expo2020 rappresenterà una vetrina importantissima per la reputazione e per l’immagine internazionale degli Emirati Arabi e, di conseguenza, il Paese sta compiendo sforzi enormi per migliorare ulteriormente la propria dotazione di infrastrutture e di servizi che metterà a disposizione dei 25 milioni di visitatori attesi per l’evento, il 70% dei quali proverrà dall’estero. Sarà sicuramente una manifestazione di profilo elevato, destinata a consacrare definitivamente le ambizioni degli Emirati Arabi Uniti a rappresentare per la comunità internazionale un esempio di modello contemporaneo di sviluppo economico di successo.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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