Veranu: la startup italiana che converte i passi in energia

Veranu: la startup italiana che converte i passi in energia

13 Dicembre 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Nella nostra rubrica “Un’Italia da Export” abbiamo il piacere di ospitare i contributi delle eccellenze imprenditoriali italiane che con competenza e coraggio si affacciano sui mercati internazionali o che provano ad emergere grazie all’uso di una delle caratteristiche del Made in Italy più apprezzate in giro per il mondo: l’innovazione. In questa seconda categoria rientra Veranu, giovane realtà sarda, che già dal 2018 vorrebbe commercializzare una mattonella capace di produrre energia. Ne abbiamo parlato parlato con Alessio Calcagni, giovane CEO della società.

Da dove nasce l’idea di Veranu?

Veranu nasce dalla mia tesi di laurea specialistica in ingegneria Elettronica a Cagliari nel 2012. Al tempo ho avuto modo di sviluppare presso il Laboratorio di dispositivi elettronici avanzati (DEALAB) diretto in quell’anno dalla prof.ssa Bonfiglio (oggi presidentessa del CRS4) e dal dott. Ing Piero Cosseddu, un sensore di pressione a base piezoelettrica col fine di dare il senso del tatto ad un robot (il tutto rientrava nel progetto Roboskin). L’impiego di questo materiale mi ha fatto capire come cambiando l’applicazione rispetto ai fini della laurea fosse possibile ricavare energia se fosse sottoposto a continue sollecitazioni e perchè non utilizzare allora i passi delle persone per fare ciò? Nasce così l’idea di Veranu.

Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?

Il team è composto da tutte le figure e professionalità che permettono ad un’azienda di crescere: Simone Mastrogiacomo e Giorgio Leoni sono i primi soci che si sono uniti alla ‘causa Veranu’ nel 2014 e hanno aggiunto il loro bagaglio di competenze che vanno dalla progettazione elettronica alla fase di testing e misurazione dell’energia delle nostre mattonelle. Al trio formato da me, Simone e Giorgio si è poi aggiunto Nicola Mereu, ingegnere meccanico che si occupa di sviluppare i disegni della struttura della nostra mattonella. Tuttavia le fette della torta delle competenze che un’azienda deve avere non erano presenti fino al 2016: nell’aprile di quest’anno infatti partecipando all’evento Startup Battle organizzata dal venture incubator Clhub, una manifestazione in cui le startup si sfidano presentando le loro idee innovative, la nostra idea risulta essere la vincitrice e in seguito, grazie alla partnership con Clhub, che è a tutt’ora nostro socio, abbiamo recuperato le fette relative all’area legale, finanziaria e di comunicazione. Veranu da idea innovativa diventa così startup costituita e iscritta nel registro speciale. 

Quali sono le principali difficoltà che una startup incontra nel mercato italiano?

Le difficoltà che una startup può incontrare credo siano innanzitutto di natura finanziaria legata al reperimento di capitali per lo start delle attività: all’inizio gli startupper infatti impiegano risorse proprie per lo sviluppo di prototipi, di test e tutte le attività che permettono uno sviluppo del proprio business ma arriva un punto in cui il bootstrap si arresta e in quella fase occorrono liquidità esterne tipo da un investitore o attraverso un bando regionale o nazionale che finanzi un piano di crescita imprenditoriale. Personalmente non vedo grandi difficoltà di entrata nel mercato italiano.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?

Rispondendo il mercato statunitense non penso di commettere un grande errore. Gli USA, e la California in particolare, sono aperti all’acquisto e alla commercializzazione di tecnologie emergenti e vedono grandi potenzialità nell’applicazione in contesti differenti da quelli canonici di recupero energia dai passi. Altro mercato in forte crescita è quello asiatico, in cui si sta concentrando la quasi totalità della produzione mondiale di componentistica elettronica e smart devices. Riguardo invece al reperimento di finanziamenti credo che la distribuzione sia molto uniforme a livello mondiale, il tutto sta nel trovarsi al momento giusto nel posto giusto e, soprattutto, con le persone giuste.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori ed acceleratori italiani genera un’utilità ed un vantaggio competitivo per una startup?

Assolutamente sì. Noi di Veranu abbiamo partecipato ad un percorso di incubazione presso il Venture Incubator Clhub a Capoterra e questo ci ha dato la consapevolezza dell’inventiva e le potenzialità non tanto della nostra idea quanto del team che sta alla base del suo sviluppo. Avere un team coeso che lavora per un fine comune è ciò che rende secondo me innovativa una startup. Una grande idea senza un team dietro non può nascere.

Quale consiglio dareste ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Come prima cosa di non arrendersi se troveranno molte porte chiuse all’entrata, e poi di ascoltare chi ha più esperienza e vuole trasmettere il proprio know-how.
Uno startupper generalmente parte dal presupposto che con la proprio idea può cambiare il mondo, ed è vero, però ascoltare anche chi non la pensa esattamente come noi e fa vedere i punti deboli del nostro business non può che aiutare e velocizzare il percorso di maturazione imprenditoriale.

Obiettivi per il futuro…

Il lancio del prodotto per il 2018. Poche parole che racchiudono però tutto il lavoro che il team Veranu ha svolto dal 2014 in poi e che incoronano una serie di tappe e successi fino all’installazione della prima mattonella presso un nostro cliente.

Fonte: a cura di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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