Oggi la Malesia è un Paese che cresce soprattuto grazie alla spinta dei consumi privati di una middle class locale ampia, aperta alle novità ma molto indebitata. Per conoscere meglio questo mercato del Sud-est asiatico abbiamo incontrato Cristiano Maggipinto, Ambasciatore d’Italia a Kuala Lumpur, che ci ha tenuto a sottolineare come il mercato locale sia oggi molto interessante per le imprese estere anche perché rappresenta un punto d’intersezione strategico con i più importanti Paesi del continente asiatico.

Come si sono evolute nel tempo le relazioni economiche fra Italia e Malesia?

Italia e Malesia godono di eccellenti relazioni bilaterali. Come recentemente testimoniato dalla visita in Malesia del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, On. Ivan Scalfarotto, svoltasi dal 29 ottobre al 1 novembre 2017, Italia e Malesia godono di eccellenti relazioni bilaterali. Ne è chiara testimonianza l’incremento dell’interscambio commerciale che nel 2016 è stato del 9,4% - per un totale di poco più di 2 miliardi di euro, rispetto al 2015, con una bilancia commerciale in surplus per oltre 100 milioni di euro. Prosegue anche nel 2017 il trend favorevole delle nostre esportazioni in Malesia che in questo I semestre hanno fatto registrare un incremento del 31,7%, rispetto allo stesso periodo nel 2016, accompagnato da un aumento delle importazioni malesi in Italia del 15,2%. Ad ulteriore riprova di tale trend espansivo, il dato della crescita sia in termini di comunità italiana residente che di imprese presenti in Malesia, entrambe raddoppiatesi nel corso degli ultimi anni. Una delle ragioni sta nel fatto che la Malesia è perlopiù vista come hub strategico per una penetrazione nei Paesi ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) di cui è membro dal 1967 e di cui fanno parte 10 Paesi con una popolazione complessiva di 628 milioni di abitanti. Ricordo inoltre che anche a livello governativo, l’Italia sta puntando già da quest’anno a realizzare interventi di promozione integrata con focus ASEAN e di respiro anche regionale oltre che bilaterale.

Altri fattori che contribuiscono a rendere la Malesia un Paese sempre più interessante, sono la sua collocazione geografica, punto strategico di intersezione con i più importanti Paesi dell’Asia, la facilità di collegamento aereo con tutte le capitali asiatiche, la presenza di manodopera a basso costo sul mercato locale, la diffusione generalizzata della lingua inglese, il livello dei servizi ed il relativamente basso costo degli immobili rispetto ai Paesi limitrofi.

I dati riferiti agli ultimi 5 anni mostrano un trend dello sviluppo delle relazioni commerciali molto positivo caratterizzato da una crescita complessiva delle nostre esportazioni nel Paese pari al 28,3%, a fronte delle importazioni malesi in Italia aumentate del 13%. La Malesia nel periodo 2012-2016 ha registrato a sua volta un tasso di crescita del PIL pari al 25,4% e sta divenendo anche fonte di importanti investimenti in Italia. Dal 2014 ad oggi il Governo malese ha approvato 122 progetti industriali con partecipazione italiana per investimenti pari a 776 milioni di dollari che hanno generato 11.000 posti di lavoro.

Nel 2016 l’UE ha coperto il 10,04% del commercio mondiale malese, in lieve riduzione rispetto al 2015 (10,15%). L’Italia mantiene stabile la sua quinta posizione, tra i Paesi europei partner della Malesia, con una quota interscambio pari a circa il 6,5%. La Malesia, tra i Paesi dell’area, si colloca al quinto posto in termini di interscambio con l’Italia nel 2016, dopo, in ordine di importanza, il Vietnam, l’Indonesia, la Thailandia e Singapore. Seguono al sesto posto le Filippine , la Cambogia, la Birmania, il Brunei e il Laos. In particolare la crescita più cospicua delle nostre esportazioni nel sud est asiatico nel 2016 si registra verso la Malesia (+106%), seguita dalla Thailandia (+89%).

In ordine di importanza le nostre principali esportazioni verso la Malesia nel 2016 sono rappresentate dalle macchine di impiego generale, seguite da altre macchine per impieghi speciali, aeromobili e componenti elettronici che hanno registrato un picco di crescita rispettivamente del +88,8% e del +2217% e dai prodotti chimici che hanno visto una lieve riduzione del 5,5%. Rimarchevole appare l’aumento del 3318% riferito a cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo e degli apparecchi per uso domestico (+162%).

Per quanto riguarda le importazioni italiane dalla Malesia nel 2016 troviamo al primo posto in termini di valore gli oli e i grassi vegetali e animali (la Malesia è tra i principali paesi al mondo produttori di olio di palma), il cui flusso nel periodo in esame è cresciuto del 27,6% rispetto al 2015, seguiti da altre macchine di impiego generale (+33,2%) e dagli articoli in gomma (di cui la Malesia e tra i più importanti produttori al mondo) che hanno subito una lieve flessione dell’1,4%.

Quali sono le previsioni di crescita del Paese da qui al 2020?

La crescita media del PIL malese nell’ultimo quinquennio risulta pari al 5,1%, principalmente sostenuta dalla spesa ed i consumi privati. Tra i principali comparti che contribuiscono alla crescita economica vi è il settore dei servizi (54,2% del PIL), seguito dal comparto manifatturiero (23%), le attività estrattive legate ai giacimenti petroliferi e di gas (8,8%), l’agricoltura (8,1%) e le costruzioni (4,5%) che stanno registrando il maggior incremento percentuale. Le previsioni relative all’anno in corso mostrano una crescita economica del 5,2%, superiore a quella raggiunta nel 2016 (+4,2%), mentre per il 2018 si attende un lieve rallentamento al +4,8% per poi tornare a ritmi più sostenuti nel 2020. La performance economica finora in corso depone a favore dell’impegno di questo Governo di trasformare il Paese in un’economia ad alto reddito entro il 2020 quando tale indicatore dovrebbe raggiungere i 15.000 US$ pro-capite a fronte degli attuali 9.600 US$. Il futuro quindi offre delle interessanti opportunità per le nostre imprese che vogliano operare nell’area ASEAN, viste le previsioni di crescita del PIL e il crescente potere di acquisto della classe media, nonchè gli accordi regionali di libero scambio conclusi con la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda.

Quali sono i prodotti italiani maggiormente apprezzati dalla popolazione locale?

Il marchio Made in Italy, con un fatturato di 1.062 miliardi di Euro nel 2016, è generalmente visto come un elemento di attrazione e distinzione tanto che il Paese risulta essere il terzo mercato di sbocco delle nostre esportazione in Asean dietro Thailandia e Singapore nel primo semestre di quest’anno. Le nostre esportazioni consistono prevalentemente in macchinari per impieghi speciali e beni strumentali in generale, molto apprezzati dagli imprenditori locali per la qualità, l’innovazione e un prezzo più competitivo rispetto a quello applicato dai competitor tedeschi. Tuttavia il servizio di assistenza post vendita non gode dello stesso apprezzamento e può sicuramente migliorare attraverso un’attenzione maggiore alla clientela. Si tratta peraltro di una discriminante che può decidere a favore di un marchio o meno. Per quanto concerne i beni di consumo e alimentari, che pesano per circa il 20% del nostro export, risultano essere quelli più visibili dai consumatori finali. Il Made in Italy è percepito come un bene esclusivo e trendy, in particolare gioielli, fashion e autovetture sportive.

Quali sono le caratteristiche dei consumatori malesi?

Un dato interessante è la presenza di una classe media rilevante, oltre il 50% della popolazione, la seconda in percentuale dell’area Asean dopo Singapore. Ciononostante è anche la più indebitata dell’Area Asean per i consumi privati. La società malese è multietnica con tre gruppi etnici prevalenti: malay (65%), cinesi (25%) e indiani (8%). Tale diversità ha contribuito a renderla molto flessibile e aperta alle novità, in particolare nei settori, alimentare abbigliamento e lifestyle in generale.

Ci sono degli elementi in particolare che influenzano le loro decisioni d’acquisto?

In generale il consumatore malese è price sensitive, in assenza di promozioni speciali e facilitazioni di pagamento risulta difficile fidelizzarlo. Il 5% dei consumatori, la cosiddetta upper class tende invece a distinguersi attraverso acquisti di beni di lusso, di preferenza di stile occidentale/o giapponese e dispone di un purchasing power tale da evidenziarne lo status sociale.

Qualora si volesse realizzare una partnership con un soggetto malese quali regole della cosiddetta “Business Etiquette” sarebbe opportuno tener presenti?

Le maggiori imprese locali sono presenti nella borsa valori di Kuala Lumpur: sono in vigore le stesse regole in essere da noi ma con alcune restrizioni. Per quanto concerne invece il mondo degli appalti pubblici è obbligatorio avere un socio locale di etnia malay, denominato Bumiputera, che partecipa al profit sharing della società mista ma non alla sua operatività. In linea generale, le nuove generazioni hanno una cultura imprenditoriale di tipo occidentale avendo studiato nelle università straniere, principalmente anglosassoni. Un’educazione occidentale agevola molto i rapporti internazionali.

Un fattore da tenere presente nell’organizzazione di eventi di networking e cene di lavoro è la sensibilità religiosa per il cibo. Per la business community musulmana è determinante rispettare il divieto di pietanze a base di carne suina; per gli alcolici dipende dall’interlocutore locale. La presenza di cibo definito localmente “non halal” (con presenza di maiale) può essere percepito come mancanza di rispetto per la persona e per gli usi e costumi locali. Da notare anche la presenza sempre più numerosa di donne imprenditrici locali delle tre principali comunità nel mondo degli affari.

Quali sono i principali pro e contro per un soggetto che decide di investire in Malesia? Il governo locale sta pensando ad alcune misure per agevolarli?

Gli investimenti approvati dal governo malese nel 2016 hanno raggiunto il valore di 46.3 miliardi di USD facendo registrare un aumento del 7,7% rispetto al 2015. Sono stati approvati complessivamente 4.972 progetti per circa 153.000 posti di lavoro. Il 71% del totale degli investimenti approvati è rappresentato da investimenti domestici, mentre il 29% è costituito da investimenti esteri che si concentrano prevalentemente nel comparto dei servizi, in particolare nei settori immobiliare, dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni. Nel comparto manifatturiero, i maggiori investimenti si rilevano nei settori dei prodotti elettrici (semiconduttori per la telefonia) ed elettronici, prodotti petroliferi, chimici e alimentari.

Tra i principali investitori in Malesia si trovano al primo posto l’UE, seguita da Cina, ASEAN e Giappone, mentre l’Italia si colloca al terzo posto nella classifica generale dei principali paesi europei, con investimenti pari 236.5 milioni di USD nel 2016, dopo la Germania e l’Irlanda e prima dell’Olanda e il Regno Unito. L’Italia è al settimo posto in termini di investimenti nel settore dei servizi.

In Malesia non esistono restrizioni al rimpatrio degli utili da parte delle società estere ed é in corso un processo (iniziato nel 2009) di liberalizzazione di vari settori nell’area dei servizi che sta incoraggiando l’ingresso di investitori stranieri. Non sorprende quindi il riconoscimento circa la capacità dell’economia malese di attrarre capitali esteri, confermata dalla sua presenza nei ranking internazionali, tra cui:

• “Ease of Doing Business 2016”, rapporto redatto dalla Banca Mondiale con 190 paesi considerati: la Malesia si colloca alla 23ª posizione, preceduta nell’area asiatica solo da Singapore (2ª posizione), Hong Kong (4ª), Corea del Sud (5ª) e Taiwan (11ª), superando di gran lunga Giappone (34ª posizione), Thailandia (46ª), Cina (78ª), Vietnam (82ª) e Indonesia (91ª);

• “Global Competitiveness Report 2016-2017” redatto dal World Economic Forum con 138 principali economie considerate: la Malesia si classifica al 25⁰ posto, confermando il primato fra le economie emergenti della regione;

• “World Competitiveness Yearbook (WCY)” 2016, redatto da IMD - Institute for Management Development (Svizzera), che considera le 60 principali economie mondiali; la Malesia si classifica al 19⁰ posto.

I contro sono un sistema bancario che non sostiene gli investimenti stranieri in assenza di partner locali, una burocrazia onnipresente nonostante gli sforzi del Governo di ridurla e renderla meno opaca, le barriere non tariffarie presenti per molti prodotti di consumo e quelle tariffarie per proteggere la nascente industria manifatturiera locale.

In Malesia, gli incentivi fiscali diretti ed indiretti sono regolamentati per legge (varie norme introdotte fra il 1967 ed il 1990). Tali leggi prevedono investimenti per l’industria manifatturiera, per l’agricoltura, industria alberghiera e turistica, ricerca e sviluppo, formazione, protezione dell’ambiente e servizi approvati. Gli incentivi diretti sono delineati in modo da consentire sgravi parziali o totali dall’imposta sul reddito per un limitato periodo di tempo. Gli incentivi fiscali indiretti vengono concessi sotto forma di esenzione dai dazi sulle importazioni, dall’imposta sulle vendite e dall’imposta sui consumi.

Il governo della Malesia da anni attua una politica volta ad incoraggiare l’afflusso di capitali esteri sotto forma di investimenti diretti, in particolare nel settore manifatturiero, per la costituzione di joint-venture tra imprese locali e straniere. L’esecutivo locale ha inoltre liberalizzato la politica di partecipazione azionaria nel settore manifatturiero sia per gli investitori stranieri che per quelli locali in materia di nuovi investimenti, espansioni o diversificazioni. Gli investitori esteri possono ora possedere il 100% del pacchetto azionario senza limitazioni per quanto riguarda le esportazioni.

L’impegno a creare un ambiente sicuro agli investimenti ha persuaso più di 4000 società internazionali di più di 50 paesi a fare della Malesia il loro hub manifatturiero per l’area Asean e non solo. La disponibilità della Malesia a stipulare Accordi di garanzia per gli investimenti testimonia il desiderio del governo di accrescere la fiducia degli investitori stranieri. Un accordo di garanzia assicura agli investitori stranieri: protezione e tempestivo ed adeguato indennizzo nel caso di nazionalizzazioni od espropri; libero trasferimento di profitti, capitali o altri compensi; risoluzione di controversie sugli investimenti nell’ambito della Convenzione per la risoluzione di controversie sugli investimenti alla quale la Malesia ha aderito sin dal 1966.

Fonte: a cura di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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