“Il take away digitale è sempre più parte del food-style del consumatore italiano, che oggi può ordinare, con servizi come Just Eat, tutti i piatti, non solo la pizza, da 7.000 ristoranti”. Queste le considerazioni rilasciate a Exportiamo.it da Monica Paoluzzi, Business Strategist di Just Eat in Italia, marketplace digitale internazionale con sede a Londra, incontrata a margine del convegno “Netcomm focus food”, tenutosi alla Borsa Valori di Milano la scorsa settimana. Con oltre 70 tipi di differenti cucine, offerte in 600 città italiane, Just Eat, che opera in 13 Paesi di tutto il mondo, con un fatturato globale di 385 milioni di sterline (settembre 2017), si sta diffondendo anche in Italia, presente dal 2011, ma fino a poco tempo fa poco utilizzato. “Merito anche degli smartphone che, grazie ad applicazioni e connessione permanente, rendono il servizio semplice e veloce”, spiega Paoluzzi citando una “penetrazione via applicazioni da telefono cellulare che va oltre il 60% e riguarda le più disparate occasioni di consumo”. Dietro al boom del servizio ci sono anche pagamenti online, ormai considerati sicuri.
Che cosa sta cambiando nel settore alimentare italiano?
Preciso, innanzitutto, che il settore della consegna del cibo a domicilio ha dinamiche diverse da quelle del Food&Grocery (termine tecnico con cui si indicano i generi alimentari e l’insieme dei prodotti del largo consumo confezionati, esclusi i salumi e ortofrutta, ma inclusi quelli per la pulizia personale e casa, ndr), che nel 2017 registra una crescita sul fronte del mercato online del +37% rispetto al 2016. Nonostante questa espansione, l’e-commerce legato al settore alimentare in Italia rappresenta il 4% del volume totale del commercio digitale italiano, e quindi un mercato oggi ancora piccolo, ma con alte potenzialità. Il mercato del digital food delivery cresce invece più della media con un +74% rispetto al 2016.
Qual è il piatto più ordinato e consegnato al domicilio in Italia?
La pizza, seguita dagli hamburger, sushi, cucina cinese, cucina italiana e piadine. A livello globale il primato va invece al cibo cinese.
Un’altra curiosità che emerge dai vostri studi?
La città più economica in cui ordinare cibo a domicilio è Bari e la più cara Firenze.
Si parla molto dell’importanza dei “Big Data”, quali caratteristiche deve avere oggi l’esperto che li raccoglie e elabora?
Just Eat si avvale di 60 Data Scientists che fanno parte del suo team centrale. Questa figura deve chiaramente possedere capacità analitico-matematiche, ma non solo: deve avere una profonda comprensione del mercato e degli atteggiamenti dei consumatori. Da un punto di vista operativo, il Data Scientist non deve solo far recapitare un report alle Business units aziendali, ma collaborare con queste per capire come il dato può essere utile allo sviluppo degli obiettivi aziendali. La stessa collaborazione deve instaurarsi anche con l’esperto di marketing.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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