Italian Managers for International Trade (IMIT) è l’associazione che garantisce la qualificazione degli esperti che operano nel commercio con l’estero e nei processi di internazionalizzazione delle imprese, attraverso processi di verifica, valutazione e validazione delle competenze professionali. IMIT è stata costituita lo scorso 30 maggio 2017 ma è operativa solo da alcune settimane. Per conoscere meglio il ruolo e gli obiettivi di IMIT, Exportiamo.it ha incontrato David Doninotti, Segretario Generale di Aice, che ci ha spiegato il ruolo e gli obiettivi dell’associazione.
Come nasce l’idea di creare un’associazione come IMIT (Italian Managers for International Trade)?
E’ un’idea che è maturata nel tempo, grazie all’osservatorio privilegiato di Aice – Associazione Italiana Commercio Estero, che da oltre 70 anni rappresenta gli interessi delle aziende italiane che svolgono attività di commercio con l’estero e di internazionalizzazione. E’ da tempo che Aice opera per diffondere la cultura dell’internazionalizzazione presso le PMI italiane. E’ ancora prevalente, infatti, la convinzione che per operare con successo sui mercati esteri sia sufficiente avere un buon prodotto e che non servano competenze specifiche. IMIT nasce principalmente per dare dignità e riconoscimento al manager e al professionista esperto in processi di internazionalizzazione, in un mercato che negli ultimi tempi ha visto la proliferazione di soggetti pronti ad offrirsi alle imprese come export manager senza averne le caratteristiche.
Qual è il ruolo del TEM e quanto è importante questa figura nello sviluppo dei mercati esteri?
Premesso che IMIT ha l’ambizione di rivolgersi non solo ai TEM, ma ad una platea più ampia, che includa sia consulenti che lavoratori subordinati e figure manageriali che si occupino non solo di export ma anche di import e gestione di presenze stabili all’estero, riteniamo che la figura del Temporary Export Manager stia assumendo sempre più rilevanza nel mondo delle imprese. Stiamo notando, infatti, un interesse che va oltre le opportunità contingenti offerte dai bandi di finanziamento pubblicati a livello nazionale o regionale ed è motivato da una più attenta gestione dei costi aziendali e degli investimenti in risorse umane. A nostro avviso, il TEM non deve limitarsi a “consigliare” l’azienda, ma nel breve periodo a disposizione deve essere in grado di dare un supporto concreto all’impresa, come se fosse un vero e proprio dipendente, e allo stesso tempo trasmettere il proprio know how ai collaboratori fissi che dovranno poi continuare lo sviluppo del processo di internazionalizzazione, una volta concluso il periodo di affiancamento.
Che ruolo avrà IMIT nella selezione dei TEM?
IMIT vuole giocare un ruolo di coordinamento e di monitoraggio, a favore sia dei manager che delle aziende, attraverso la qualificazione delle competenze dei manager esperti in processi di internazionalizzazione. Per mezzo della verifica delle competenze e della concessione della qualifica, IMIT creerà un elenco di manager qualificati da cui le aziende potranno attingere. I manager avranno così un fattore competitivo in più a loro favore che potrà distinguerli dall’offerta di consulenza generica ampiamente presente sul mercato.
Secondo lei quali sono le caratteristiche imprescindibili che un’azienda deve possedere per poter avere successo sui mercati esteri (o almeno provarci)?
Il discorso sarebbe molto lungo. Possiamo limitarci ad un aspetto che a nostro avviso è il più importante. L’azienda deve avere più “cultura dell’internazionalizzazione”, deve capire che approcciare i mercati esteri non può essere un’attività sporadica, ma deve essere affrontata con gli stessi crismi di un investimento produttivo o strutturale. Sono necessarie risorse umane e finanziare e bisogna prevedere risultati nel medio periodo. Notiamo anche che diversamente dal passato non è più una questione di dimensione aziendale o di settore merceologico. Ci sono piccole aziende dotate della giusta mentalità che hanno successo all’estero e grandi aziende che invece non riescono a sfruttare le proprie potenzialità. Per avere successo sui mercati internazionali non è necessario “sapere tutto”, ma è indispensabile saper riconoscere i problemi e le criticità per poi trovare la soluzione anche con risorse esterne all’azienda.
Ad oggi quali sono i risultati raggiunti da IMIT e gli obiettivi per il prossimo futuro?
IMIT è una creatura appena nata. La presentazione al pubblico si terrà il prossimo 27 novembre a Milano con la tavola rotonda intitolata “Oltre l’uomo con la valigetta: i nuovi professionisti dell’internazionalizzazione”, dove cercheremo di trasmettere i concetti qui espressi. Siamo operativi da poche settimane, ma abbiamo fin da subito riscontrato un grande interesse soprattutto per l’aspetto di valutazione e qualificazione delle competenze dei manager. Probabilmente stiamo riempiendo un vuoto nel mercato. Ovviamente IMIT ha un secondo grande obiettivo: quello di sviluppare l’attività di networking per mettere in contatto imprese e professionisti dell’internazionalizzazione.
In pochi giorni abbiamo già raccolto un gruppo di 30 professionisti associati che contiamo di quadruplicare entro i primi mesi del 2018, quando raggiungeremo la piena operatività. Inoltre, abbiamo avviato le procedure per inserire il profilo professionale del Manager esperto in processi di internazionalizzazione nel Quadro Regionale degli Standard Professionali di Regione Lombardia, così da poter passare in un prossimo futuro dalla qualificazione delle competenze ad un processo di certificazione vero e proprio con valore pubblico ed spendibile non solo a livello nazionale ma anche europeo. Infine, procederemo nella richiesta presso il Ministero dello Sviluppo Economico di inserire IMIT tra le associazioni professionali non organizzate in ordini o collegi che rilasciano attestati di qualità dei servizi, così come previsto dalla Legge n. 4 del 2013.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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