La ‘fredda’ Svezia corre ed innova

La ‘fredda’ Svezia corre ed innova

13 Novembre 2017 Categoria: Focus Paese Paese:  Svezia

Che l’economia dei cosiddetti Paesi scandinavi goda storicamente di buona salute non è certo una novità ma Stoccolma sembra vivere un vero e proprio momento di grazia. Ecco perché.

Potremmo parlare di un PIL che cresce di oltre il 3%, del basso livello di disoccupazione (intorno al 6%) o dell’elevata qualità della vita dei propri cittadini ma la forza propulsiva dell’economia svedese può essere riassunta in un solo dato: il Paese ha realizzato, nel 2017, un avanzo primario di bilancio inatteso pari a ben 8 miliardi di euro. Una cifra tutt’altro che irrisoria se si considera che il piccolo Paese può contare su appena 10 milioni di abitanti.

Il governo del primo ministro socialdemocratico, Stefan Löfven, avrà dunque l’opportunità di spendere l’eccedenza per aggregare consenso in vista delle prossime elezioni politiche che si terranno il prossimo 9 settembre 2018.

Stoccolma, inoltre, è oggi alla ‘disperata’ ricerca di manodopera a tal punto che molte aziende locali hanno deciso di assumere anche lavoratori che non parlano svedese o che ne hanno una conoscenza appena elementare.

L’industria manifatturiera locale per non abbassare i suoi ritmi di produzione necessita l’inserimento di ‘forze fresche’ e ciò ha portato, negli ultimi mesi, alla creazione di circa 100mila posti di lavoro, quasi tutti in favore di stranieri.

Ed infatti, secondo il Servizio del pubblico impiego svedese, ben 12 settori su 15 soffrono della carenza di figure professionali specializzate nonostante il Paese possa contare sul più ampio ingresso di migranti a livello europeo (in rapporto alla popolazione).

Dal momento che anche un’azienda simbolo dell’economia del Paese come la Scania ha assunto lavoratori che non parlano quasi per nulla lo svedese è stato addirittura coniata una nuova espressione (‘Scania swedish’) per riferirsi ad modo di comunicare che molti di questi migranti hanno sul posto di lavoro, uno strano mix fra linguaggio verbale e gesti.

L’attuale successo svedese comunque passa soprattutto da tre fattori – export, consumi interni ed esplosione del mercato edilizio a fini abitativi – ma è bene chiarire un equivoco: l’economia svedese, pur avendo un modello di welfare molto generoso, è aperta e ben disposta nei confronti del commercio internazionale ed in generale nei confronti di tutte le attività imprenditoriali.

A dimostrazione di ciò è sufficiente prendere visione dell’ultimo “Index of Economic Freedom”, un indicatore sintetico redatto dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal che esamina 12 categorie di libertà economica (tra cui il diritto di proprietà, le spese dello stato, l’incidenza fiscale, la libertà di fare business e l’apertura al libero scambio), che posiziona la Svezia al 19° posto fra gli stati economicamente più liberi del mondo.

Inoltre la Banca Mondiale nel suo celebre ranking Doing Business, da poco aggiornato con i dati del 2018, si è classificata in decima posizione fra i Paesi in cui è più facile fare business su scala globale.

Anche a livello fiscale la Svezia sta scalando posizioni rispetto al passato ed oggi può esibire un’aliquota fiscale totale in calo al 49.1% ed inferiore rispetto a quella di altri Paesi come Austria (51.6%), Belgio (58.7%), Italia (62%) e Francia (62.8%).

Un ulteriore dato su cui riflettere è infine quello relativo al gran fermento in atto nel Paese in termini di nascita di nuove imprese tanto che la Svezia è stata soprannominata la ‘Silicon Valley europea’.

Secondo l’OCSE infatti in Svezia esistono 20 startup con almeno tre anni di vita ogni 1000 lavoratori che sono capaci di creare 5 posti di lavoro ogni cento esistenti. Performance nettamente migliori anche rispetto a quelle di un colosso come quello statunitense.

Sono dunque numerosissimi i cittadini svedesi che ritengono sia possibile (e neanche troppo complicato) fare innovazione come testimoniato da un reportage del settimanale americano Atlantic in cui si riporta che il 65% degli svedesi tra i 18 e i 64 anni ritiene che ci siano buone possibilità di avviare un’impresa nel loro Paese, contro il 47% degli americani.

Inoltre Stoccolma ha investito con grande decisione su internet, dotandosi di una delle migliori reti al mondo e, attraverso lo strumento della detassazione dedicato alle aziende che fornivano ai propri dipendenti un computer portatile utilizzabile anche a casa, il governo è riuscito a strutturare un’alfabetizzazione digitale di base che ha pochi rivali al mondo.

Rapporti con l’Italia

L’Italia e la Svezia intrattengono positivi rapporti commerciali (interscambio 2016: 7,8 miliardi di euro) con un saldo storicamente positivo per il Belpaese che nel 2016 si è attestato su circa 600 milioni di euro.

I principali prodotti che vendiamo in Svezia sono macchinari, apparecchiature elettriche, prodotti enogastronomici, autoveicoli, prodotti di abbigliamento e design.

Inoltre vi è un crescente interesse ed apprezzamento per le eccellenze italiane nel campo della meccanica, della robotica, della ricerca applicata, delle biotecnologie e delle nanotecnologie.

In Svezia, in generale, si ha un’immagine positiva del Made in Italy che, per molti svedesi, è sinonimo di un’alta qualità della vita e di un’indubbia ricchezza storica, artistica e culturale.

Il ‘brand Italia’ è dunque ampiamente riconosciuto ed apprezzato in Svezia, specialmente a Stoccolma che rimane il centro più dinamico del Paese anche perché nella capitale svedese si registra un potere d’acquisto più elevato.

Va però detto che sussistono anche alcune criticità come il non semplice approccio con gli operatori locali (anche per la difficoltà iniziale nel reperire i recapiti della persona di riferimento con la quale si ha interesse a venire in contatto) e l’elevata concentrazione di attività commerciali nelle mani di pochi soggetti. Il mercato svedese è infatti caratterizzato da una situazione di oligopolio in cui, nella maggior parte dei settori, il 20% delle aziende conduce almeno l’80% del giro di affari.

Un aspetto che le nostre imprese devono valutare adeguatamente prima di decidere se espandersi a Stoccolma e dintorni.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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