Con Michele Scandellari - Amministratore Delegato di Seci Energia (sub‐holding del Gruppo Industriale Maccaferri) - abbiamo parlato di Enerray, azienda italiana nata solo dieci anni ma che è già riuscita a penetrare in ben 13 mercati esteri e che oggi rappresenta un player importante del settore fotovoltaico.
Ci racconti brevemente la storia della sua azienda: come nasce Enerray?
La nostra azienda è il frutto di una grande e lungimirante attenzione da parte del Gruppo Industriale Maccaferri che, va ricordato, è un Gruppo con oltre 130 anni di storia e un fatturato che supera gli 1,2 miliardi di euro e quindi è uno dei soggetti economici tra i più importanti di tutto il Paese. Il Gruppo oltre 10 anni fa ha intuito l’importanza del settore dell’energia, in particolare quella rinnovabile, avviando una subholding specifica. Nel sociogramma della subholding dedicata all’energia, non a caso, potete trovare consorelle nel settore del biogas, delle biomasse, dell’idroelettrico, del ciclo del calore. E chiaramente anche noi con la nostra avventura nel campo dell’energia solare. Con una specificità però: il Gruppo è abituato a pensare su grande scala e quindi ha scommesso su una Enerray specializzata in impianti di media e grande potenza e per coperture industriali.
Nel 2017 Enerray ha compiuto 10 anni, festeggiati con ottimi risultati. Quali sono le condizioni che hanno portato al successo della sua azienda in questi anni caratterizzati da un contesto economico difficile?
Il contesto economico difficile è arrivato quando Enerray aveva già iniziato a puntare la sua attenzione anche verso l’estero ed è più legato al taglio eccessivo e radicale del Conto Energia, che ha messo in difficoltà tutto il settore in Italia. Abbiamo preso due direzioni. La prima: continuare a fare quello che sapevamo fare benissimo, cioè la costruzione di impianti fotovoltaici chiavi in mano portando la nostra esperienza in giro per il mondo e continuando a farlo anche in Italia. In questo il nostro team è stato molto capace. Il secondo, intuire che la crisi avrebbe “eliminato” dal mercato del fotovoltaico parecchie aziende improvvisate in un ambito che ai tempi era in forte espansione. Chiudendo queste imprese molti impianti sono rimasti senza nessun referente per la manutenzione, fattore essenziale per mantenere i rendimenti degli impianti. In Italia stiamo spingendo molto sull’attività manutentiva presso gli impianti già esistenti, investendo in una struttura interna dedicata all’O&M. Siamo leader di mercato come portafoglio gestito, stiamo acquisendo ulteriori impianti e vediamo una significativa prospettiva di sviluppo.
In questi anni di crisi, quanto la ricerca di sbocchi sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità per Enerray?
Enerray, come tutti gli operatori del settore in Italia, è cresciuta repentinamente durante gli anni dell’esplosione del “Conto Energia” (2008-2011) e, altrettanto velocemente, ha dovuto imparare ad adattarsi ai continui cambiamenti normativi, all’incessante crescita del livello di burocrazia e un sempre più difficile accesso al credito da parte dei clienti, determinato dalla crisi finanziaria degli ultimi anni. Per far fronte a tale trasformazione, Enerray si è concentrata con una politica di sviluppo commerciale semplice e chiara su due obiettivi principali: consolidamento della propria presenza nel mercato italiano ed avvio del processo d’internazionalizzazione.
Riguardo il primo punto, Enerray crede ancora nel mercato italiano, che è ragionevole possa sostenersi anche in assenza di incentivi diretti. Effettivamente stiamo continuando a realizzare impianti per importanti clienti, che per motivi di risparmio sulla bolletta elettrica sono consapevoli che un impianto sia un importante investimento. Inoltre, il fotovoltaico contribuisce a promuovere un’immagine verde dell’impresa, aumentando la percezione positiva dei clienti. Essere “green” viene considerato un plus importante che può fare la differenza con la concorrenza. Il fatto di essere presenti con i nostri impianti in Asia, Africa e America non è un caso, in verità. Sì, certo, oggi possiamo dire che è stata una necessità per tutti ma per noi la necessità è stata solo il carburante che ha dato ancora più forza a scelte strategiche che avevamo già adottato. Altrimenti non saremmo certo riusciti a cambiare rotta con tanta facilità. E non è un caso che la crescita del nostro fatturato e della potenza installata sia lineare in tutti gli anni passati, con una incredibile accelerazione negli ultimi anni.
In quali Paesi Enerray ha avuto maggiori soddisfazioni? e dove ha avuto le maggiori difficoltà?
Difficile da dire, nel senso che i mercati mondiali sono in continuo divenire e l’attenzione al fotovoltaico è diventata enorme anche nei Paesi in via di sviluppo. Diciamo che possiamo vantare in Brasile la costruzione dell’impianto fotovoltaico più grande dell’America latina, parliamo di qualcosa come 250 MW e altri impianti di grandi dimensioni sono in arrivo. Il nostro team riesce a individuare nuovi sbocchi e riscontriamo interesse per le nostre proposte anche in Paesi molto lontani da noi geograficamente e culturalmente. Il nostro brand sta iniziando a diffondersi globalmente e per noi questa è una bella soddisfazione.
Con quale strategia il suo team è riuscito a fare entrare Enerray in 13 mercati esteri? Nel vostro percorso di internazionalizzazione vi siete avvalsi di strutture pubbliche o società di consulenza private?
Da oltre 130 anni il Gruppo Maccaferri opera nel mondo della produzione industriale senza mai venir meno alla propria mission d’internazionalizzazione.
La strategia adottata per dare operatività a questo progetto di sviluppo all’estero si è basata su alcuni punti fondamentali:
1) in linea con la vocazione che da sempre ha contraddistinto il Gruppo, diversificazione del rischio e dunque dei mercati di riferimento;
2) volontà di essere “pionieri” in quei mercati che, talvolta, sono percepiti dai più come potenzialmente rischiosi;
3) equilibrio nel processo di crescita: la struttura deve essere in grado di crescere in maniera “aziendalmente sana” e graduale (apertura di circa 2 mercati all’anno);
4) cercare di far parte di un “sistema Paese” insieme alle altre realtà italiane presenti all’estero tramite sinergie e collaborazioni possibilmente in logica win win;
5) far affidamento sul supporto di tutte le istituzioni italiane e non all’estero e sul sistema di accesso al credito.
Quali sono i prossimi mercati nei quali intendete espandervi?
Nel settore solare off grid abbiamo appena costituito una società chiamata Plug the Sun, con sede a Hong Kong, nata dalla joint venture con il partner tecnologico Fast Power, in gradi di portare energia elettrica con grande flessibilità in aree rurali o in generale remote dove si registra una scarsa penetrazione della distribuzione di energia elettrica.
Un tema così sentito che Plug The Sun, appena costituita, si è già aggiudicata un’importante commessa in Argentina finanziata dalla Banca mondiale che vede l’installazione di circa 9.000 sistemi solari a isola sparsi su tutto il territorio che porteranno in modo efficace, economico e a zero impatto ambientale l’elettricità a oltre trantamila persone.
Enerray sarà presente a Green Expo, che si terrà a Città del Messico, Messico, dal 05 al 07 settembre 2017. Quali aspettative avete?
Sì, è corretto, saremo presenti in Messico anche perché è un appuntamento importante in un Paese che è quasi diventato una seconda casa per noi. Abbiamo un ufficio per noi chiave in funzione dei Paesi Latino Americani con tutto quello che ne consegue in termini di investimenti e attenzione. Le aspettative? Aprire una finestra anche sulle nuove strade che stiamo aprendo.
Enerray, come membro di RES4Africa, ha partecipato lo scorso anno all’organizzazione del RES4Africa Program Launch, tenutosi a Nairobi, in Kenya. L’Africa è alla ricerca di energie rinnovabili, il continente nero è dunque un mercato al quale le aziende di energie rinnovabili guardano con interesse. Che cosa ci può dire?
L’Africa Sub-Sahariana consumerà quasi 1.600 terawatt di ore di elettricità entro il 2040, quattro volte il valore che è stato consumato nel 2010.
Come la Banca Mondiale segnala, il fotovoltaico può generare output per meno di 15US¢/kWh, ma molti Paesi Africani si affidano ancora al gasolio che costa all’incirca sui 25US¢/kWh ed è soggetto alla volatilità del prezzo del petrolio. Il mercato solare finalmente dopo molti anni di crescite importanti grazie agli incentivi pubblici, è pronto per diventare una tecnologia competitiva dal punto di vista del prezzo, concorrendo con fonti convenzionali. Grazie al calo dei prezzi del fotovoltaico dovuto al conseguente raggiungimento della grid parity, ci attendiamo che l’energia solare viva una seconda vita in tutti i Paesi emergenti che necessitano di energia non per fini speculativi ma per fattori macroeconomici.
L’Africa è sicuramente una di queste aree. Stiamo cambiando l’approccio generale. Non più obiettivi speculativi e finanziari, ma bisogni industriali e macro economici. Questo meccanismo è capace di facilitare la crescita di economie reali, creando la base per un forte sviluppo. Credo fermamente nella nostra adesione a Res4Africa, che ci permette di avere un contatto concreto con le esigenze reali di Paesi che stanno scoprendo anche grazie a questo network la potenzialità enorme dell’energia fotovoltaica che aiuterebbe il continente africano a crescere nel rispetto delle sue risorse ambientali. Ad esempio, non a caso prima le accennavo alle soluzioni off grid, un segmento che sarà sempre più interessante in parallelo con quello che rimane il nostro core, la costruzione di importanti impianti fotovoltaici.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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