Danimarca: si avvicina la fine del “modello nordico”?

Danimarca: si avvicina la fine del “modello nordico”?

16 Ottobre 2017 Categoria: Focus Paese Paese:  Danimarca

Perché il Paese più felice del mondo sta provando a cambiare il suo modello economico e sociale?

La Danimarca è un Paese preso spesso come modello da seguire perché, nonostante sia caratterizzato da un’elevata imposizione fiscale, riesce a garantire ad i propri cittadini un invidiabile tenore di vita grazie a stipendi alti, welfare efficiente e ridotte diseguaglianze.

Nel mese di settembre, tuttavia, il governo di centrodestra guidato da Lars Løkke Rasmussen, leader del partito liberal-conservatore, ha cominciato a veicolare un nuovo messaggio politico che intende spingere i danesi ad investire i propri risparmi in Borsa al fine di poter permettere al governo di tagliare il livello di tassazione vigente, che si attesta intorno al 47%.

Il governo sembra quindi voler attuare una rivoluzione culturale che porti i cittadini danesi ad abbracciare un mindset meno socialdemocratico e più imprenditoriale, accettando di fatto di lavorare più a lungo e di investire parte dei propri risparmi.

Per spingere i propri cittadini a lavorare di più il governo sta infatti studiando un corposo taglio delle tasse sul lavoro mentre per incentivarli ad investire in Borsa si sta pensando di creare degli sconti ad hoc per chi decide di acquistare azioni di società danesi.

Una domanda sorge allora spontanea: il modello nordico che affascina ed ha affascinato cittadini ed istituzioni di mezzo mondo è destinato a scomparire?

In realtà ancora non è chiaro quali potranno essere gli effetti concreti del piano ma fra le proposte più radicali c’è anche quella di procedere ad una graduale riduzione dell’accesso al welfare, per rendere meno conveniente restare senza occupazione.

E’ comunque bene sottolineare che questa “fiammata liberale” non è un episodio isolato tanto che già in passato (a cavallo fra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo) vi fu nel Paese una parziale riduzione del welfare e delle tutele in materia di lavoro.

In effetti anche a detta dell’OCSE Danimarca e Svezia sono i due Paesi sviluppati in cui le diseguaglianze economiche sono aumentate più rapidamente negli ultimi anni.

Inoltre alcuni economisti non condividono l’idea secondo la quale il modello nordico abbia contribuito a creare un ambiente poco business friendly, ovvero il retropensiero dal quale nascono i progetti del governo liberal-conservatore.

A dirla tutta la Danimarca è considerata dalla Banca Mondiale il terzo Paese al mondo dove le condizioni sono migliori per fare impresa ed anche quest’anno l’economia crescerà del 2,7%.

Quel che è certo è che il modello di welfare danese è molto costoso proprio perché concede grosse opportunità anche alle fasce più deboli della popolazione come giovani, famiglie poco abbienti e con figli a carico.

Probabilmente però il vero punto che dovrebbe mettere in discussione questo modello deriva da un tasso di natalità troppo basso che rende difficilmente sostenibile in prospettiva il mantenimento di una popolazione che continua ad invecchiare e che ha sempre più necessità delle generose prestazioni assistenziali e previdenziali erogate dalla monarchia parlamentare nordeuropea.

A tutto ciò si aggiunge l’atteggiamento molto restio delle istituzioni danesi nei confronti dell’accoglienza dei migranti che potrebbe certamente dare una mano a risollevare il tasso di natalità del Paese.

Rapporti con l’Italia

Le relazioni commerciali fra Danimarca ed Italia sono buone e l’interscambio fra i due Paesi si è attestato nel 2016 su circa 5 miliardi di euro, di cui circa 2,75 miliardi rappresentano l’export italiano verso la Danimarca.

Da Copenhagen acquistiamo prevalentemente prodotti alimentari, farmaceutici, prodotti dell’agricoltura, pesca e silvicoltura e vendiamo macchinari, apparecchiature, abbigliamento, autoveicoli e bevande.

Il mercato danese, oltre all’elevato potere d’acquisto della popolazione (secondo BPER la popolazione benestante danese è pari a 5,1 milioni di persone su un totale di 5,7), presenta ulteriori vantaggi per le nostre PMI fra cui:

• vicinanza con altri mercati alto spendenti come Svezia, Norvegia e Finlandia;

bassa corruzione (Transparency International ha classificato la Danimarca prima nel mondo per livello di trasparenza ed assenza di corruzione).

I danesi dunque guardano ai prodotti Made in Italy con estremo interesse in ragione di una spiccata sensibilità nei confronti di beni di consumo e beni strumentali di settori come alimentare, moda e design in cui il saper fare italiano è ampiamente riconosciuto a livello internazionale.

Per tutte queste ragioni la Danimarca, pur essendo un mercato di dimensioni limitate, costituisce una interessante realtà ed una piattaforma da cui le PMI italiane possono partire per espandersi commercialmente in tutta l’area nordeuropea ed in particolare scandinava.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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