Grazie all’aiuto del testo “La Catalogna presentata agli italiani”, redatto dalla delegazione italiana del Governo della Catalogna, analizziamo le relazioni commerciali fra il Belpaese e la regione autonoma spagnola e le opportunità che essa offre alle imprese straniere.

Le fortissime tensioni di queste settimane fra la Catalogna e Madrid hanno portato sulla ribalta internazionale una regione che ha un peso specifico di assoluto rilievo per l’economia spagnola, dal momento produce oltre 1/5 del PIL nazionale e versa ben 16 miliardi all’anno di tasse nelle casse di Madrid.

E’ forse soprattutto per questa ragione che il premier Mariano Rajoy ha deciso di usare la linea dura non concedendo alcuna apertura in merito alla richiesta d’indipendenza della Catalogna, culminata nel referendum di autodeterminazione, tenutosi contro il volere dello Stato Centrale lo scorso 1 ottobre 2017 e, nel corso del quale pur fra grandi difficoltà, il 90% dei votanti (ricordiamo che si sono recati alle urne il 42% degli aventi diritto) ha votato a favore dell’indipendenza.

Oggi, comunque, la situazione è in piena evoluzione e non è ancora chiaro come andrà a finire.

Catalexit: alcune conseguenze

La Catalogna ha una popolazione di circa 7,5 milioni di abitanti, un PIL pro capite paragonabile a quello norvegese ed un’enorme voglia di libertà che lo Statuto autonomo vigente non riesce a saziare.

I catalani sarebbero disposti dunque a rischiare di perdere l’accesso ai fondi strutturali e d’investimento UE (misura automatica in caso di scissione non autorizzata da Madrid) pur di staccarsi dal governo centrale.

Secondo molti comunque la Catalogna sarebbe perfettamente in grado di sopravvivere alla scissione da Madrid ed alla conseguente uscita dall’Unione Europea anche se il danno per le sue esportazioni sarebbe tutt’altro che trascurabile.

Oggi la Catalogna esporta infatti prodotti in Spagna per ben 44 miliardi di euro all’anno, una cifra che corrisponde a circa il 65% del totale dell’export catalano.

Non facendo più parte della UE il suo export nei Paesi comunitari dovrebbe far fronte alla inevitabile imposizione di dazi ed altre misure restrittive mentre nel resto della Spagna si potrebbe anche verificare addirittura un boicottaggio dei prodotti Made in Catalogna.

Rapporti Italia-Catalogna

Delle relazioni fra Italia e Catalogna parla in profondità il testo “La Catalogna presentata agli italiani” redatto dalla delegazione italiana del Governo della Catalogna.

Come si legge nel libro lo scrittore catalano Josep Pla definì addirittura la propria terra come “la regione più occidentale d’Italia”, una frase che rende certamente l’idea della stretta relazione che unisce i due Paesi da secoli.

Il Belpaese rimane infatti uno dei principali partner commerciali di Barcellona, dopo Parigi e Berlino: nel 2016 infatti il 9% dell’export catalano si è diretto verso Roma. E di converso circa 1/3 dell’export italiano verso la Spagna ha come destinazione finale la Catalogna.

Se si guarda anche ai più recenti dati sugli investimenti italiani nella regione si nota come fra il 2010 ed il 2015 sono stati investiti 256 milioni di euro e ben l’80% delle imprese Made in Italy con sede propria sul territorio spagnolo si trovano a Barcellona e dintorni.

E’ dunque naturale che sul territorio regionale sia presente un’estesa comunità italiana formata da circa 50 mila persone.

Nel 2016 l’interscambio commerciale fra Italia e Catalogna ha toccato oltre 12,2 miliardi di euro con un export di Made in Italy di 6,3 miliardi di euro a fronte di un import di prodotti Made in Catalogna che si è attestato sui 5,9 miliardi.

L’export catalano verso l’Italia ha subito un deciso aumento negli ultimi anni ma la bilancia commerciale pende ancora a favore del Belpaese.

Fra i settori trainanti dell’economia locale segnaliamo: tessilebiotecnologia, servizi commercialielettronica e prodotti di consumo, metallurgia, componenti per automobili e farmaceutica.

Infine il testo ricorda che Barcellona, in particolare, non costituisce solamente una importante realtà industriale, finanziaria e culturale ma sta diventando a tutti gli effetti una meta ideale per gli sviluppatori di software, internet, commercio elettronico e big data.

A testimoniarlo c’è la nascita di oltre 1000 start-up nell’ultimo decennio che hanno creato occupazione per 10.000 persone. Tutto ciò è stato possibile anche per la presenza di: infrastrutture efficienti, una vasta gamma di servizi alle imprese e i numerosi progetti di partenariato pubblico-privato.

Elementi peculiari di un ambiente di business sano che un eventuale distacco da Madrid metterebbe inevitabilmente in discussione.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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