Oggi ospitiamo il contributo di Massimo Vidal, CEO di Mavive, azienda che opera nel settore della cura della persona che spinta dalla passione, libertà creativa e uno spirito imprenditoriale, ha costruito un prestigioso portafoglio di marchi di profumeria capace di strutturarsi con successo sui mercati esteri.
Ci racconta brevemente la storia della sua azienda?
Mavive Spa nasce dalla mia precedente esperienza nell’ambito della Vidal, azienda leader del settore toiletries e profumeria dove avevo la responsabilità del settore estero. La Vidal è poi stata venduta ad un gruppo tedesco dal quale in un secondo momento, sulla base di un diritto di primo rifiuto, ho riacquistato il marchio Pino Silvestre e con mia moglie ho costituito la Mavive, azienda votata all’esportazione e con un marchio che ha fatto la storia della profumeria italiana nel mondo.
Quali sono gli elementi e le condizioni che hanno decretato il vostro successo sul mercato attuale?
Il successo della Mavive ha avuto come base di partenza la capacità di operare a livello internazionale attraverso una rete professionale di distributori. Nel momento in cui la famiglia ha preso le redini dell’azienda con l’inserimento dei due figli lo sviluppo del fatturato, proprio nel corso della crisi del 2008, ha cominciato a prendere piede grazie ad una forte volontà di dare dimensione e competitività attraverso lo sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto e derivanti da progetti su marchi propri e su marchi in licenza.
Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?
In primo luogo mi preme sottolineare che la scelta dell’internazionalizzazione come strada per lo sviluppo più che una scelta si è rivelata una necessità visto lo scarso appeal del mercato domestico. Lo sviluppo dei mercati europei e overseas ha avuto luogo attraverso collaborazioni con i maggiori player operanti nel settore della profumeria selettiva e con una forte introduzione nei canali del dettaglio.
Qual è il “peso” delle attività internazionali oggi sul suo business?
Ancora oggi, a 10 anni dalla velocizzazione dello sviluppo che ha consentito di triplicare il fatturato, le vendite all’estero rappresentano il 70% del totale.
Nel vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?
Un risultato ottenuto senza alcun supporto da parte di strutture pubbliche o di collaborazioni private, utilizzando quindi la capacità e l’esperienza acquisita negli anni precedenti.
Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?
L’associazione a Cosmetica Italia e, in misura minore a Confindustria, ci hanno consentito di operare nel rispetto delle procedure di importazione e di registrazioni sanitarie in tutti i mercati del mondo.
Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?
I piani di sviluppo si concentrano sulle attività dei marchi propri a cominciare da The Merchant of Venice un progetto che ha dato una svolta importante in un ambito di lusso culturale utilizzando la provenienza e il forte collegamento con la città a cui apparteniamo. L’altra direzione strategica riguarda l’acquisizione di nuove licenze in un ambito alta-moda italiana.
Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?
Sulla presenza nei mercati internazionali il maggior sviluppo oggi riguarda i mercati asiatici ed il consiglio che possiamo trasmettere a chi si affaccia ad di fuori dell’Italia è proprio quello di operare sui mercati richiedono un alto livello di qualità e innovazione, due armi necessarie anche sui mercati maturi come l’Europa.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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