Oggi parliamo delle opportunità offerte dalla Nuova Zelanda, appena uscita dall’appuntamento elettorale che non ha prodotto nessuna maggioranza in Parlamento, complicando così la formazione del nuovo governo
Sabato scorso i cittadini neozelandesi si sono recati alle urne per votare il nuovo governo ma nessuno dei due principali candidati premier è riuscito a raccogliere i 61 seggi necessari a governare il Paese.
In termini puramente numerici, però, la vittoria dei conservatori guidati da Bill English è stata netta (46% con 58 seggi conquistati) anche perché la sfidante laburista non è riuscita ad andare oltre il 36% dei consensi.
Dunque il partito laburista, seppur rigenerato da Jacinda Ardern (diventata segretaria lo solo lo scorso primo agosto), non è stato in grado di compiere quel salto di qualità che in molti auspicavano ed oggi si trova costretto a strizzare l’occhio a Winston Peters, leader nazionalista e populista, che con il suo New Zealand First (NZ First) ha raccolto il 7,5% dei consensi corrispondenti a 9 seggi.
La Ardern per “sedurlo” ha promesso di tagliare gli ingressi di immigrati toccando una corda chiave per Peters ma anche il premier uscente English ha voluto sottolineare “grande performance” di NZ First, facendo intendere che per i populisti è pronto un ruolo chiave nel prossimo governo.
Peters sarà dunque l’ago della bilancia e non è una novità perché, già in passato, il suo partito aveva avuto un ruolo chiave nella formazione di esecutivi sia di stampo conservatore sia di stampo laburista.
La decisione, comunque, non è ancora stata presa come si intuisce dalle dichiarazioni di Peters: “Non saremo frettolosi, non prenderemo una decisione stanotte o domani. Vi invitiamo a essere pazienti: non chiedeteci con chi abbiamo intenzione di andare”.
Dopo ben tre mandati elettorali consecutivi in cui la formazione dell’esecutivo è stata affidata al Partito Nazionale della Nuova Zelanda, di destra e d’ispirazione liberale (ricordiamo che in Nuova Zelanda le elezioni politiche si tengono ogni 3 anni), rimane quindi aperta una piccola possibilità di un ritorno al governo dei socialdemocratici.
Il merito di ciò è sicuramente della Ardern, la persona più giovane che abbia mai guidato il Partito Laburista, che si è distinta per un programma in cui spiccano una serie di proposte in tema di welfare (rendere gratuiti i primi tre anni di studi universitari, creare 10mila alloggi all’anno) che però, nel caso di un accordo con NZ First, saranno probabilmente più complicate da attuare.
Inoltre va ricordato che la leader laburista si è guadagnata le luci della ribalta anche per le sue posizioni dichiaratamente femministe e per la sua opposizione all’attuale legge in tema di aborto vigente nel Paese che prevede che la pratica dell’interruzione di gravidanza sia ancora un reato.
Aveva effettivamente fatto il giro di mezzo mondo la sua risposta, durante un dibattito politico, ad un conduttore che le domandava – anche vista la sua età – se avesse intenzione di avere figli nel prossimo futuro: “È totalmente inaccettabile nel 2017 dire che le donne dovrebbero rispondere a quella domanda sul luogo di lavoro. Inaccettabile e devono essere le donne a decidere quando scegliere di avere figli e ciò non dovrebbe predeterminare l’offerta o meno di un posto di lavoro o precludere loro delle opportunità professionali”.
Economia
Saranno adesso da valutare gli effetti economici dell’azione del prossimo governo su un Paese che già oggi è in forte crescita (PIL:+4% nel 2016) ed in cui il tasso di disoccupazione è in calo e si attesta intorno al 5%.
Wellington ha inoltre bisogno di alcune specifiche figure professionali come ingegneri, architetti e medici e per questo sono in molti a considerare la Nuova Zelanda come uno Stato in cui trasferirsi per ragioni di lavoro.
La piccola isola dell’Oceania si distingue, inoltre, perché occupa il primo posto della classifica stilata dalla Banca Mondiale dei Paesi in è facile e consigliabile avviare un business.
La Nuova Zelanda risulta essere il migliore al mondo anche per altri aspetti fra cui citiamo “Gestione dei permessi di costruzione”, “Registrazione di società” (si può registrare una società in meno di 24 ore e con un budget di appena 100 euro) , “Accesso al credito” e “Protezione dei piccoli investitori”.
Sono quindi moltissime le ragioni per considerare la Nuova Zelanda come una terra piena di opportunità anche se lo Stato insulare non è solo un luogo di business ma è anche diffusamente considerato uno dei più bei Paesi al mondo a livello naturalistico.
Wellington può anche esibire un livello elevato di multiculturalismo, frutto delle condizioni socio-economiche favorevoli e dell’apertura del Paese a determinati tipi di immigrazione.
Anche per quel che riguarda l’Indice di Sviluppo Umano dell’ONU (dato 2016) - indice che produce un valore basato su elementi come aspettativa di vita, educazione e reddito pro capite - il Paese si posiziona al 13° posto.
Nonostante tutto però la Nuova Zelanda, al contrario della più rinomata Australia, è spesso trascurata dagli affari internazionali, a dispetto di caratteristiche sociali ed economiche che la pongono tra le nazioni più virtuose del pianeta.
Rapporti con l’Italia
Prima di parlare delle relazioni fra l’Italia e la Nuova Zelanda è bene sottolineare che il commercio internazionale è molto importante per il Paese anche se la bilancia commerciale, nel 2016, ha chiuso in negativo per circa 3 miliardi di dollari, avendo però venduto all’estero beni per quasi 32 miliardi di dollari.
A tal proposito lo scorso 14 settembre l’esecutivo comunitario, fra le varie misure che coinvolgono la politica commerciale dell’Unione, ha pubblicato una bozza di mandato per negoziare intese di libero scambio con l’Australia e la Nuova Zelanda, un primo passo che potrebbe portare ad un deciso rafforzamento dei rapporti con Wellington nel prossimo futuro.
Comunque nel 2016 l’interscambio fra i due Paesi ha superato quota 700 milioni di euro con una netta prevalenza dell’export italiano verso la Nuova Zelanda (€ 472 milioni) rispetto all’export neozelandese verso l’Italia (€ 246 milioni)
Oggi i prodotti italiani maggiormente apprezzati in Nuova Zelanda sono autoveicoli, prodotti farmaceutici, macchinari ed apparecchiature e di base mentre fra i settori trainanti dell’economia neozelandese (e su cui conviene investire) segnaliamo costruzioni, agricoltura e turismo.
In particolare nel settore infrastrutturale le istituzioni della Nuova Zelanda hanno adottato una strategia di lungo respiro che si struttura nel New Zealand Infrastructure Plan nell’intento di affrontare le sfide che il settore si troverà ad affrontare nei prossimi 30 anni. Un’occasione che le nostre PMI non possono lasciarsi sfuggire!
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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