Consumi ed investimenti spingono l’economia slovacca verso una crescita sempre più robusta che offre alle imprese straniere terreno fertile per fare business.

La Slovacchia è uno Stato di dimensioni assai contenute con una popolazione di poco inferiore ai 5,5 milioni di persone ma che, negli ultimi anni, sembra aver trovato la ricetta giusta per incrementare crescita economica e benessere dei propri cittadini.

Parte del merito va attribuito al premier slovacco, Robert Fico, che guida il Paese dal 2012 – un personaggio controverso che non ha esitato a schierarsi apertamente contro l’ingresso degli immigrati nel Paese, in particolare quelli islamici: “Monitoreremo tutti i musulmani ed impediremo la formazione di una comunità musulmana in Slovacchia. Questo è il solo modo di eliminare il rischio”.

Il partito da lui fondato nel 1999 – Direzione-Socialdemocrazia (Smer - sociálna demokracia) – è una formazione politica di sinistra non legata direttamente né al regime comunista né alla cultura socialista ma che si configura come un partito di stampo nazionalista e populista che infatti non ha avuto alcuna remora ad allearsi con gli ultra-nazionalisti del Sns (Slovenska narodna strana), nonostante la minaccia di sospensione dal Partito del socialismo europeo.

Nell’idea politica di Fico i confini tra destra e sinistra si fanno sempre più labili in nome di alcune parole d’ordine come statalismo, nazionalismo e anti-immigrazione. Ciò che stupisce è che nonostante non abbia affrontato le grandi riforme di cui la Slovacchia avrebbe bisogno (sanità ed istruzione su tutte) Fico è comunque riuscito a mantenere un livello di consensi nel Paese piuttosto elevato grazie ad una serie di provvedimenti come aumento del salario minimo, trasporti gratis per studenti e pensionati e tagli di tasse per il piccolo commercio (con una riduzione dell’Iva sugli alimentari).

Ed oggi è la stessa Ue a certificare che il PIL slovacco sta attraversando una positiva fase di espansione che porterà la piccola repubblica dell’est Europa a crescere del 3% quest’anno e del 3,6% nel 2018.

Fra i fattori trainanti dell’economia locale vi è certamente un positivo andamento dei consumi interni favorito sia dall’incremento del salario mensile medio (alla fine del 2016 si è attestato a 920 euro lordi) sia dalla consistente diminuzione del tasso di disoccupazione che, nel mese di luglio 2017, ha toccato il suo minimo storico (6,7%).

Inoltre il dato interessante è il costante calo del tasso di disoccupazione giovanile anche se, secondo alcuni analisti, il dato dei giovani senza lavoro potrebbe essere ancora più contenuto se solo la Slovacchia disponesse del personale qualificato richiesto da moltissime imprese.

Un’altra variabile decisiva per lo stato di salute della Slovacchia sono gli investimenti esteri ed in effetti la Slovacchia offre una serie di incentivi a favore dei grandi investitori stranieri il cui ammontare è proporzionale al tasso di disoccupazione della regione in cui si intende investire ed al reddito medio della stessa.

Un esempio è l’investimento realizzato dalla Jaguar Land Rover, che ha deciso di aprire uno stabilimento nel Paese. Tuttavia l’Antitrust Ue ha recentemente aperto un’indagine per capire se il piano di Bratislava di finanziare con 125 milioni di euro la casa automobilistica per incentivarla a investire nello stabilimento di Nitra (90 km da Bratislava) sia in linea con le regole sugli aiuti di Stato.

Anche se, d’altra parte, Bratislava ribatte che senza un finanziamento pubblico l’azienda sarebbe andata a investire fuori dall’Ue, in Messico.

Gli altri “appunti” della Commissione Europea alla Slovacchia riguardano miglioramenti attesi nel settore dell’istruzione, nel ruolo delle donne sul mercato del lavoro e nella lotta alla corruzione.

Rapporti con l’Italia

L’interscambio fra Roma e Bratislava nel 2016 è stato tutt’altro che trascurabile ed ha superato i 6 miliardi di euro, con un saldo a favore della piccola repubblica dell’Est di circa 600 milioni di euro.

Fra i prodotti più apprezzati dagli slovacchi segnaliamo articoli di abbigliamento, considerati molto chic dalla popolazione locale e sempre più presenti nei punti vendita dal Paese. Anche le automobili italiane godono di una discreta reputazione ma rappresentano un prodotto ancora molto caro per la popolazione slovacca che preferisce acquistare, a parità di costo, altri brand come Audi e Bmw considerati come dei veri e propri “status symbol”.

Molto meglio infine si potrebbe fare in altri due settori come food&beverage ed arredamento, in cui il livello di penetrazione dei brand Made in Italy non ha ancora raggiunto un livello pienamente soddisfacente.

Infine per chi ha intenzione di investire a Bratislava e dintorni si segnala che nei prossimi anni si concretizzerà l’ammodernamento e l’ampliamento della rete viaria e ferroviaria e, probabilmente, delle infrastrutture fluviali portuali: un’occasione non da poco per partecipare al processo di crescita del piccolo Paese.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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