Parchi industriali: un'opportunità imperdibile per chi vuole fare business all'ombra del Cremlino

Parchi industriali: un'opportunità imperdibile per chi vuole fare business all'ombra del Cremlino

01 Settembre 2017 Categoria: Exportiamo Incontra

Per fare business in Russia è oggi necessario allargare la concezione del Made in Italy al Made with Italy. Il mercato russo è infatti cambiato a fronte della politica economica di Mosca basata sulla sostituzione delle importazioni volta a ridurre il più possibile la dipendenza del sistema economico russo dai prodotti esteri, che possono tuttavia raggiungere i consumatori della Federazione russa tramite un approccio di export diverso da quello tradizionale.

Exportiamo.it ne ha parlato con Yana Leles, responsabile delle Relazioni Esterne dell’Associazione dei Parchi Industriali (AIP) di Russia, che subito chiarisce: “La politica russa della sostituzione delle importazioni sembra, al primo impatto, una soluzione dolorosa per gli imprenditori esteri”, ma in realtà “chiama” le aziende straniere, anche italiane, alle quale offre nuove opportunità in termini di incentivi finanziari e fiscali.

Per realizzare l’ambito processo di ammodernamento della propria industria nazionale (in particolare nei settori dell’agroalimentare, meccanica e manifattura), la Russia cerca infatti tecnologie e know-how che le aziende Made in Italy possono offrire tramite accordi di cooperazione industriale e società miste. Avviato ben prima della proroga al gennaio 2018 delle sanzioni Ue contro Mosca per la crisi in Ucraina, il programma economico russo punta a produrre in loco, cercando di attirare le imprese straniere ad aprire stabilimenti direttamente in Russia (localizzazione della produzione).

Per questo da parte russa, spiega Leles, non mancano servizi volti a ridurre il costo dell’investimento dell’azienda estera, che viene accompagnata con cura nel processo di inserimento nel mercato locale, tramite strutture come i parchi industriali e le Zes (Zone economiche speciali). L’opzione della localizzazione della produzione si presenta quindi alle imprese estere come un’opportunità per mettere un piede nel mercato russo, che resta volatile ma ad alto potenziale, oltre a rappresentare, precisa la rappresentante dell’AIP, “una porta di ingresso per i mercati euroasiatici” (Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan, ndr).

La politica della sostituzione delle importazioni richiede oggi un diverso approccio da parte delle aziende estere per entrare nel mercato russo. Come le imprese Made in Italy devono cambiare la propria strategia di export?

Sulla base degli studi dell’AIP, un numero crescente di aziende straniere valuta positivamente l’attuale clima imprenditoriale in Russia. Lo evidenzia anche un recente dato: sono molteplici i produttori nel campo della moda che recentemente hanno annunciato lo spostamento della propria produzione dalla Cina alla Russia. La Federazione russa rappresenta un mercato strategico per l’Italia, considerando, tra i vari fattori, l’ampio bacino di potenziali consumatori, che includono quelli dell’Unione euroasiatica (Eurasian Economic Union) di cui fanno parte, oltre alla Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan. Si rileva inoltre che il vuoto produttivo locale in molti comparti industriali e settori di nicchia, crea spazi per l’imprenditoria italiana. La politica della sostituzione delle importazioni in Russia ha infatti favorito la produzione di beni e servizi prodotti in territorio russo, che è cresciuta in maniera significativa nel corso degli ultimi tre anni, tuttavia ci sono nicchie in cui i produttori locali non hanno esperienza in termini di tecnologie e qualità dei prodotti, e questo causa problemi alle grandi aziende produttrici e all’industria dell’assemblaggio. Inoltre il basso costo della manodopera a fronte dell’attuale potere d’acquisto dell’euro, rende oggi la Federazione attrattiva per molte aziende italiane, anche sul fronte del segmento dell’assemblaggio. Gli imprenditori italiani devono inoltre sapere che sono in vigore programmi federali volti a promuovere fortemente le industrie ad alto potenziale di export.

Se possibile, ci può citare una “storia di successo” di una azienda italiana in un parco industriale russo?

Posso citare dei progetti significativi che hanno coinvolto molteplici imprese italiane in Russia. Uno degli esempi più recenti coinvolge l’azienda Palladio Zannini, azienda leader nel mercato italiano nel packaging di farmaci e cosmetici, che lo scorso 8 giugno ha aperto ufficialmente un impianto produttivo nel parco industriale di Obninsk, nella regione di Kaluga. Oltre 10 milioni di euro sono già stati investiti nella progetto. L’impianto copre un’area di 12.500 mq. Quando lo stabilimento raggiungerà la sua piena capacità, impiegherà oltre 180 persone. La decisione di localizzare la produzione in Kaluga è stata strategica, in quanto in questa area è attivo un cluster farmaceutico, che necessita di prodotti di imballaggio e vi è dunque una domanda elevata.

Vi è poi il caso della Fenzi, il più importante produttore in Russia di sigillante di alta qualità per la produzione di finestre e doppi vetri. La società italiana ha aperto uno stabilimento produttivo nel 2011 nella Zona Economica Speciale (ZES) di Lipetsk, in un’area di circa 10.000 metri quadrati. L’azienda a ha un esteso newtork di vendite internazionali, tramite il quale fornisce prodotti a un elevato numero di produttori di vetro nella Russia Centrale, nella regione degli Urali, in Siberia, Estremo Oriente, Kazakistan e Bielorussia.

E’ in cantiere anche un progetto che coinvolge Fondital, azienda Made in Italy leader mondiale nella progettazione e produzione di sistemi di riscaldamento. Oggi la società esporta prodotti in 27 Paesi del globo e tutti i suoi centri di produzione sono in Italia, ma sta valutando l’apertura di un impianto in Russia nella Zona Economica Speciale di “Lipetsk” su un terreno di 10 ettari. Il volume totale degli investimenti per il progetto ammonterebbe a 50 milioni di euro.

Tra gli esempi di successo di joint venture russo-italiane figura la SPK-Chimolai, produttore di strutture in metallo, nata dalla collaborazione tra il gruppo russo Conar e la società italiana Cimolai nel 2014. L’impianto produttivo avviato si trova nel territorio dell’unico parco industriale certificato “Stankomash” nella regione di Chelyabinsk. All’inizio del 2016 SPK-Chimolai ha portato a termine l’ordine per la realizzazione di strutture in acciaio per le linee di trasmissione di energia attraverso il fiume Angara, che fornisce supporto energetico esterno alla stazione petrolifera AK Transneft. La joint venture italo-russa ha inoltre in cantiere progetti su vasta scala per la produzione di strutture metalliche per il grattacielo di Lakhta Center a San Pietroburgo e gli stadi a Volgograd e Nizhny Novgorod per la Coppa del Mondo FIFA 2018, su ordine del Gruppo Gazprom. Altre aziende italiane che operano nei parchi industriali russi sono San Marco, Zambaiti, Mapei, Marazzi, Italtex, Cucina, Unionwire, Alu-pro, Arneg.

Quali sono le aree chiave per la localizzazione produttiva in Russia?

Le aree chiave di localizzazione sono tradizionalmente intorno alle grandi città come Mosca e San Pietroburgo. Ci sono tuttavia regioni industriali molto attrattive per gli investitori stranieri, grazie alla loro esperienza e alle agevolazioni offerte, come quelle di Ulyanovsk, Kaluga, Tatarstan, Lipetsk, Yaroslavl e Rostov. Riscontriamo inoltre un crescente interesse da parte degli investitori esteri verso le aree della Russia Centrale e Orientale. Il programma speciale del governo per lo sviluppo dell’Estremo Oriente russo rende anche questa regione attrattiva, anche grazie a una tassazione bassa e un notevole potenziale di esportazione verso i Paesi dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, i cui membri sono Australia, Canada, Repubblica Popolare Cinese, Corea del Nord, Corea del Sud, Stati Uniti d’America, India, Giappone, Mongolia, Nuova Zelanda, Russia, e Unione europea, ndr).

A quanto ammontano gli investimenti esteri mobilitati finora dai Parchi industriali in Russia?

In base ai dati raccolti dall’AIP, gli investimenti totali nella creazione di nuove industrie nel quadro di parchi industriali ammontano a circa 725 miliardi di rubli (10,4 miliardi di euro). Attualmente operano nei parchi industriali russi 255 società estere. La maggioranza proviene dalla Germania (76), seguono gli Stati Uniti (35), Giappone (20), Turchia (17), Italia (15) Francia (14) e altri.

Quali sono le industrie in crescita maggiore in Russia oggi?

Per l’anno corrente si evidenzia la crescita dei seguenti comparti industriali, grazie alla cooperazione di produttori russi e stranieri: settore alimentare, automotive (che dopo un crollo nel 2017 mostra segni di ripresa), la produzione di strutture metalliche e in acciaio, la produzione di sistemi energetici, di trasporto, infrastrutture edilizie e l’industria forestale. Anche l’estrazione mineraria è in costante crescita in Russia. Oggi è inoltre forte l’attenzione verso le industrie innovative e la robotica.

Che cosa sono e che cosa offrono i Parchi industriali russi?

Negli ultimi dieci anni il settore dei parchi industriali si è sviluppato in maniera significativa in Russia così come predisposto dal Ministero dell’Industria e del Commercio di Mosca. I parchi industriali rappresentano una infrastruttura di base per la localizzazione di nuove produzioni e la promozione di un’economia innovativa. Attualmente nella Federazione russa ci sono 166 siti infrastrutturali adibiti a tale scopo. Concettualmente e de jure un parco industriale è un terreno gestito da società di management che si occupano di tutte quelle attività finalizzate ad avviare un nuovo sito produttivo. Si tratta dunque di predisporre su un determinato terreno edifici adibiti a una nuova attività manifatturiera, amministrativa e di stoccaggio, creando tutte le condizioni necessarie: dagli adempimenti normativi (ex. stato giuridico dell’immobile) all’abilitazione delle infrastrutture necessarie ai trasporti e all’energia, fino alla ricerca di eventuali partner locali. I parchi industriali (oggi sono 120 in Russia, ndr) godono del necessario regime legale per condurre tali servizi e hanno la facoltà di applicare tassazione e agevolazioni a coloro che operano nella struttura, in base alla differente legislazione regionale vigente e allo status giuridico della società di gestione, che può essere sia pubblica sia privata. Oggi parchi industriali non sono strutture “pronte all’uso” ma sono piattaforme nelle quali la società di gestione insieme agli imprenditori, locali o esteri, lavorano e sviluppano il nuovo sito produttivo. Il loro ruolo è quello di co-investitori e di facilitatori, in quanto offrono l’assistenza a 360 gradi all’imprenditore per entrare nella realtà produttiva russa.

Ci fornisce dettagli sull’Associazione di cui fa parte?

Nata nel 2010, l’Associazione dei parchi industriali (Aip), che rappresenta 89 parchi industriali in 46 regioni della Federazione russa, è un attore chiave del settore in quanto funge da snodo fondamentale tra il settore pubblico e privato, per promuovere le migliori condizioni di investimenti in adempimento alle normative federali. Si può dire che l’AIP sia il punto di ingresso per gli imprenditori russi e esteri per l’attività di localizzazione in Russia. L’AIP si configura come una comunità di organizzazioni che includono compagnie di management, società di consulting, di costruzione e progettazione, ed enti adibiti allo sviluppo produttivo regionale. Tra le nostre attività rientra la promozione di opportunità di business e la diffusione di materiale informativo a vantaggio di potenziali investitori interessati a sviluppare il proprio business nel quadro dei parchi industriali. Forniamo informazioni anche sulle Zone economiche speciali (Zes), piattaforme simili ai Parchi industriali ma che offrono vantaggi ai residenti in quanto zone franche.

Fonte: a cura di Exportiamo, Francesca Morandi, redazione@exportiamo.it

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