Le Cicogne: la startup italiana che ti aiuta trovare la babysitter

Le Cicogne: la startup italiana che ti aiuta trovare la babysitter

30 Agosto 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Trovare una babysitter con un click? Da oggi è possibile grazie all’app fondata da Monica Archibugi.

Da dove nasce l’idea de Le Cicogne?

Quando ero all’università facevo la babysitter: avevo la macchina perciò andavo a prendere la bambina a scuola, la portavo a fare sport, a casa dagli amichetti, ecc. Fuori scuola le altre mamme hanno notato questa cosa e hanno iniziato a chiedermi se potevo farlo anche per i loro figli: mi sono ritrovata ad avere troppo lavoro e quindi a passarlo alle amiche. Così ho deciso di chiamare questo servizio “baby-taxi” ed ho iniziato a coinvolgere amiche che come me avevano l’auto e cercavano lavoro come babysitter. Segnavo tutto su un quadernino, successivamente c’è stata un’evoluzione ed ho creato un gruppo facebook che ho deciso di chiamare “Le Cicogne”.

Da chi è composto il vostro team e quali sono le competenze più importanti per lo sviluppo e la crescita della vostra idea imprenditoriale?

Abbiamo iniziato con un team molto giovane, tutti sotto i 25 anni. La caratteristica che ci accomunava era la forza di volontà. Pian piano, con il passare del tempo, si è iniziato a sentire il peso dell’inesperienza e così abbiamo iniziato a rivolgerci a qualche consulente esterno. Oggi abbiamo due persone con decennale esperienza nel campo delle vendite che hanno portato la loro preziosa conoscenza che, unita a menti giovani e fresche, si è rivelata essere la carta vincente!

Quali sono le principali difficoltà che una startup italiana incontra nel mercato italiano?

Le startup sono spesso aziende con una forte componente digitale ma in Italia non siamo ancora abituati al fatto che ci sia “un’app per ogni cosa”. Far vincere alle persone la paura della tecnologia e far capire loro che grazie al digitale la vita di tutti può migliorare. Grazie ad un’app si possono fare molte cose che ancora in Italia siamo abituati a fare offline: trovare la babysitter perfetta, saltare le file, ordinare da mangiare, chiamare una donna delle pulizie, pagare un taxi, ecc.

Quali mercati internazionali pensate siano più attrattivi per il vostro business e quali quelli dove trovare più facilmente investitori o finanziamenti?

Sicuramente l’Inghilterra è un mercato a cui stiamo puntando: lì la componente digitale ha già preso piede e non mancano investitori entusiasti del nostro progetto. Anche la Spagna e la Francia sono tra i nostri obiettivi, sia per vicinanza culturale che per la grande attenzione al mondo delle startup che il governo sta attualmente dimostrando.

Partecipare a programmi di supporto e tutoraggio offerti da incubatori e acceleratori italiani genera un’utilità e un vantaggio competitivo per una startup?

Assolutamente sì, gli incubatori per startup sono fondamentali per crescere, soprattutto nei primi 6 mesi. Lì ci sono state insegnate le competenze principali che dovevamo avere, il metodo e l’importanza fondamentale dei “numeri”. Senza le metriche giuste, una startup non può esistere.

Quali consigli daresti ai giovani startupper che intendono sviluppare una propria idea in Italia?

Di parlare della propria idea a più persone possibile. Nessuno la copierà fino a che non farete qualche milioni di fatturato! Parlare della propria idea ad amici, conoscenti e sconosciuti aiuta perchè saranno loro i tuoi futuri clienti ed utenti. Bisogna crederci e non farsi affondare dal primo “no” o dal primo errore.

Obiettivi per il futuro?

Riuscire a vincere la nostra lotta al lavoro nero sommerso nel mondo del babysitting. Abbiamo da poco lanciato la nostra rivoluzione: poter assumere le babysitter e regolarizzarle senza neanche uscire di casa, anche se si tratta di un lavoro di pochi giorni o poche ore. Vorremmo che ogni babysitter si sentisse sicura sul posto di lavoro. E poi vorremmo portare la nostra rivoluzione in Europa e continuare a guardare a nuovi mercati… in fondo gli USA non sono poi così lontani.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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