Expatriamo a Singapore: un’oasi di benessere nel Sudest asiatico

Expatriamo a Singapore: un’oasi di benessere nel Sudest asiatico

22 Agosto 2017 Categoria: Expatriamo Paese:  Singapore

La nostra attenzione si concentra oggi su Singapore, il piccolo e ricchissimo hub del Sudest asiatico che offre un ambiente dinamico e competitivo ad imprese e lavoratori.

Singapore è una piccola città-stato che conta 5,87 milioni di abitanti, celebre in tutto il mondo per la diffusa ricchezza dei suoi residenti (PIL pro capite $ 87,100), il bassissimo tasso di disoccupazione (2,1%) e la facilità di fare business.

Singapore inoltre è una città molto bella, moderna, pulita, organizzata e sicura, una vera e propria oasi nel cuore Sud Est asiatico situata fra Malesia ed Indonesia ed ottimamente collegata con le principali città europee grazie all’aeroporto di Changi, uno dei più importanti a livello globale.

Per queste ragioni sono molti gli italiani che guardano al little red dot con crescente interesse. Tuttavia chi vuole coltivare il sogno di trasferirsi e lavorare a Singapore deve fare i conti con una serie di questioni: fra queste non può mancare quella relativa al visto.

Come ottenere un visto turistico o uno Student Pass?

In primo luogo il consiglio generale è quello di intraprendere il percorso necessario ad ottenere un visto lavorativo solo a chi possiede solide competenze e qualifiche riconosciute: è infatti molto complicato farsi rilasciare un visto dalle autorità locali se non si è un lavoratore specializzato con diversi anni di esperienza alle spalle.

La ricerca di un lavoro a Singapore non è quindi un’impresa semplice poiché esistono alcune specifiche restrizioni per ottenere i vari visti e, in molti settori lavorativi, vengono assunti solo i cittadini di Singapore o i residenti. Moltissimi cittadini stranieri che lavorano a Singapore quindi hanno dovuto ingegnarsi, aprendo per proprio conto un’attività imprenditoriale.

Se si vuole visitare Singapore e sfruttarne la vantaggiosa posizione geografica per approdare anche in altri meravigliosi Paesi (Indonesia, Thailandia, Malesia) è sufficiente possedere un passaporto in corso di validità (per soggiorni inferiori ai novanta giorni). Se si vuole prolungare il proprio soggiorno a fini turistici oltre i 90 giorni è necessario compilare la relativa richiesta cliccando qui.

Per chi invece ha voglia di vivere un’esperienza formativa nella città-stato sarà necessario iscriversi ad uno degli atenei approvati dall’Institute of Higher Learning. Se la domanda verrà accettata, si potrà partire alla volta di Singapore senza visto e ritirare lo Student Pass una volta arrivati nel Paese asiatico.

Come ottenere un visto lavorativo?

In primo luogo è bene specificare che se ci si reca nel Paese per ragioni legate di business che implicano una permanenza sul territorio inferiore ai 90 giorni non è necessario richiedere nessuna tipologia di visto.

Nel caso in cui si abbia bisogno di risiedere sul territorio nazionale per più di 90 giorni è sempre compito del datore di lavoro presentare la domanda di ottenimento del visto. Fra i più richiesti vi è il Singapore Employment Pass, che viene rilasciato a dirigenti, manager e a dipendenti qualificati che guadagnano almeno 3600 dollari singaporiani (SGD) al mese.

C’è poi il Personalised Employment Pass che innalza il salario minimo a 12mila SGD al mese (per i soggetti già possessori del Singapore Employment Pass), cifra che sale fino a 18mila per gli stranieri che invece non lo posseggono. Durata massima: tre anni senza possibilità di rinnovo.

Per lavoratori meno qualificati è invece necessario richiedere il Pass S, che viene rilasciato per salari lordi mensili di almeno 2.200 SGD.

Per gli imprenditori che sono invece decisi a trasferire la loro impresa a Singapore (o incorporarne una locale) c’è il Singapore Entrepreneur Pass: la domanda per questo permesso deve essere presentata al Work Pass Service Centre del ministero del Lavoro. L’Entrepreneur Pass è quindi un visto riservato agli imprenditori, che permette di estendere la permanenza nel Paese ai familiari più stretti, ha una durata massima di un 1 anno ma può essere rinnovato molto facilmente e soprattutto non comporta l’obbligo di conseguire un reddito minimo.

Infine abbiamo il Work Permit for foreigner worker, un visto (rinnovabile) che permette a lavoratori almeno parzialmente qualificati operanti in alcuni settore specifici (edilizia, manifattura, servizi, ecc.) e provenienti da determinati Paesi di risiedere a Singapore per due anni.

Informazioni utili

Singapore dunque è comunemente considerata una delle destinazioni più popolari e più facili da raggiungere di tutta l’Asia, e grazie a dei regolamenti e delle leggi che offrono opportunità enormi agli stranieri, continua ad essere una destinazione estremamente popolare.

Chi si appresta a trasferirsi a Singapore deve comunque sapere che il costo degli affitti è molto elevato e può arrivare, nelle zone più rinomate, a superare i 2500 euro al mese (prendendo come riferimento un appartamento di circa 80 mq).

Un’altra voce di spesa assai consistente è quella relativa alle automobili – una Fiat 500 può costare fino a 80mila euro, un vero e proprio sproposito se si pensa ai prezzi applicati per la stessa autovettura in Italia. Inoltre anche le “buone forchette” e gli amanti della movida (e degli alcolici) rimarranno impressionati dagli elevati prezzi applicati da ristoranti, bar e locali notturni della città-stato.

Va poi aggiunto che sebbene la lingua ufficiale di Singapore sia il mandarino in ambito di business si utilizza l’inglese o in alternativa (ad un livello più informale) il singlish, una specie di mix di cinese e inglese, che però non è così difficile da apprendere per i cittadini UE.

Il clima del Paese è di tipo tropicale ed è caratterizzato da un intensissimo livello di umidità che può raggiungere il 100% in particolare fra novembre e dicembre, durante la stagione dei monsoni.

Infine si ricorda che nonostante all’apparenza possa sembrare una democrazia consolidata, Singapore è in realtà una città stato governata di fatto da un solo partito da più di 60 anni ed è un luogo in cui la libertà di stampa è praticamente assente.

Per questa ragione non è una buona idea fare troppe domande sull’argomento perché l’interesse degli stranieri per la politica locale non è ben visto di buon occhio.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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