Come per altri Paesi, il crollo del prezzo del petrolio ha spinto l’Arabia Saudita a riconsiderare la struttura stessa della propria economia. In questo contesto quali sono le opportunità che si schiudono per le PMI italiane? Ne abbiamo parlato con Luca Ferrari, Ambasciatore Italiano a Riad.

Come si sono evolute nel tempo le relazioni istituzionali ed economiche fra Italia e Arabia Saudita?

Le relazioni tra Italia e Arabia Saudita sono sempre state tendenzialmente molto positive. A partire da fine 2015, con la visita a Riad dell’allora Presidente del Consiglio Renzi, si è tuttavia assistito ad un progressivo rilancio dei rapporti istituzionali. Numerose sono state le visite di Ministri italiani nel Regno nel corso del 2016 (dall’allora Ministro degli Esteri Gentiloni al Ministro della Difesa Pinotti, passando per l’ex Ministro dell’Interno Alfano). Anche le visite di esponenti di governo sauditi in Italia sono state frequenti, in particolare quelle del Ministro degli Esteri Al Jubeir ma di recente ha visitato Roma anche il Ministro della Cultura e dell’Informazione Al Awwad.

Dal punto di vista economico, l’Arabia Saudita rappresenta il principale partner commerciale per l’Italia in tutta l’area MENA, nonostante il rallentamento della nostra economia ed il crollo del prezzo del petrolio abbiano inciso negativamente sull’andamento dell’interscambio bilaterale. In Arabia Saudita sono presenti oltre 70 aziende italiane, che operano in joint venture con partner locali in vari settori. Le grandi aziende qui presenti (Saipem, Tenaris, Ansaldo STS e Ansaldo Energia, Italferr, Salini Impregilo, Proger, Leonardo) godono di un forte apprezzamento da parte di Autorità ed operatori economici locali.

Ci delineerebbe un quadro delle prospettive di crescita del Paese nel medio periodo?

L’Arabia Saudita ha risentito pesantemente del crollo del prezzo del petrolio (che contribuisce mediamente al 70% del budget statale). Il governo saudita si è trovato costretto a ridurre i sussidi statali e ad aumentare il prezzo di acqua, elettricità e benzina. La riduzione della spesa pubblica ha inoltre comportato la sospensione di alcuni grandi progetti infrastrutturali e, in alcuni casi, ritardi nei pagamenti alle aziende del settore delle costruzioni. Il 2017 sarà probabilmente l’anno peggiore in termini di andamento economico (le previsioni variano tra +0,4% e -1,2%).

A partire dal 2018, tuttavia, l’economia dovrebbe ricominciare a crescere, beneficiando dei primi effetti delle misure di semplificazione e diversificazione adottate nel quadro del Vision 2030, il piano economico lanciato dal Principe Ereditario, Mohammed Bin Salman, che dovrebbe traghettare il Regno verso un modello economico più bilanciato e meno dipendente dal petrolio. I settori che il Governo considera prioritari e che offrono maggiori opportunità sono l’edilizia residenziale, lo sviluppo di energie rinnovabili, l’healthcare, l’industria mineraria e quella della difesa.

L’Arabia Saudita necessita di beni, servizi e, soprattutto, conoscenze per proseguire nel percorso di diversificazione dell’economia. In che misura l’Italia può partecipare a questo processo?

L’Arabia Saudita intende dotarsi di una struttura industriale più solida e diversificata e, per riuscire in questo intento, mira ad ottenere il supporto delle aziende straniere. In linea con quanto enunciato nella Vision 2030, in molti settori chiave (oil&gas ma anche minerario, idrico e difesa) l’obiettivo è attrarre investimenti che consentano al Regno di produrre – almeno in parte – quello che fino ad oggi ha importato dall’estero.

Lo spazio per le aziende italiane disposte ad investire nel Regno è enorme. Di recente abbiamo preso parte all’inaugurazione a Dammam di una fabbrica di valvole di acciaio, nata come joint venture tra due aziende italiane leader del settore e una società saudita. Le Autorità saudite stanno spingendo molto per questo genere di sinergie e le aziende italiane disposte a collaborazioni di questo tipo sono certamente benvenute.

Come procede l’interscambio commerciale fra Roma e Riad e quali sono i prodotti italiani maggiormente apprezzati dalla popolazione locale?

L’interscambio commerciale ha sperimentato una crescita costante, fino a raggiungere il record di 11,4 miliardi di euro nel 2012. Da allora, vi è stata una diminuzione graduale nel totale dell’interscambio, causata in primo luogo dal rallentamento economico nel nostro Paese ed, in secondo luogo, dal crollo del prezzo del petrolio e dalla crisi dell’economia saudita. Nel 2016 il totale dell’interscambio è stato pari a 6,7 miliardi di euro.

L’aspetto positivo è rappresentato dal fatto che la diminuzione del prezzo del greggio (che rappresenta la voce principale delle nostre importazioni dall’Arabia Saudita) ha fatto si che il saldo commerciale per il nostro Paese sia passato da -1 miliardo di euro nel 2013 a +1,6 miliardi nel 2016. La voce principale delle esportazioni italiane verso l’Arabia Saudita è rappresentata dai macchinari. Seguono i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio; motori, generatori e trasformatori elettrici; articoli di abbigliamento.

Quali sono le caratteristiche dei consumatori sauditi? Ci sono degli elementi in particolare che influenzano le loro decisioni di acquisto?

I consumatori sauditi non sono diversi da quelli italiani ed europei. Apprezzano i prodotti di qualità, affidabili e di buon gusto. Sono molto attenti alle mode ed al marketing, dal momento che il 65% della popolazione è composta da under 30, con una fortissima penetrazione di internet e dei social media. In generale, fin dal mio arrivo qui, ho potuto constatare che i consumatori sauditi nutrono un apprezzamento sincero e diffuso per tutto ciò che è italiano. I ristoranti italiani sono in costante aumento nelle principali città del Regno ed i brand italiani dominano in tutto il settore del lusso (dall’abbigliamento, al design, passando per accessori e macchine).

Qualora si volesse realizzare una partnership con un soggetto locale, quali regole della cosiddetta “Business Etiquette” sarebbe opportuno tenere presenti?

Non ci sono regole particolari o consuetudini diverse da quelle vigenti in Europa nel modo di fare business. Quello che, personalmente, ritengo indispensabile è il rispetto della cultura locale, che è una cultura tradizionale di stampo beduino, con un forte attaccamento al Paese, alla tribù di riferimento ed alla famiglia. Quando un saudita si reca in Europa per affari veste alla maniera occidentale, anziché con il tradizionale thobe (la tunica bianca che tutti gli uomini indossano nel Regno). Ovviamente ad uno straniero non è richiesto di vestire alla maniera saudita, ma ritengo sia indispensabile venire qui con spirito di adattamento, apertura mentale e rispetto per gli usi e le tradizioni locali.

In questa fase, in quali settori consiglierebbe di investire alle PMI italiane?

I settori che presentano maggiori opportunità di investimento sono quelli strategici - in cui alcune aziende italiane sono già presenti - come oil&gas, infrastrutture e difesa, ma anche settori il cui sviluppo è recentissimo. Un ottimo esempio è il turismo, settore quasi vergine che Riad punta invece ad espandere nei prossimi anni e in cui l’Italia può vantare una grande expertise. Oppure l’healthcare, altro settore caratterizzato da domanda in crescita ed offerta assolutamente carente. Le prime gare lanciate a inizio anno nel settore delle rinnovabili (eolico e solare per il momento) rappresentano una grande opportunità per le aziende italiane leader del settore, se si pensa che il Regno intende investire tra i 30 e i 50 miliardi di dollari entro i prossimi 15 anni per portare la capacità produttiva degli impianti dagli attuali 10 MW a 10 GW. Estremamente promettente è infine il settore minerario (l’Arabia Saudita è tra i principali produttori a livello mondiale di alluminio, bauxite, gesso e fosfati e punta ad espandere la produzione da 17 a quasi 25,9 miliardi di dollari entro il 2020).

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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