La situazione della prima economia africana rimane molto critica tanto che il Paese staziona in fondo alle classifiche mondiali relative alla crescita economica ed ai livelli occupazionali. In un contesto del genere esistono comunque opportunità per chi vuole fare business nello Stato africano?
La crisi della più importante economia africana (PIL 2016: ca 1100 miliardi di dollari) composta da quasi 190 milioni di individui non sembra conoscere tregua: basti pensare che oggi la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia della povertà è superiore al 70%.
In effetti nel 2016 la crisi di Lagos è stata suggellata da un brusco stop della crescita economica (-1,7%) che, anche per l’anno in corso, rimane ancora fortemente condizionata dall’andamento del prezzo del greggio dal momento che le entrate del settore petrolifero costituiscono la principale risorsa del Paese e finanziano oltre il 70% del bilancio statale.
Inoltre il Paese deve fare i conti con un altro grave problema che risponde al nome di Boko Haram. E’ stato calcolato che l’influenza dell’organizzazione terroristica jihadista (molto diffusa nel nord del Paese ed alleata dal 2015 con lo Stato Islamico) sta diventando sempre più devastante: solo nel 2016 essa ha infatti causato danni per circa 9 miliardi di dollari all’economia nazionale.
Non sorprende dunque che la Banca Mondiale posizioni la Nigeria al 169° posto su 190 Paesi fra gli Stati in cui è più conveniente fare business a livello globale e, sfortunatamente, sembra ormai evidente che fin quando non si riuscirà a contrastare questa minaccia in modo efficace Lagos non potrà avere davanti a sé un orizzonte di sviluppo concreto.
Dal canto suo il governo nigeriano sta faticosamente tentando di fronteggiare le azioni dell’organizzazione terroristica imponendo un rigido controllo dei trasporti via mare di vari beni ed arrivando persino a bombardare le imbarcazioni ed i mezzi di trasporto ritenuti sospetti.
Questo atteggiamento però sta rendendo complicato a tutti i cittadini l’approvvigionamento di cibo e beni di prima necessità favorendo il fiorire del commercio di contrabbando, un’altra attività su cui Boko Haram sta lucrando non poco.
La fermezza dello Stato nella repressione del commercio sospetto e delle attività lavorative si sta quindi dimostrando controproducente e contradditoria in quanto oltre a bloccare il rilancio dell’economia mette sullo stesso piano insorti e civili.
Il quadro economico, politico e sociale del Paese lasciano dunque più di una perplessità sulle effettive chance di ripresa del gigante africano sprofondato in una crisi dalla quale sembra molto complicato uscire.
I rapporti con l’Italia
Il Belpaese, ormai da qualche anno, è uno degli Stati occidentali impegnati in prima linea per favorire il rafforzamento delle relazioni con il “Continente Nero” e questa particolare ed inedita attenzione ha una componente strategica e commerciale.
A febbraio 2016 l’ex premier italiano Matteo Renzi si è recato in visita nel Paese, un evento che non si fatica a definire storico perché l’ex sindaco di Firenze è stato, in assoluto, il primo capo di governo italiano a recarsi in visita ufficiale in Nigeria.
La visita di Renzi è stata l’occasione per rinsaldare le relazioni bilaterali fra Roma e Lagos e per conoscere il Presidente nigeriano Muhammadu Buhari, eletto con il 54% dei suffragi alle elezioni di marzo 2015.
I numeri dell’interscambio commerciale fra i due Paesi sono tuttavia poco incoraggianti e dopo il picco registrato nel 2014 – in cui le vendite di prodotti italiani in Nigeria avevano sfiorato quota 1 miliardo di euro – il crollo dell’export ha portato questo valore fino a circa 720 milioni di euro nel 2016.
Anche per il 2017 le prospettive non sono rosee ed infatti SACE prevede un calo dell’export di Made in Italy nel Paese pari al 3,8% che dovrebbe però essere compensato da una crescita media, fra il 2018 ed il 2020, pari al 3,5%.
Fra i settori che finora hanno subito il maggiore ridimensionamento c’è la meccanica strumentale che, a causa della frenata nei grandi progetti pubblici e della scarsa disponibilità di valuta forte per banche ed imprese, ha attraversato un periodo di crisi.
Solo la ripresa economica potrà ridare slancio alla richiesta di produzioni italiane specialmente in comparti come ottica, sviluppo infrastrutturale, edilizia ed industria estrattiva.
Inoltre non bisogna dimenticare che, nonostante la qualità della vita media ed i salari siano molto bassi, lo Stato può contare su una numerosissima popolazione all’interno della quale emergono delle fasce di cittadini incredibilmente abbienti: è stato stimato infatti che in una città come Lagos sono circa 10.000 i milionari che possono permettersi tutte le migliori eccellenze del nostro “Made in Italy” in termini di beni di consumo (arredamento, agroalimentare, abbigliamento) e di lusso (automobili, design e moda).
Oggi la presenza italiana nel Paese si concentra principalmente nei settori tradizionali dell’economia nigeriana (idrocarburi, costruzioni, infrastrutture, servizi portuali e ingegneristica) ed è molto apprezzata dagli operatori e dalle istituzioni locali.
Quello che va infine sottolineato è che il Belpaese potrà svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo del colosso nigeriano solo se sarà in grado di trasformare il boom economico (contingente) - scoppiato in seguito all’incremento dei prezzi delle materie prime degli anni scorsi - in un progetto di crescita sostenibile che abbia una prospettiva di più ampio respiro, fornendo a Lagos il know-how e gli strumenti necessari per costruirsi un futuro migliore.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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