Italia e Brasile sono due Paesi fra cui esiste un legame storico derivante dal fatto che circa il 15% della popolazione brasiliana ha origini italiane. Di questo e molto altro abbiamo parlato con il Direttore dell’Agenzia-ICE di San Paolo, Erica Di Giovancarlo.
L’economia brasiliana ha recentemente attraversato una fase di crisi profonda: ritiene che il momento più critico sia ormai passato?
L’indebolimento dell’economia internazionale verificatosi a seguito della crisi finanziaria del 2008 ha influito pesantemente sulla domanda mondiale delle principali commodities, tra cui petrolio e ferro, la cui incidenza complessiva sull’export brasiliano è passata dal 27,8% nel 2011 al 14,82% nel 2016. Con la diminuzione delle entrate provenienti dalle esportazioni dei prodotti menzionati (e di altri come grano e mais), si è verificato il forte deprezzamento del real sul dollaro (circa 74%) con conseguente deciso incremento dell’inflazione. Sull’inflazione ha inciso fortemente anche l’aumento del costo di produzione dell’energia elettrica.
Contemporaneamente la crisi politica ha creato forti incertezze nel settore privato. Si è verificata quindi una frenata degli investimenti ed un’impennata del livello di disoccupazione. In tale contesto il PIL brasiliano ha fatto rilevare un calo per due anni consecutivi (-3,8% nel 2015 e -3,6% nel 2016).
Con il cambio di governo è iniziato un programma di “riconquista della credibilità” del Paese che sembra stia portando i primi risultati. In effetti l’inflazione è stata riportata al 4,5% (si stima che a fine 2017 l’IPCA sarà del 4,1%, mentre nel 2018 intorno al 4,5%), si sta lentamente recuperando fiducia nelle istituzioni (il Paese figura tra i primi dieci destinatari di IDE nel mondo con circa 50 mld di dollari americani nel 2016) ed il PIL del primo trimestre del 2017 ha fatto rilevare un incremento dell’1% rispetto all’ultimo trimestre dell’anno precedente. Tutto ciò sta ad indicare un’inversione di tendenza e quindi il probabile inizio della ripresa.
Quali sono le relazioni economiche e politiche fra Brasile e Italia?
I forti legami tra Brasile e Italia sono supportati dal grande flusso migratorio di italiani in Brasile (il cui picco si è avuto tra fine 1800 e inizio 1900) che ha creato una delle più importanti comunità di italiani/discendenti all’estero, stimata in circa 30 milioni di persone e pari ad oltre il 15% della popolazione brasiliana. Questa importante presenza ha influito sulla lingua, sull’architettura (è incalcolabile il numero di edifici pubblici e privati costruiti da architetti italiani), sulla legislazione (il diritto brasiliano è ispirato al diritto romano e l’attuale legge sul lavoro - in fase di rielaborazione - trova forte inspirazione nella Carta del Lavoro di Mussolini) ed anche sui rapporti economici (l’Italia è il 6° principale fornitore del Brasile e 9° principale mercato di destinazione). Nel 2016 l’interscambio commerciale tra i due Paesi è stato di circa 6,4 miliardi di dollari. Numerosa è la presenza di aziende italiane che si sono stabilite in Brasile, tra piccole, medie e grandi imprese in vari settori, dall’automobilistico all’agroalimentare, dalla moda all’aerospazio e difesa, dalla meccanica strumentale alla chimica fine.
Che percezione ha il consumatore brasiliano dei prodotti Made in Italy e quali sono quelli maggiormente richiesti dai consumatori locali?
Su una popolazione di oltre 200 milioni di abitanti è difficile, se non quasi impossibile, affermare che la percezione dei brasiliani nei confronti dei prodotti italiani sia uniforme. Quello che si può dire è che il mercato brasiliano è molto evoluto e che la fetta dei consumatori che possono acquistare un prodotto italiano, fatto in Brasile o importato dall’Italia, è composta da persone in grado di apprezzare l’alta qualità del Made in/by Italy. Il prodotto italiano inoltre è anche sinonimo di eleganza e prestigio, specialmente per quel che riguarda i beni di consumo. I principali prodotti importati dall’Italia sono: autovetture, macchine ed apparecchi, attrezzature elettriche ed elettroniche - che complessivamente rappresentano il 51,5% di quanto il Brasile importa dall’Italia. Tra i prodotti italiani fabbricati in Brasile va fatta una menzione speciale per il settore automobilistico (FIAT ha il secondo maggior numero di auto nuove immatricolate ogni anno) ed agroalimentare.
Quali sono i settori più dinamici dell’economia locale?
Il Brasile ha un sistema industriale molto diversificato, sostenuto anche da importanti gruppi industriali internazionali (430 delle 500 maggiori aziende del mondo elencate da Fortune sono presenti in Brasile) che fanno del Paese il primo produttore mondiale di cellulosa, il primo esportatore ed il secondo maggior produttore di etanolo, il primo esportatore di zucchero e di succo di arancia, il secondo produttore di ferro e di bauxite, l’ottavo produttore di acciaio, il nono maggior produttore di autovetture e veicoli industriali ed il settimo produttore di chimici. Embraer, terza compagnia mondiale di aerei commerciali, ha fabbricato oltre 5.000 veicoli dalla sua fondazione nel 1969 e Petrobras, una delle leader nel campo del petrolio e riferimento per quanto concerne l’esplorazione in acque profonde, ha una produzione giornaliera di 2,1 mln bbp.
Il Paese offre inoltre grandi opportunità di affari specialmente nel settore delle infrastrutture. Esiste infatti un programma di concessione di tratte autostradali, ferrovie, porti, aeroporti, impianti per la produzione e la distribuzione di energia: con il miglioramento delle infrastrutture caleranno i costi per la logistica e le aziende ne acquisteranno in produttività. Di rilevante importanza è la quarta rivoluzione industriale che interessa anche il Brasile e che ignora le crisi, accompagnando il Paese in un lento ma consistente programma di automazione a livello trasversale.
Solo per avere un ordine di grandezza delle opportunità esistenti in questo ambito basta ricordare che i Paesi più industrializzati del mondo hanno circa 300 robot ogni 10.000 lavoratori, mentre in Brasile la media è di 10 robot ogni 10.000 lavoratori. L’automazione a questo livello porterà sicuramente ad una riduzione dei posti di lavoro nel settore della produzione ma lo stesso personale potrà essere reindirizzato verso altre funzioni che porteranno ad un aumento del reddito pro capite. L’automazione è una condizione necessaria per migliorare la produttività e la qualità della produzione e, di conseguenza, aumentare la competitività anche e soprattutto a livello internazionale.
Le istituzioni brasiliane stanno mettendo in campo dei programmi specifici per incentivare gli investimenti esteri?
Il programma di attrazione degli investimenti esteri del governo consiste principalmente in una serie di azioni volte a stabilizzare l’economia brasiliana in modo da tenere l’inflazione sotto controllo, i tassi di interesse ad un basso livello favorendo l’accesso al credito. Economia stabile ed investimenti in crescita comportano una diminuzione della disoccupazione e, conseguentemente, l’ampliamento del mercato interno.
L’elevato livello dei dazi può essere considerato il più grave ostacolo per l’export italiano in Brasile o ritiene che ci siano altri aspetti critici da considerare per le nostre imprese?
Il Brasile è una delle economie più chiuse e protezioniste al mondo. Nel 2016 il rapporto tra commercio totale e PIL è stato pari al 17,9%, mentre nelle economie più evolute, come Stati Uniti o Giappone, lo stesso indice supera il 30%. Le barriere doganali sono senz’altro uno dei principali ostacoli all’ingresso nel Paese. Sono in corso accordi di collaborazione tra Mercosur e UE e anche con Messico, Canada e Cina, quest’ultimo principale Paese partner del Brasile.
Con la conclusione di questi accordi anche il Brasile avrà maggiori possibilità nell’esportazione dei propri prodotti e nuove aziende potranno entrare contribuendo anche all’aumento di competitività dell’industria nazionale.
Oltre alle barriere tariffarie è necessario alleggerire e snellire la pesante burocrazia brasiliana attraverso l’implementazione di riforme (alcune delle quali già avviate dall’attuale governo) tra cui quella della previdenza, quella del lavoro e quella tributaria. Meno burocrazia, maggior chiarezza delle regole, minor costo di produzione contribuiranno a rendere questo Paese ancora più interessante per l’investitore estero.
Che tipo di consumatori sono i brasiliani? Quali sono le caratteristiche che ricercano in un prodotto?
Il mercato brasiliano è ampio e diversificato e anche i consumatori riflettono questa varietà. Esistono consumatori più esigenti che cercano qualità, prestazioni di servizi di alta gamma e customisation ma esistono anche quelli che cercano costi contenuti. In questo mercato vince chi riesce a suddividerlo comprendendo le aspettative della domanda estremamente variegata.
Ci sono alcuni specifici consigli che si sente di dare agli imprenditori italiani che sviluppano business con imprese/soggetti locali?
Il Brasile è un mercato importante e con grandi potenzialità dove è necessario però investire in progetti di lungo termine. Questo è il momento propizio per intervenire poiché i costi (in particolare per le acquisizioni) sono ancora bassi ed il cambio è favorevole per gli investitori stranieri. Bisogna però essere preparati e non si può lasciare nulla all’improvvisazione, il Brasile non è un mercato per dilettanti. È necessario effettuare una approfondita ricerca sulle caratteristiche del consumatore a cui ci si vuole rivolgere, sulle barriere di accesso al mercato, sui canali di distribuzione, sulle normative.
Altro aspetto importante da considerare è la logistica, tenuto conto delle dimensioni continentali del paese. Gli uffici ITA – Italian Trade Agency offrono una serie di servizi di assistenza diversificati e personalizzati proprio per aiutare le aziende italiane nel loro percorso di internazionalizzazione. Grazie al personale specializzato in servizio presso gli Uffici all’estero siamo in grado di offrire risposte rapide ai quesiti più immediati ma anche servizi di consulenza più elaborati su misura per le varie esigenze (identificazione di partner e di opportunità di affari, assistenza nella costituzione di filiali locali, realizzazione di studi di fattibilità ecc.).
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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