L’Uganda è un Paese che, a partire dall’inizio degli anni ’90, è stato capace di compiere degli enormi passi in avanti da un punto di vista economico e che oggi si propone di diventare un Paese a medio reddito entro il 2040. In questo approfondimento evidenziamo le principali opportunità ed incentivi che il governo di Kampala offre alle imprese straniere.
L’Uganda, situata nell’Africa centro-orientale è un mercato da oltre 40 milioni di abitanti, che ha attraversato un ventennio di crescita eccezionale (1992-2011) caratterizzato da un tasso medio di espansione del PIL pari al 7%.
In questo periodo a modificarsi è stata la struttura stessa dell’economia nazionale grazie alla crescita significativa, in rapporto alla ricchezza complessiva prodotta, sia della componente industriale (passata dal 32 al 51%) sia quella dei servizi (dall’11 al 25%) a fronte di un consistente ridimensionamento del settore primario passato dal 57% al 23% del PIL.
Attenzione però perché l’agricoltura resta un settore che assorbe la stragrande maggioranza dei posti di lavoro del Paese ovvero circa il 65%. Oggi l’economia del Paese ha leggermente rallentato il suo ritmo (PIL 2016: +4,8%) ma nel prossimo biennio le previsioni di crescita rimangono interessanti e dovrebbero attestarsi intorno al 5,4%.
Ma la vera svolta per l’Uganda dovrebbe provenire dal programma di crescita Vision 2040 che si pone l’ambizioso obiettivo di trasformare il Paese in una realtà a medio reddito nell’arco dei prossimi trenta anni.
Certamente un obiettivo non semplice da raggiungere ma che potrebbe essere alla portata di Kampala qualora si riuscissero ad attrarre dall’estero ingenti investimenti in infrastrutture utili sia allo sfruttamento del petrolio (oleodotti e raffinerie) sia al miglioramento dei trasporti (in questo senso si parla di rinnovare il sistema ferroviario e di migliorare le condizioni del manto stradale).
Il Piano del Presidente Yoweri Museveni, da oltre 30 anni alla guida del Paese, prevede dunque la trasformazione dell’Uganda in un Paese prospero con un’economia manifatturiera, diversificata e che dovrebbe avere fra i suoi obiettivi primari un impetuoso sviluppo delle energie rinnovabili.
Chiaramente esistono dei rischi e questi riguardano principalmente corruzione, burocrazia e – più in generale – una cattiva gestione della cosa pubblica che hanno addirittura portato la Banca Mondiale a decidere di bloccare temporaneamente il flusso di finanziamenti per il miglioramento delle strade ugandesi (fondi che sono stati solo recentemente sbloccati dopo uno situazione di stand-by durata un anno e mezzo).
Inoltre anche la situazione di forte instabilità ed insicurezza del vicino Congo mina le certezze di un Paese che avrebbe certamente bisogno di serenità per tramutarsi definitivamente in una porta d’accesso privilegiata per accedere ai principali mercati dell’Africa orientale e centrale.
E’ proprio per questa ragione che il Paese africano è fortemente impegnato a favore di una stabilizzazione del Corno d’Africa che garantirebbe non solo una migliore performance economica ma anche una più efficace azione di contrasto all’islamismo jihadista.
Dove investire?
Fra i settori più dinamici dell’economia locale c’è certamente l’agroindustria, comparto che gode di condizioni assolutamente vantaggiose in ragione di un’ampia disponibilità di acqua, di un clima tropicale e di enormi distese di terreni coltivabili non ancora sfruttate (secondo la FAO sull’80% del territorio potenzialmente coltivabile solo il 35% è oggi utilizzato).
In particolare c’è forte richiesta di macchinari ed attrezzature industriali che possano fornire valore aggiunto a delle produzioni che, nella maggior parte dei casi, non riescono a valorizzare fino in fondo l’ottima qualità delle materie prime ugandesi.
Un altro settore che dovrà essere necessariamente sviluppato è quello dell’energia e delle fonti rinnovabili: basti pensare, che ad oggi, solo il 20% della popolazione ha accesso diretto all’elettricità (il 10% nelle zone rurali).
Le infrastrutture dei trasporti rappresentano un altro comparto cruciale per il futuro del Paese perché un miglioramento di quelle esistenti unito alla costruzione di nuove avrebbero l’effetto di incrementare la produttività rendendo più facile ed agevole il commercio internazionale.
Gli ultimi due settori su cui puntare senza esitazione sono edilizia e farmaceutica spinti, da un lato, dall’aumento demografico e dal fenomeno di urbanizzazione (si prevede una richiesta di circa 300mila nuovi alloggi residenziali ogni anno) e, dall’altro, dal progressivo incremento degli standard di vita dei cittadini ugandesi sempre più informati e ben disposti a curarsi.
In buona sostanza la “Perla d’Africa” si troverà con tutta probabilità ad affrontare alcune importanti trasformazioni negli anni a venire. Consolidare la partnership con l’Uganda può dunque costituire un’azione strategica per molte delle nostre imprese come ha affermato - in occasione del Business Forum Italia-Uganda svoltosi lo scorso giugno a Roma - Grace Akello, Ambasciatore ugandese in Italia, che ha esortato le imprese italiane ad investire nel Paese africano: “Ho visto quanto le PMI italiane abbiano aiutato la vostra economia a diventare grande e per questo mi piacerebbe che i vostri investitori esportino anche nel nostro Paese quel modello. Questo è un processo che deve avvenire senza fretta, ‘piano piano’, come dite voi italiani”.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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