L’economia dell’Ucraina è in sofferenza ed il Paese appare conteso fra Mosca e Bruxelles, entrambe interessate a farlo rientrare nella propria sfera di influenza. Nonostante la situazione sia ancora piuttosto confusionaria analizziamo insieme le principali opportunità di investimento che Kiev offre alle imprese italiane.
Negli ultimi anni l’Ucraina ha attraversato una profonda crisi economica e politica dalla quale tuttora fatica ad uscire, stretta tra la morsa russa che vorrebbe continuare ad esercitare la propria influenza sul Paese e le velleità europeiste ed atlantiste che hanno determinato fortissime tensioni militari proprio con la Russia sfociate nell’annessione forzosa della penisola di Crimea (dove ha sede la base navale russa di Sebastopoli).
A maggio del 2014 è stato eletto presidente Petro Poroshenko, “il re del cioccolato”, noto imprenditore e Ministro dell’amministrazione Yanukovich, l’ex presidente estromesso dal potere dopo la mancata firma dei trattati di adesione alla UE ed alla Nato.
I principali compiti che il nuovo presidente ucraino si è trovato ad affrontare sono l’attuazione di importanti riforme istituzionali, politiche ed economiche non più rinviabili a causa dello stato di fallimento in cui versa il Paese che riesce faticosamente a sopravvivere solo grazie agli aiuti internazionali ed ai finanziamenti dei Paesi che sostengono Kiev con l’obiettivo di arginare la destabilizzante ingerenza russa in un territorio al confine con l’Unione Europea.
A tal proposto lo scorso 4 luglio, il Parlamento europeo ha approvato le nuove preferenze commerciali unilaterali temporanee che integrano la zona di libero scambio istituita ai sensi dell’accordo di associazione.
Queste misure si pongono il duplice obiettivo di far fronte alla difficile situazione economica del Paese, ma anche di fare da stimolo all’attuazione di riforme economiche. La validità delle preferenze commerciali è di tre anni a decorrere dal prossimo settembre.
Le misure prevedono l’esenzione da dazi per quantità supplementari di alcuni prodotti agricoli quali il granoturco, l’orzo, l’avena, il grano, il pomodoro lavorato, il miele ed il succo d’uva nonché la rimozione totale dei dazi su materie prime industriali come il rame, l’alluminio i fertilizzanti ed i coloranti.
In cambio l’Ucraina dovrà impegnarsi al rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle libertà fondamentali e proseguire nella lotta alla corruzione.
Opportunità di investimento in Ucraina
Proprio quelli più sopra citati sono i settori in cui avrebbe maggiormente senso investire con un’attività di export verso l’Ucraina o l’avvio di attività in loco.
Agricoltura
Il potenziale agricolo ucraino è enorme e solo parzialmente sfruttato. Le problematiche principali che affliggono il settore riguardano perlopiù il basso livello di investimenti.
Costruzioni
L’Ucraina dispone di infrastrutture obsolete che necessitano di importanti interventi di ammodernamento.
Energia
Come in tutti i Paesi che ruotano nell’orbita russa, anche l’Ucraina ha posto il tema dell’efficienza energetica al centro della propria strategia di sviluppo finalizzata principalmente a smarcarsi dalla dipendenza del gas sovietico. Estrazione del gas ed energie rinnovabili sono i settori più interessanti.
Miniere e cave
L’Ucraina è ricca di pietre naturali (argilla, marmo e granito) utili per la produzione di piastrelle e ceramiche.
Allo scopo di attrarre investimenti dall’estero, il governo ucraino si è impegnato nello studio di una riforma fiscale richiesta peraltro a gran voce dalle istituzioni internazionali in cambio della concessione dei finanziamenti dei quali l’economia del Paese non può più fare a meno.
Rapporti con l’Italia
Secondo gli ultimi dati disponibili (risalenti al 2013), sono circa 300 le aziende italiane attive in Ucraina: tra questi vi sono uffici di rappresentanza, società di diritto ucraino con capitale 100% italiano e joint venture con aziende locali. Gli interessi italiani in Ucraina spaziano dal campo finanziario, alla trasformazione alimentare fino ai settori della ceramica, del legno, del tessile e delle calzature. L’Italia è il primo fornitore ucraino di macchinari per la realizzazione di piastrelle ed articoli di ceramica. Anche mobili e calzature italiane sono molto apprezzate in Ucraina, dove ogni anno si svolgono importanti esposizioni che vede la consistente partecipazione di aziende del Made in Italy.
Rischi
Il debito pubblico ucraino ammontava ad aprile 2016 ad oltre 74 miliardi di dollari, ma il pericolo maggiore è rappresentato dalla rapidissima crescita dovuta sia al finanziamento della spesa pubblica attraverso prestiti internazionali onerosi da sostenere sia alla svalutazione della grivnia.
Uno dei maggiori finanziatori di Kiev negli ultimi anni sono stati gli Stati Uniti che sotto la presidenza Obama hanno depositato nelle casse ucraine oltre 4 miliardi di dollari. Con Trump, però, i tempi sembrano essere cambiati tanto che Poroshenko nel suo ultimo viaggio in USA pare abbia chiesto al presidente americano la garanzia che i flussi di capitale continuino come negli anni precedenti.
Anche la situazione politico-militare sembra essere tornata piuttosto instabile.
Il cessate il fuoco nel Donbass (una regione dell’Ucraina che il governo vorrebbe riportare al suo controllo togliendolo ai russi) è fallito tanto che l’Unione Europea a fine giugno ha dovuto confermare per altri sei mesi le sanzioni nei confronti della Russia (proprio quelle sanzioni che negli ultimi anni hanno provocato non pochi danni all’economia italiana).
Sulla scena interna si assiste, invece, ad una dura battaglia tra governo ed opposizione, guidata dalla “pasionaria” Julija Timoshenko che ha chiesto formalmente l’impeachment del presidente, accusato di “frode e corruzione”. L’opinione pubblica, che dall’arrivo di Poroshenko sulla scena politica interna non ha visto migliorare le proprie condizioni di vita ed anzi ha subito forti peggioramenti tra cui anche l’innalzamento dell’età pensionabile, si è fortemente schierata a sostegno della campagna anti-presidenziale con il pericolo che la situazione peggiori ulteriormente il già precario equilibrio sociale.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesco Bromo, redazione@exportiamo.it
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