La Spagna è comunemente considerata come uno dei Paesi più simili al Belpaese soprattutto per il carattere latino dei suoi abitanti che non disdegnano vivere la loro quotidianità ad un ritmo meno frenetico di quanto accade nella cosiddetta Europa Continentale.
Gli spagnoli, in genere, amano godere dei piccoli piaceri della vita e del clima mediterraneo che, proprio come nel Belpaese, regala - su una vasta porzione di territorio nazionale e per buona parte dell’anno - un clima gradevole e mite.
Ma, purtroppo, uno degli annosi problemi di Madrid riguarda la sfera occupazionale, la cui situazione si è notevolmente deteriorata con l’avanzare della crisi economica iniziata nel 2008 e che ha portato il tasso di disoccupazione a livelli insostenibili (oltre il 26%).
Oggi però la situazione del Paese è in netto miglioramento: il tasso di disoccupazione è in calo anche se ancora elevato (18%) mentre il PIL ha ripreso a crescere in misura consistente.
In effetti nel 2016 la crescita del Pil spagnolo è stata pari al 3,1%, superiore a quella di economie come Germania, Francia e Italia, ma anche a quelle di Regno Unito e Usa.
Va detto, che il territorio spagnolo, diviso in 17 Comunità Autonome, presenta differenze notevoli dal punto di vista socio-economico e culturale. Non è un caso che in ogni autonomia si studi e si parli una lingua differente, considerata ufficiale al pari dello spagnolo.
La Catalogna, che da tempo rivendica la possibilità di effettuare un referendum per diventare stato indipendente (cosa che il Governo di Mariano Rajoy ha più volte dichiarato impossibile perché anticostituzionale), ha trend economici molto più positivi rispetto al resto del Paese.
Barcellona, in particolare, si è guadagnata un posto d’onore tra le smart city europee ed oltre ad essere riconosciuta come un polo turistico e congressuale d’eccellenza, si sta affermando come hub digitale all’avanguardia per moltissime startup tecnologiche.
“Vivere in Spagna per gli italiani non richiede un grande sforzo di adattamento” dice Patrizia La Daga, ideatrice e general manager del sito ItalianiOvunque.com, che da 18 anni vive a Barcellona. “La lingua è relativamente semplice da imparare, la cultura non troppo differente dalla nostra e, nonostante gli scandali e i conflitti politici che emergono periodicamente, il Paese funziona. Per questo, negli ultimi anni, nonostante la crisi, gli italiani non hanno smesso di trasferirsi nelle principali città e isole spagnole. In alcune zone di Barcellona oggi si sente parlare più italiano che catalano…”.
Lavorare in Spagna: cosa serve?
Tutti coloro che hanno intenzione di stabilirsi in Spagna devono innanzitutto svolgere una serie di pratiche di base per ottenere il rilascio di una serie di certificazioni. Fra queste ne sottolineiamo tre di particolare importanza:
• L’empadronamiento, ovvero il documento che certifica il tempo di permanenza sul territorio spagnolo e che ne documenta la residenza. L’iscrizione al Padrón - il registro amministrativo dove figurano tutti gli abitanti di un municipio - attesta la residenza nel municipio in cui viene effettuata la registrazione. Per poter richiedere l’empadronamiento è necessario avere un domicilio ma non necessariamente di proprietà o in affitto: può anche bastare la dichiarazione di un residente che conferma di ospitarvi. Questo documento è molto utile per godere di una serie di importanti diritti: assistenza sanitaria (medico di famiglia), iscrizione figli alla scuola pubblica, aiuti sociali, ecc. e va richiesto presso l’Oficina de Ayuntamiento del quartiere in cui si risiede;
• Il NIE (Número de Identificación de Extranjero), un documento essenziale perché permette di stipulare un contratto di lavoro, aprire un conto in banca, stipulare altre tipologie di contratti (es. contratto telefonico). Tuttavia i cittadini europei possono lavorare o aprire un conto in banca anche senza NIE perché alcune imprese ed alcuni istituti bancari si accontentano della carta d’identità o del passaporto. Molto più difficile è invece stipulare altre tipologie di contratti senza possedere questo documento;
• Numero della Seguridad Social, un documento indispensabile per lavorare, per i contributi pensionistici, per i concorsi pubblici e più in generale per garantire e tutelare il lavoratore sul territorio spagnolo. La richiesta può essere presa in carico dal datore di lavoro oppure si può richiedere autonomamente rivolgendosi alla Tesorería General de la Seguridad Social della propria zona di residenza.
Fare business in Spagna
La Spagna non è esattamente il luogo ideale dove fare impresa (anche se in alcuni aspetti burocratici è sicuramente più facile che in Italia) ma qualora si decidesse di aprire un’attività sul territorio spagnolo ci si troverebbe, in primo luogo, dinanzi ad una scelta fondamentale ovvero scegliere la forma giuridica più idonea per il tipo di business che si intende sviluppare.
Le tre forme più utilizzate in Spagna sono:
- Empresario individual o autónomo – forma prediletta da piccoli artigiani e liberi professionisti – ovvero un soggetto che lavora in proprio, può assumere dipendenti ed è pienamente responsabile di profitti e perdite;
Per l’apertura di una impresa individuale occorre:
• Avere il NIE;
• Fare una dichiarazione di inizio attività all’Agenzia Tributaria;
• Presentare la dichiarazione di inizio attività come autonomo alla Seguridad Social.
- Sociedad de Responsabilidad Limitada – forma prediletta dalle PMI – nella quale la responsabilità è appunto limitata solo al capitale societario e che necessita di un capitale iniziale di 3000 Euro;
- Sociedad Anónima – forma prediletta dalla grandi imprese – che necessita di un capitale iniziale di 60.000 euro (spesso è quotata in borsa).
Per l’apertura di questo tipo di società, le procedure da seguire non sono propriamente snelle ed occorre:
• Munire tutti i soci di un NIE;
• Richiedere al Registro Mercantile Centrale certificato di autorizzazione per la denominazione sociale;
• Costituire la società attraverso un atto notarile;
• Iscrivere la società nel Registro Mercantile dove si trova la sede legale;
• Presentare la dichiarazione di inizio attività all’ufficio imposte.
Infine chiudiamo il nostro approfondimento fornendo alcuni flash sul sistema fiscale spagnolo che possiede diverse agevolazioni per la classe imprenditoriale.
Sistema fiscale spagnolo
Per le imprese individuali e lavoratori autonomi le imposte sono calcolate in base ad aliquote progressive a scaglioni e sono pagate in acconto trimestralmente e il saldo con dichiarazione dei redditi annuale da presentare entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento. In caso di credito di imposta la procedura di rimborso è in genere snella e abbastanza rapida (3/4 mesi dalla presentazione della dichiarazione mediante accredito su conto corrente bancario).
Inoltre indipendentemente dalla generazione o meno di un reddito, l’imprenditore individuale deve versare un contributo previdenziale che attualmente è dei seguenti importi:
• Quota normale minima mensile – 267,03 €;
• Quota ridotta per minori di 30 anni, che non siano stati iscritti come autonomi nei 5 anni precedenti – primi sei mesi 50€, dal settimo mese al dodicesimo 133€ e per i successivi mesi fino al 18º, 183 €.
Infine per quel che riguarda le società è bene evidenziare che le imposte sugli utili sono calcolate applicando sugli utili dell’esercizio una aliquota normale del 25%. Per le imprese di nuova costituzione si applica invece una aliquota del 15% sui primi due esercizi in cui la base impositiva è positiva.
Fonte: a cura di Exportiamo in collaborazione con ItalianiOvunque.com, redazione@exportiamo.it
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